Ispra: «Cinque quintali di rifiuti ogni umbro»

Tanti dati che, se ben interpretati, dicono molto sullo stato di salute del sistema di gestione dei rifiuti in Umbria. Le differenze fra Perugia e Terni

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Una fotografia della situazione rifiuti in Italia, con dati strutturati regione per regione, provincia per provincia, navigabili dal sito internet e scaricabili in Pdf, sul produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e imballaggi, compreso l’import/export. È il rapporto Rifiuti Urbani di Ispra – giunto alla diciannovesima edizione – frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del centro nazionale per il ciclo dei rifiuti.

IL RAPPORTO ISPRA (ANCHE NELLA SEZIONE ‘DOCUMENTI)

Perugia e Terni

Lo stato di salute Il rapporto permette di estrapolare i dati per l’Umbria e analizzare lo stato di salute del sistema, anche alla luce delle recenti inchieste e polemiche che hanno coinvolto proprio il settore della gestione rifiuti solidi urbani, tra i più sensibili e delicati anche in relazione a possibili illeciti. Fornisce dati, aggiornati all’anno 2016, , a livello nazionale, regionale e provinciale. Riporta, inoltre, le informazioni sul monitoraggio dell’ISPRA sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario. Infine, presenta una ricognizione dello stato di attuazione della pianificazione territoriale aggiornata all’anno 2017. Se correttamente analizzato, quindi, il rapporto può fornire un utile supporto alle istituzioni nazionali e locali: per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.

Produzione costante (ma in calo) Andiamo con ordine. Leggendo il rapporto apprendiamo ad esempio che la produzione totale di rifiuti è rimasta pressoché costante negli ultimi anni, con una leggera diminuzione fra le 488mila tonnellate del 2012 e le 470mila del 2016. In questo quinquennio, il punto più basso è stato nel 2015 con meno di 463mila tonnellate. Una oscillazione che non è figlia delle variazioni nel numero di residenti, visto che anche i dati sulla produzione procapite seguono questo andamento: dai 552 chilogrammi annui a persona del 2012 ai 529 del 2016, secondo un trend costante, che risente evidentemente della crisi economica oltre che – ma solo in parte – di una diversa sensibilità sul tema da parte dei cittadini. L’Umbria resta infatti fra le 7 regioni in cui c’è una produzione procapite di rifiuti superiore alla media nazionale, che è di 497 chilogrammi.

Raccolta differenziata Notizie positive invece sul fronte raccolta differenziata: l’Umbria è nella metà ‘buona’ dell’Italia, quella delle regioni che differenziano oltre la metà dei rifiuti prodotti. Siamo oltre il 55%. Meno di quanto si potrebbe e dovrebbe (gli obiettivi sanciti per legge sono assai superiori), ma comunque meglio di altre realtà dove i cittadini sono meno sensibili e le istituzioni magari meno attente al problema. Da questo punto di vista la crescita è costante nell’ultimo quinquennio: dal 42% del 2012 al 57.6 del 2016, con Terni locomotiva del settore, grazie a un boom nell’ultimo biennio, che le ha permesso di attestarsi sui livelli del capoluogo.

Compostaggio

Compost La parte più importante (e più pesante) del rifiuto urbano è senza dubbio quella umida (in particolare scarti alimentari e vegetali) che, se opportunamente trattata, diventa compost di prima e seconda categoria, ottimo fertilizzante e riempitivo per cave. In Umbria ci sono 4 impianti di compostaggio, che nel 2016 hanno trattato 131mila tonnellate di materiale: 55mila circa di frazione umida, 36mila circa di verde, 31mila di fanghi e 13mila di materiale vario. Interessante la gestione negli impianti: «In Umbria – si legge nel rapporto – il minor quantitativo di rifiuti trattati in alcuni impianti e l’adozione del ciclo di trattamento integrato (anaerobico/aerobico) di un impianto nella provincia di Terni determinano una riduzione delle quantità complessive e della quota della frazione organica, pari, rispettivamente, al 6,8% ed al 10,3%».

Aerobico/Anaerobico In costante crescita appare il settore del trattamento integrato anaerobico/aerobico, grazie anche alle incentivazioni governative per gli impianti alimentati da biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili. Tali impianti sono costituiti da linee di trattamento integrate e sequenziali, che consentono, con il trattamento anaerobico, di recuperare energia rinnovabile sotto forma di biogas o biometano. Una modalità di gestione che ha preso piede anche in Umbria, punto di riferimento per il centro italia: l’impianto di compostaggio di Orvieto si è dotato della tecnologia di trattamento integrato; inoltre, nella provincia di Perugia è stata autorizzata la costruzione di un nuovo impianto ed un altro, nel comune di Foligno, è in corso di riconversione. Tenendo conto di ciò, la quantità autorizzata è di 120mila tonnellate. Assente invece la digestione esclusivamente anaerobica (cioè senza ossigeno).

