Lavoro in Umbria, cresce quello precario

I dati Inps: crescita complessiva del 27% di assunzioni, ma calo del 6,2% di quelle a tempo indeterminato. Bravi (Ires Cgil): «Lavoro più povero e senza tutele»

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Sono cinque le regioni italiane che, nei primi quattro mesi del 2017, hanno ‘creato’ più lavoro dell’Umbria rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A dirlo è l’Inps nel ‘Rapporto sul precariato’ pubblicato venerdì. Un risultato che sembra dare ragione a chi vede segnali di ripresa.

IL RAPPORTO INPS DI GIUGNO 2017 (ANCHE NELLA SEZIONE ‘DOCUMENTI’)

I dati Inps

Le assunzioni In Umbria le persone che sono state ‘collocate’ nel primo quadrimestre dell’anno, sono state 25.130 (con un incremento del 27,1% rispetto al 2016): Marche (+37%), Emilia Romagna (+30,6%), Friuli Venezia Giulia (+29,2%), Sardegna (+28,7%) e Puglia (28,5%).

I contratti Resta basso il numero di contratti a tempo indeterminato: 3.837 (erano stati 4.092 l’anno scorso, con un calo del 6,2%), mentre aumentano in modo notevole quelli a termine: 18.531 contro i 13.111 del 2016. Cresciute le assunzioni in apprendistato (1.748 contro 1.243), mentre sono diminuite quelle stagionali (1.014 contro 1.142). 

In Italia Secondo l’Inps «complessivamente le assunzioni, sempre riferite ai soli datori di lavoro privati, nei mesi di gennaio-aprile 2017 sono risultate 2.129.000, in aumento del 17,5% rispetto a gennaio-aprile 2016. Il maggior contributo è dato dalle assunzioni a tempo determinato (+30,6%) mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-4,5%). In particolare sono cresciute le assunzioni a tempo determinato nei comparti del commercio, turismo e ristorazione (+47,5%) e delle attività immobiliari (+43,6%). Negli stessi settori si osserva inoltre una crescita anche delle assunzioni in apprendistato (+ 46,9% nelle attività immobiliari e + 35,8% nel commercio, turismo e ristorazione). Significativa pure la crescita dei contratti di somministrazione (+16,7%)».

I voucher Il forte aumento delle assunzioni a tempo determinato in contratti di lavoro intermittente o a somministrazione di manodopera intervenuto dalla seconda metà di marzo, spiega l’istituto di previdenza, «può essere messo in relazione alla chiusura della possibilità di acquistare voucher per remunerare i prestatori di lavoro occasionale. Questo ha portato ad una ulteriore riduzione dell’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni (26,6%) rispetto ai picchi raggiunti nel 2015 quando era in vigore l’esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato».

Le retribuzioni Quanto alla composizione dei nuovi rapporti di lavoro in base alla retribuzione mensile, «si registra, per le assunzioni a tempo indeterminato intervenute a gennaio-aprile 2017 – spiega l’Inps – una riduzione della quota di retribuzioni inferiori a 1.500 euro (33,6% contro 35,5% di gennaio-aprile 2016)».

L’Ires Cgil Mario Bravi, presidente di Ires Cgil Umbria, interviene sul tema: «Sempre più povero e senza tutele: sono queste le caratteristiche sempre più chiare che il lavoro ha assunto, anche in Umbria, dopo il jobs act. Lo ribadiscono ancora una volta i recenti dati dell’Osservatorio Inps sul precariato, relativi ai primi 4 mesi dell’anno (gennaio-aprile 2017). Non va dimenticato che nel conteggio complessivo delle attivazioni vengono considerati anche i tanti voucher ancora utilizzati, che si riferiscono a prestazioni estremamente sporadiche e frammentarie e che possono vedere (come ci dice il Ministero del Lavoro) una persona essere considerata e conteggiata più volte. Tant’è che la disoccupazione sostanzialmente non scende e i posti di lavoro reali diminuiscono, mentre la qualità del lavoro precipita sempre di più. Questi dati ci debbono far riflettere e dimostrano l’esigenza di contrastare tutte le forme di “lavoro povero” che stanno dilagando anche nella nostra regione. Serve invece un’altra politica economica, che ridia diritti e dignità al lavoro, come prevede la Carta Universale dei diritti delle Lavoratrici e dei Lavoratori promossa dalla CGIL».

 

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