‘Le Crete’ di Orvieto: «Stop terzo calanco»

Accertata la presenza di un’area boschiva, il Consiglio di Stato dà ragione al Comune e nega qualsiasi ampliamento. «Una sentenza storica»

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Potranno dormire sonni tranquilli, o almeno è questa la speranza, i tanti orvietani che da anni si battono, con polemiche, ricorsi, appelli e manifestazioni fin sotto a palazzo Cesaroni, contro l’ampliamento della discarica Le Crete.

Manifestazione sotto a palazzo Cesaroni

L’ipotesi di aprire un terzo calanco è infatti stata definitivamente scongiurata dalla sentenza emessa dalla quarta sezione del Consiglio di Stato che mette un punto finale su una vicenda che ha tenuto banco per anni nel dibattito politico locale e regionale. Accogliendo il ricorso presentato dal comune di Orvieto, il Consiglio di Stato ha stabilito che le procedure che portarono alla variante del piano regolatore, nell’area adiacente alla discarica individuata per l’ampliamento del terzo calanco, erano legittime.

La querelle A rivolgersi al Tar era stata la Sao, l’azienda che gestisce la discarica, che contestava la decisione del comune di Orvieto di modificare il piano regolatore vista la presenza di un’area boschiva nella zona adiacente l’impianto. L’azienda contestava anche la legittimità delle perizie che attestavano la presenza di un bosco e l’illegittimità di alcune procedure effettuate dal comune di Orvieto, al tempo guidato dal primo cittadino Toni Concina, per l’elaborazione e l’approvazione della variante al piano regolatore.

La discarica ‘Le Crete’

La perizia E’ stato poi lo stesso Consiglio di Stato, prima di decidere sulla controversia, a dare incarico all’università della Tuscia di Viterbo di effettuare una nuova perizia per verificare l’effettiva presenza di un bosco nell’area adiacente alla discarica. «In data 21 settembre 2016 – si legge nel dispositivo – è stata depositata la verificazione effettuata dal professor Gianluca Piovesan, ordinario di selvicoltura e assestamento forestale presso l’Università della Tuscia, nelle conclusioni della quale si legge che all’interno dell’unità immobiliare distinta in catasto al foglio 65, part. 16/p del Comune di Orvieto, di proprietà di S.A.O. s.p.a., è presente un bosco secondo la definizione contenuta nell’art. 5 l. reg. Umbria 19 novembre 2001 n. 28».

Il bosco Secondo la perizia dell’università, si accerta quindi la presenza di un bosco di oltre 3 mila metri quadrati di superficie «con un ecosistema tipicamente forestale, spontaneo, in grado di autoriprodursi indefinitamente». Alla luce della concreta verifica disposta,« la destinazione impressa dal Comune all’area, nell’esercizio del proprio potere di pianificazione […], risulta coerente con lo stato di fatto dell’area medesima, di modo che: appare fondato il primo motivo di appello, nella parte in cui con il medesimo si rileva la coerenza della scelta urbanistica e, dunque, l’errore in cui è incorsa la sentenza impugnata, laddove nega l’esistenza di un’area boscata».

Il sindaco Germani

Potere discrezionale Una sentenza attesa da tutta la comunità orvietana che da tempo si batte per scongiurare qualsiasi ipotesi di ampliamento che porterebbe la discarica, tra le poche con ancora volumetrie disponibili, a diventare la pattumiera dell’Umbria. Grande anche la soddisfazione del sindaco Germani che per l’occasione ha voluto organizzare una conferenza stampa specifica. «Il Consiglio di Stato ha confermato che al Comune spetta un ampio potere discrezionale in materia di pianificazione – ha detto – e che tra l’altro, non va considerato solo l’aspetto urbanistico ma anche quello che riguarda gli altri aspetti meritevoli di tutela, a cominciare dalla tutela ambientale, della salute pubblica e del paesaggio. Ora, dopo questo risultato raggiunto è il momento di fare un nuovo piano per i rifiuti regionali. L’Auri si sta occupando di tale progetto con l’affidamento a consulenti esterni di livello internazionale. Abbiamo superato diversi ostacoli, in modo particolare la diffidenza di molti, credo però che questo risultato importante per la città di Orvieto è innanzitutto il frutto di un lavoro costante e quotidiano»

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