Lavoro in Umbria: «Scende occupazione»

Mario Bravi dell’Ires Cgil e gli ultimi dati: «Sale il lavoro povero e precario in regione. Assunzioni a termini cresciute del 9,2%»

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«Sul versante del lavoro, che continua drammaticamente a mancare, basta evidenziare un dato. Nella nostra regione dall’inizio della crisi il tasso di disoccupazione è praticamente raddoppiato: infatti siamo passati dal 5,1% del 2006 al 10,5% del 2017 e nel primo trimestre 2018 abbiamo toccato quota 10,8%, con vari istituti di ricerca che prevedono un ulteriore aumento nel prossimo periodo». La riflessione è di Mario Bravi, presidente dell’Ires Cgil Umbria, e fa seguito agli ultimi numeri legati al mondo del lavoro.

Tempo indeterminato e disoccupazione Per quel che concerne le assunzioni, Bravi sottolinea – dati incrociati Istat, Inps e Centri per l’impiego – che «esaminando i primi tre mesi del 2018, abbiamo avuto nella nostra regione 43 mila 571 attivazioni delle quali solo il 15,1% a tempo indeterminato. Non solo. Le cessazioni a tempo indeterminato sono superiori alle attivazioni, il che significa che aumenta sempre di più il lavoro povero e precario. Negli ultimi 12 mesi, le assunzioni a termine sono cresciute del 9,2% e quelle ‘stabili’ sono scese del 5,2%. E non a caso, nel primo trimestre 2018 l’occupazione umbra cala di circa 5 mila unità facendo salire il tasso di disoccupazione al 10,8% (+o,4% rispetto al primo trimestre 2017)».

Mario Bravi

Licenziamenti Si passa poi all’analisi tra le due province: «E l’esigenza – prosegue Bravi – di tutele e di diritti per il mondo del lavoro è dimostrata dal fatto che i cosiddetti ‘licenziamenti per giusta causa’ sono aumentati del 45,2%. Differenze si riscontrano tra le province di Perugia e di Terni: infatti se nel periodo 2006-2017 la disoccupazione a livello regionale è raddoppiata. Prendendo in esame un periodo più ristretto, 2012-2016, si notano differenze tra le 2 province: nei 4 anni indicati in Umbria l’occupazione è diminuita del 1,2%, nella provincia di Perugia si è attesta a -1,0% , mentre nella provincia di Terni ha toccato il -1,8%. .Inoltre una recentissima ricerca di Eurostat (l’istituto ufficiale di ricerca Ue) conferma le valutazioni dell’Ires. La ricerca relativa a tutte le regioni europee parla di un aumento dell’occupazione nell’84% dei casi con un dato complessivo dell’aumento dell’occupazione in Europa del +1,2%. Nel confronto 2016-2015, l’Umbria risulta avere il dato più negativo nel nostro paese con una riduzione pari a -1,52%. Ed Eurostat ha preso in esame solo il dato quantitativo. Per quanto riguarda la qualità del lavoro, i dati che abbiamo indicato prima sono estremamente eloquenti».

Media salari Bravi evidenzia inoltre che «questa situazione non si contrasta con la precarietà e nemmeno con i bassi salari. Il recente rapporto annuale dell’Inps ci dice che, la media dei salari nel settore privato in Umbria è del 13% inferiore alla media nazionale. In questo quadro in cui (lo dicono i dati) non cresce l’occupazione (che anzi cala), la produttività è ferma, i salari sono sempre più bassi ed esplode il lavoro a termine. Allucinante che il governo abbia reintrodotto i voucher».

Previsioni Infine un accenno al rapporto Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno): « Il rapporto – conclude Bravi – presentato il 1° agosto, prevede per la nostra regione un Pil a -1,0%. Sarebbe, ove fosse confermato nelle stime definitive dell’Istat, il risultato peggiore tra tutte le regioni.
Infatti accanto all’Umbria solo le Marche con -0,2% e il Molise con -0,1% hanno un segno negativo, in un quadro di aumento del Pil nazionale pari a +1,5%».

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