Keynesiani e liberisti, a Terni ne abbiamo?

Dopo il dibattito che ha seguito un suo ‘corsivo’, Walter Patalocco torna a ragionare sull’opposizione

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Dopo che il suo ‘corsivo’ di mercoledì scorso, nel quale ha affrontato il tema della politica e del modo di interpretarla da parte delle forze di opposizione a Terni, ha suscitato una serie di prese di posizione – quelle di Marco Celestino Cecconi (FdI-An), di Luca Proietti Scorsoni, di Francesco Maria Ferranti di Forza Italia e di Giovanni Ceccotti (Progetto Terni) – Walter Patalocco torna sull’argomento.

di Walter Patalocco

Dicono che ormai la distinzione vera sia, più che tra destra e sinistra, tra keynesiani e liberisti “puri”, vale a dire tra chi sostiene l’ipotesi di un mercato che si autoregola (come vorrebbero i secondi) o che invece sia soggetto a qualche correzione da parte della collettività, dei governi – per intendersi – al fine di evitare certe storture, o per assicurare alla collettività alcuni servizi: la sanità, l’assistenza, la pubblica istruzione, ad esempio, non possono essere asserviti alla legge del profitto. Ragionando magari alla grossolana, ciò si ricava da alcuni dei concetti espressi da John Maynard Keynes che, come noto, era pur sempre un liberale.

E’ consentito che qualcuno la pensi come Keynes? La risposta appare ovvia: sì. Come è consentito a chiunque di pensare che se certi andazzi della politica sono da condannare, da rifiutare ed in alcuni casi da schifare, non è fuggendo dalla politica che si risolve qualcosa, ma magari – ognuno per quel che può – fare il suo per cambiare, fosse anche una piccola, infinitesina virgola.

Nel momento in cui tutti fuggono qualcuno può anche decidere di metterci la faccia senza per questo dover indossare casacche a vita, magari anche allo scopo di togliersi la curiosità di vedere un po’ da dentro – dopo averlo visto per tanto tempo da fuori – come funziona la faccenda nella convinzione che non tutto sia marcio.

Un approccio da cui consegue che esistono parti con diverse vedute, ma non parti avverse o, addirittura, nemici. Persone, gruppi… gente, insomma, con cui va ricercato il confronto che aiuta a crescere tutti quanti. Una cosa è la politica, altro sono coloro che dalla politica pensano di trarre il sostentamento personale o esagerando, arrivano persino a volersi arricchire con la politica senza curarsi di certi limiti imposti dall’etica, dal rispetto degli altri e persino del buon gusto. Per sconfiggere certe posizioni non basta scansarsi da una parte e mettersi ad inveire scagliando la prima pietra.

In quanto all’opposizione che non c’è, va valutato innanzitutto un fatto: appare abbastanza evidente che se la maggioranza che governa Terni ha un obiettivo generale, un progetto non chiaro e definito, non è che l’opposizione stia messa meglio: keynesiana, liberista o – per riannodarsi a vecchi schemi – marxista o fascista che sia.

Se si votasse domani, tanto per rimanere sul semplicistico, chi sarebbe il candidato sindaco di Terni per l’opposizione? Quale opportunità di scelta ha il cittadino che aspira ad un cambniamento?

E’ troppo chiedere che a Terni ci sia un confronto, un dibattito serio sulle cose, su proposte concrete e senza sfidare i decibel? O davvero è pensabile che basti un progettino, tra l’altro già naufragato anni fa nonostante fosse sostenuto dalle associazioni dello sport motoristico? Tutto fa, diceva quello… Un autodromo, la valorizzazione della tradizione motoristica di Terni, restano per chi di motori è appassionato da una vita, una gran bella e grande cosa. Ma è comunque un po’ pochino per proporsi come alternativa di governo.

In quanto all’esperienza di Gian Franco Ciaurro va considerato che quella fu un’occasione sprecata. Ciaurro rappresentava il liberalismo colto ed intelligente. E al di là di certi limiti imposti dalla schermaglia di parte, anche corretto. Forse per questo non da tutti è stato capito: prima di tutto da alcuni tra coloro che, a lume di naso, avrebbero dovuto sentirsi più vicini al suo progetto politico e da quel progetto imparare qualcosa.

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