Il trattamento Nei cinque impianti umbri che trattano i rifiuti urbani in modo meccanico-biologico arrivano oltre 250mila tonnellate ma gli impianti potrebbero gestirne quasi il triplo (650mila). Si registra un aumento di oltre il 13% dei rifiuti differenziati e una diminuzione di circa il 10% della parte non differenziata. Nella regione non ci sono termovalorizzatori o inceneritori. Nel complesso, il dato più incoraggiante è che solo una piccolissima parte del rifiuto prodotto in Umbria arriva in discarica ‘tal quale’ cioè senza ricevere alcun trattamento. Parliamo di appena il 2%. Anche se i dati non dicono tutti: il punto è la qualità del trattamento e la capacità di innescare un’economia circolare. In tal senso c’è ancora un po’ di strada da fare. E non solo in Umbria.

I costi

L’export di rifiuti Il rifiuto è l’unica merce che quando viene esportata costituisce un costo per chi la cede anziché per chi la riceve. Nonostante produca reddito per chi la tratta, cederla fuori regione o fuori nazione rappresenta ancora un costo: l’Italia da questo punto di vista sconta un ritardo strutturale che i provvedimenti di legge (il decreto Ronchi è del 1997) non hanno affatto contribuito a colmare. Alle 433mila tonnellate di rifiuto esportato al di fuori dai confini nazionali, l’Umbria contribuisce con 3434 tonnellate di materiale non pericoloso. Il che è apparentemente un controsenso se si pensa che gli impianti umbri sono sottoutilizzati e che contemporaneamente l’Umbria importa 180 tonnellate di rifiuto. Questioni di caratteristiche tecniche degli impianti e del rifiuto. Una migliore e più puntuale raccolta differenziata e una gestione razionale del ciclo chiuso eliminerebbero a monte queste apparenti discrasie. 

Veniamo alle tasche Quanto costa la gestione dei rifiuti? Spazzamento e lavaggio € 44,15 all’anno, raccolta trasporto € 19,62; trattamento e smaltimento € 39,49; gestione dell’indifferenziato 115,58 (fra i più alti in Italia); raccolta differenziata € 30,31 (sotto la media), trattamento e riciclo € 7,42; gestione differenziata €37,73. Mettendo tutto nel calderone, un chilo di rifiuto prodotto costa al contribuente umbro poco meno di 35 centesimi. Cifre che prese così dicono poco o nulla. Ma quel poco è comunque importante: più si differenzia e più si fa del bene, alla propria terra, alle proprie tasche e all’ambiente.

Gli impianti di compostaggio Castiglione del Lago ha lavorato 11863 tonnellate di materiale compostabile (a fronte di una potenzialità di 22mila), soprattutto scarti del verde, fanghi e altri materiali del comparto industriale utilizzati per l’imballaggio alimentare. Foligno 20838 (capienza 55mila), quasi prevalentemente frazione umida. Nei due impianti di Perugia sono arrivate oltre 100mila tonnellate, equamente divisa fra umido, verde e fanghi. A Narni e Orvieto ci sono impianti di trattamento integrato. A Narni sono stati trattate 34mila tonnellate (quasi 28mila di umido e circa 6500 di verde). Ad Orvieto meno di 30mila tonnellate, ma ne potrebbero essere accolte 80mila. Risultato di questo trattamento è la produzione di biogas e di ammendante compostato misto (rispettivamente 2543 e 1339 tonnellate).

Le tipologie

Il trattamento meccanico Con le sue 267mila tonnellate autorizzate, il territorio di Orvieto è potenzialmente il nucleo del conferimento di rifiuti indifferenziati in Umbria anche se alla fine, per i motivi che conosciamo, ne accoglie solo 26mila. In testa a questa speciale classifica c’è Perugia, con oltre 100mila tonnellate (frazione secca, frazione umida e metalli ferrosi), poi Magione con 47mila, Foligno con 43mila, Terni con 34mila e, appunto, Orvieto.

Le discariche Tutto il materiale non recuperato finisce in discarica. A Orvieto (dove ci sono 3milioni di metri cubi autorizzati), Magione (1,5mln di metri cubi), Spoleto (934mila metri cubi e una capacità residua di appena 41mila), infine Gubbio (con 500mila metri cubi e 20mila residui prima dela saturazione).

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