Lavoro in Umbria, bagno di sangue

Nel 2016 il crollo delle assunzioni a tempo indeterminato è stato del 46,1%, mentre il totale delle assunzioni è calato del 8,5%

Condividi questo articolo su

Un bagno di sangue, stando almeno al rapporto stilato dall’Inps, che prende in esame i nuovi rapporti di lavoro che sono stati attivati nel 2016 e che, essendo realizzato dall’istituto che sui quei rapporti di lavoro gestisce i contributi, non si presta ad interpretazioni particolari. E rappresenta, per l’Umbria, una situazione preoccupante.

IL RAPPORTO DELL’INPS

I dati Inps

Crollo verticale Perché nel corso del 2016 – dice l’Inps -nella nostra regione  le assunzioni a tempo indeterminato sono state 40.495, con una diminuzione del 46,1% rispetto all’anno precedente, quando erano state 23.903. Con questi numeri l’Umbria conquista la poco invidiabile prima posizione nella classifica delle regioni che hanno fatto peggio: male quasi, ma solo quasi, come l’Umbria hanno fatto solo le Marche, dove le assunzioni a tempo indeterminato sono diminuite del 43,8%. Il dato umbro, peraltro, è molto più alto della media nazionale, dove il calo delle assunzioni a tempo indeterminato è stato del 37,6%.

Complessivamente male Ma le cose non sono andate bene – anche se il dato è meno drammatico, pur restando peggiore della madia nazionale – anche nel numero totale (tempo indeterminato, a termine, apprendistato e stagionali) di nuovi rapporti di lavoro instaurati nel 2016, che si sono fermati a 65.362, con una diminuzione dell’8,5% rispetto ai 71.400 del 2015. In questo caso sono sette le regioni italiane che hanno fatto peggio. In Italia il dato è sempre negativo, ma del 7,4%.

«Fallimento Jobs Act» Mario Bravi, presidente Ires Cgil Umbria, commenta i dati affermando che «nonostante alcuni timidi segnali di ripresa della nostra regione sul versante dell’export, sul lato centrale del lavoro i dati continuano ad essere pesantemente negativi; siamo all’ennesima dimostrazione del fallimento del Jobs Act e delle politiche di precarizzazione del lavoro in Umbria. Di fronte al perdurare di questa situazione appare ormai riduttivo parlare solo di crisi: siamo piuttosto – conclude Bravi – di fronte ad una vera e propria stagnazione sul versante del lavoro che richiede politiche economiche alternative».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli