Ires Cgil Umbria: «Cala il lavoro femminile»

Il presidente Mario Bravi: «Dal 2008 al 2015 diminuito dell’1,1% e Terni ha fatto peggio di Perugia». Costituito il comitato scientifico

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Mario Bravi

Mario Bravi

di Mario Bravi
Presidente dell’Ires Cgil dell’Umbria

L’IRES CGIL dell’Umbria, costituito da pochi mesi, ha il compito di sviluppare la ricerca economica, sociale e storica dei nostri territori. Ho proposto la costituzione del comitato scientifico che sarà così formato: Claudio Carnieri (già presidente della Regione dell’Umbria e dell’AUR), Renato Covino (docente di Storia Economica all’Università degli
Studi di Perugia), Stefano Giubboni (docente di Diritto del lavoro all’Università degli Studi di Perugia), Mauro Volpi (docente di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Perugia), Antonella Stirati (docente di Economia Politica all’Università degli Studi “Roma Tre”).

Inoltre si è costituito il comitato operativo dell’IRES CGIL dell’Umbria formato da: Lorenzo Testa, ricercatore presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma Tre e Aldo Darena, già segretario della Camera del lavoro di Perugia. Alla riunione erano presenti Andrea Farinelli e Barbara Mischianti della Segreteria regionale della CGIL e Fulvio Fammoni, Presidente nazionale della Fondazione Di Vittorio.

Lorenzo Testa ha presentato la ricerca sulle problematicità della condizione femminile nel mercato del lavoro della
nostra regione. Nello studio, si parte dal dato che in Umbria le lavoratrici occupate nel 2015 sono 158.274 e sono diminuite dell’1,1% dal 2008. Al contrario in Italia, nello stesso periodo, si è osservata una variazione sostanzialmente di pari entità ma di segno opposto, +1,2%.

LO STUDIO SULL’OCCUPAZIONE FEMMINILE

Dunque l’Umbria contrariamente all’Italia, non è ancora riuscita a tornare ai livelli di occupazione femminile precedenti la crisi. La flessione Umbra dipende principalmente dalla provincia di Terni dove dal 2008 l’occupazione femminile è diminuita del 5,5% a fronte di un leggero aumento, dello 0,4%, nella provincia di Perugia.

Si giunge alle seguenti conclusioni. Nonostante la crisi abbia colpito maggiormente il genere maschile, nel 2015 siamo ancora costretti a registrare delle forti disparità di genere, sia in Umbria che in Italia. Queste, ad eccezione del gender gap relativo al tasso di disoccupazione, sono risultate meno accentuate nella regione analizzata.

C’è tuttavia un altro dato, altrettanto evidente ma questa volta sfavorevole all’Umbria, e riguarda l’evoluzione delle differenze di genere e dell’occupazione femminile. Nella totalità dei casi la dinamica degli indici nazionali è migliore di quella umbra e questo si deve molto spesso alla sostanziale stabilità o peggioramento degli indici dell’Umbria.

Dunque, rispetto all’Italia, la regione analizzata partiva nel 2008 da una condizione ancor più favorevole, di quella che si registra nel 2015. Questa evoluzione sarebbe ammissibile solo nel caso le disparità di genere in Umbria si fossero appianate.

Poiché invece, si è dimostrato che le differenze tra i sessi, relativamente al mercato del lavoro, sono ancora piuttosto marcate anche in Umbria, sembra necessaria una repentina inversione di tendenza. A livello provinciale la situazione ternana è senza dubbio più critica di quella perugina e questo rende necessaria una particolare attenzione nei confronti di questo territorio.

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