Ires Cgil: «Immigrati, valore per Terni»

Presentato un interessante rapporto che traccia il bilancio demografico – anche per l’Umbria – e sfata i peggiori luoghi comuni sull’argomento

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«Conoscere i dati reali per affrontare con serietà un tema cruciale come quello dei fenomeni migratori e del loro impatto sul territorio, senza lasciare spazio a strumentalizzazioni, allarmismi infondati e ‘fake news’». È questo l’obiettivo dello studio realizzato dall’Ires Cgil Umbria (a cura di Lorenzo Testa) e presentato a Terni dal segretario generale della Camera del Lavoro Attilio Romanelli insieme a Valentina Porfidi della segreteria provinciale e Mario Bravi, presidente dell’Ires Umbria.

LO STUDIO DI IRES CGIL

I numeri «Lo studio evidenzia in primo luogo come l’Umbria e la provincia di Terni abbiano vissuto negli ultimi anni (dal 2015) un calo demografico significativo. A livello provinciale, infatti, la popolazione residente è scesa dalle 231.525 unità del 2014 alle 228.218 del 2017. E che la ‘tenuta’ numerica è stata assicurata da una presenza di nuovi residenti pari a 22.291 unità»

I DATI ISTAT

«Nessuna invasione» In questo quadro preoccupante, aggravato dalla crisi economica che ancora attraversa l’Umbria – hanno osservato Bravi e Porfidi – l’immigrazione, ben lontana da quell’idea di invasione sbandierata da chi vuole strumentalizzare la realtà, è sostanzialmente stabile in provincia di Terni (addirittura in leggero calo rispetto al 2014) e rappresenta l’unico freno ad uno spopolamento ancora più forte e al progressivo invecchiamento della popolazione che nel nostro territorio è superiore alla media nazionale e regionale».

PARLA VALENTINA PORFIDI – IL VIDEO

Il ‘saldo naturale’ Tanto più, è stato fatto notare da Mario Bravi, «il saldo naturale della popolazione ternana è stato negativo (-1.446 unità), compensato solo dai 1.195 nuovi iscritti provenienti dall’estero e che i ‘cancellati per l’estero’ dalla provincia di Terni – le persone che hanno espatriato – erano 101 nel 2011, mentre sono saliti a 629 nel 2016». Un dato che, secondo la Cgil, deve far riflettere, «soprattutto perché ad andarsene sono nella grande maggioranza dei casi giovani scolarizzati e formati. Una perdita che il territorio in questa fase non può proprio permettersi».

Gli ‘ultimi’ In questo contesto, ha detto il segretario della Cgil di Terni, Attilio Romanelli, uno dei rischi cheti corrono è quello di scaricare sugli ‘ultimi’ tutto il peso della crisi, mente questi ultimi rappresentano un valore aggiunto dal quale, ormai, non si può prescindere, se si tiene conto che la città di Terni si mantiene sopra i 100 mila abitanti solo grazie ai circa 16 mila nuovi cittadini presenti. Ai quali l’integrazione deve essere garantita, con la precisazione che questa passa anche e soprattutto attraverso il rispetto delle leggi del nostro Paese. Leggi, peraltro, che dovrebbero essere fatte rispettare anche a chi, tra gli italiani, torna con veemenza ad inneggiare al fascismo».

Le paure Anche perché «cavalcare le paure, come fanno coloro che parlano di invasione (a Terni i rifugiati sono circa 900, o che continuano ad accusarli di ricevere 30 euro al giorno, mentre ormai è ben noto che quella somma serve al loro mantenimento, mentre a loro vanno pochi spiccioli), è pericoloso e rischia di rendere questo territorio ancora meno attrattivo di quanto non lo sia già a causa della pesante crisi economica che stiamo attraversando».

 

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