Politica, «tetraedro pluricentrista»

Non più un ‘quadro’ ma una forma viziata dall’influenza dei social e dall’esigenza di somigliare il più possibile alla ‘gente’

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di Agostino Claudiani

Ci è stato insegnato che la politica in Italia è sempre stata divisa, a seconda degli ideali, della visione del sistema e un tot di altri aspetti che li hanno caratterizzati, in partiti di destra, di centro o di sinistra.

Ad un certo punto della storia, nasce il Movimento 5 stelle e decide di dichiararsi distante dalle logiche partitiche di destra e di sinistra, quasi come se all’interno della propria fazione l’elaborazione fosse arrivata ad uno stadio successivo. In un certo senso, la loro elaborazione è stata veramente lungimirante su quella che poi si sta verificando essere la fine dei partiti da vecchio nuovo assetto quali Pd e Forza Italia.

Lungi da me avvicinarmi a quelle che sono le istanze portate avanti dai 5 stelle, in quanto non ho mai partecipato ad assemblee da loro organizzate e molto spesso dissento dalle loro decisioni e dichiarazioni pubbliche. Tuttavia trovo che sia stato un messaggio previdente, benché incompleto, quello che gli esponenti hanno sempre tenuto a rivendicare, anche negli ultimi giorni nelle varie ospitate televisive (un tempo bandite a questi), che la loro visione della politica dei nostri anni è distaccata dai vecchi concetti di destra e sinistra, riguardo ai quali Gaber si chiedeva se fossero utili, in quanto nel nostro paese hanno sempre prodotto, soprattutto nel secolo scorso, scontri faziosi divisivi e inutili (oltre che l’Italia dei nostri giorni, con i suoi aspetti positivi e negativi).

Di conseguenza il Movimento 5 stelle si conferma, o vorrebbe confermarsi sul piano politico come ‘il nuovo centro’, distante dalle élite di destra o sinistra liberale, non troppo dall’eversività dell’estrema destra (intesa come Lega) e dal propagandismo retorico democristiano. Li abbiamo visti indulgenti con questi ultimi due rispettivamente al momento della firma dei decreti ‘Sicurezza’ e quando, al momento della creazione di questo nuovo governo, hanno dovuto passare il bianchetto su tutti gli insulti lanciati al Pd.

Essendo guidato da questa linea politica, tale movimento politico si è aperto alla visibilità degli elettori. Quello che probabilmente non avevano previsto era che questa visibilità potesse arrivare all’attenzione delle classi dirigenti di tutti gli altri partiti tanto da scatenarne delle reazioni imitative, inizialmente nella Lega, la quale sin da subito è riuscita a diffondere le proprie proposte e proteste online.

Ora che tutti sono sul web, ogni politico ci sembra uguale a quel nostro cugino che vediamo di rado e di cui ricordiamo l’esistenza solo guardando le foto da lui postate che ogni tanto ci compaiono sulla bacheca Facebook. Quindi, se quel personaggio del panorama politico è così simile a me, il partito che rappresenta non può essermi lontano.

In questo modo ogni politico può far sembrare che sia vicino alla persona che lo segue sul social network, moltiplicando esponenzialmente le possibilità di apparire pubblicamente e di dare un messaggio mistificato di quelle che veramente sono le sue idee e il progetto della propria fazione. Oppure lo si può dare veritiero ma non in modo chiaro e districato (tanto non entra neanche uno dei progetti politici di un partito in un tweet o in una dichiarazione in diretta Instagram).

Di conseguenza, in Italia al momento non possiamo parlare, noi elettori, di un ‘quadro’ politico, ma bensì di una realtà politica tetradimensionale la cui forma è viziata dall’esistenza dei social, nella quale ogni partito o movimento si sente il centro legittimo e unico profeta del vero funzionamento della democrazia. Una moltitudine di centri, impegnati nella ‘caccia’ alla tematica più vicina alla fascia più ampia possibile degli elettori, in cui qualche centro ha delle idee eversive rispetto all’entità sovranazionale, quale è l’Europa, anche se non saprebbe mai, o almeno non lo spiega, come portarle a compimento in modo proficuo, eliminando veramente ingiustizia e povertà (che, a scanso di fake news, non è mai stata abolita).

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