Legge omofobia, valanga-emendamenti

Perugia, la legge torna a Palazzo Cesaroni per il voto definitivo. Giornata convulsa quella che sta caratterizzando il cammino in consiglio regionale

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di E.M. e A.V.

Una valanga: 40 emendamenti e 9 sub emendamenti alla ipotesi di legge contro l’omofobia. Alle 18,20 di martedì, quando la seduta del consiglio regionale è ripresa per cercare di arrivare al voto, tanti erano quelli presentati.

Il ‘taglio’ La presidente Porzi ha iniziato l’elenco delle inammissibilità e delle decadenze – con interventi polemici di Mancini (Lega Nord Umbria) e Brega (PD) per opposti motivi – si è arrivati a stabilire che gli emendamenti in voto sarebbero stati 26 e i sub emendamenti 4.

Il dibattito La discussione era iniziata intorno alle 11.30 dalla relazione del consigliere di minoranza Sergio De Vincenzi. La settimana scorsa, infatti, si era conclusa con quella del consigliere Attilio Solinas, proponente della legge insieme ai dem Leonelli e Chiacchieroni.

«Rinvio» De Vincenzi ha aperto il suo intervento chiedendo un nuovo rinvio in commissione per la legge. «Il finanziamento previsto è del 20% in meno rispetto a quello originario, la norma entra in aula senza copertura finanziaria – ha ribadito – rinnovo l’invito al rinvio in aula». A favore della sua proposta si è schierato anche Raffaele Nevi, Forza Italia. «Su questa legge sono stati annunciati emendamenti, alcuni largamente condivisi che non abbiamo ancora sul tavolo. Opportuno quindi allentare la tensione e non consegnare alla regione una legge così divisiva». La proposta di rinviare la legge in commissione però è stata bocciata con 14 contrari e 6 favorevoli.

Battibecchi «Nel merito della legge, la posizione del centrodestra è di assoluta contrarietà. La norma crea presupposti per limitare libertà di pensiero – spiega De Vincenzi nella sua relazione, che in alcuni passaggi cita Einaudi e addirittura Berlinguer – se si volevano finanziare le associazioni LGBT bastava una delibera di giunta. Tutto questo è politicamente immorale, cioè non risponde alle regole, umilia i consiglieri di minoranza e tutti quelli che non vi hanno votato, che sono la maggioranza di questa regione». E non mancano, anche questa volta, momenti in cui i toni si scaldano: diversi i vivaci scambi di battute tra De Vincenzi e la presidente dell’assemblea Donatella Porzi, che cerca di richiamare all’ordine.

DE VINCENZI ALLA RIBALTA – IL VIDEO

Altre contestazioni e risposte Dopo i quasi quaranta minuti per l’illustrazione della relazione di minoranza di De Vincenzi, è la volta di quella del consigliere Marco Squarta, Fratelli d’Italia, che contesta sia i contenuti della legge sia il modo in cui è stata portata in aula. «Vuota, priva di contenuto, è solo una legge ideologica, senza serie misure concrete». A rispondere è Giacomo Leonelli, che ha sottolineato che in Umbria non è «mai stata registrata questa attenzione mediatica e questa tensione emotiva su una legge». È positivo? «Io penso di sì, ma non è solo per i contenuti della legge. Ho letto che dopo questa legge le scuole saranno centri di propaganda gay e che i ragazzi andranno a scuola vestiti da donna. Ho l’impressione che ci siamo fatti sfuggire la situazione di mano». Votare la legge, per Leonelli, è necessario per fare un passo in avanti nella società. «Ancora purtroppo in questa società c’è la percezione di uno stigma rispetto all’orientamento sessuale, fino a quando un ragazzino darà del ‘gay’ a un altro usandolo come un’offesa. La legge è un passo avanti, che per qualcuno può essere di media entità e per qualcuno molto significativo». L’invito, dunque, è di ragionare sul testo: «Non ho ancora capito a chi questa legge toglie diritti». «Non sarà il primo problema degli umbri – ammette Silvano Rometti dalle file della maggioranza – ma è una legge necessaria, moderna, che tiene conto che le società cambiano. Attenti ad avere pregiudizi per qualcuno che è diverso da noi: noi dobbiamo sconfiggere questa paura»

Atto di responsabilità La lettura delle relazioni si conclude con l’intervento dalle presidente della Regione Catiuscia Marini che sottolinea la necessità di approvare la legge come atto di responsabilità. «Anche se ci fosse una sola persona in questa regione che si sentisse discriminata per il suo orientamento sessuale, sarebbe sufficiente a mettere in campo azioni perché quella persone non si senta discriminata. Consigliere – dice rivolgendosi a De vincenzi – a maggior ragione se lei dice che sono una minoranza. Nessun diritto si contrappone a un altro diritto. Noi dobbiamo lavorare ai temi dell’uguaglianza, contro la discriminazione. Questo non significa non lavorare a risolvere i problemi più ‘grandi’. Mi auguro che al nostro fianco voi ci siate anche quando noi costruiamo quadro economico di politiche attive che affrontano i temi di inclusione sociale. I diritti sociali – conclude – non sono in contrapposizione ai diritti individuali ma anzi li integrano».

Emendamenti e ostruzionismo Si passa all’esame degli emendamenti: molti quelli presentati da De Vincenzi e dalla Lega con Valerio Mancini e Emanuele Fiorini, allo scopo di fare ostruzionismo e rinviare di nuovo la votazione della legge. Tra quelli di maggioranza e quelli di opposizione, al momento ne risultano depositati una trentina, ma la maggioranza è decisa ad andare avanti a costo di arrivare al voto in tarda serata.

L’iter È una storia lunga 10 anni quella della legge contro l’omotransfobia. Il programma era definito: martedì 14 marzo si sarebbe dovuta discutere e votare la norma regionale finalmente arrivata in aula a palazzo Cesaroni, ma qualcosa è andato storto. Martedì, dopo i continui rinvii, si dovrebbe finalmente mettere la parola fine a questa vicenda.

La vicenda La proposta di legge, presentata dai consiglieri dem Giacomo Leonelli e Attilio Solinas e chiesta dagli attivisti da almeno 10 anni, sarebbe dovuta arrivare a palazzo Cesaroni per la discussione ed il voto finale. Poi, però, il consigliere dell’opposizione Sergio De Vincenzi aveva avanzato la richiesta di rinvio in terza Commissione per un vizio procedurale – l’assenza di una norma finanziaria aggiornata – e la proposta di legge era stata cancellata dall’ordine del giorno. Secondo il consigliere, infatti, la legge era stata approvata a giugno con una copertura finanziaria che valeva, però, solo fino alla fine del 2016.

LA RICOSTRUZIONE MULTIMEDIALE

La manifestazione di protesta

La manifestazione Di fronte al rinvio, immediata era stata la reazione degli attivisti dell’Omphalos, convinti che il vizio formale fosse soltanto una scusa per «affossare definitivamente la legge». Per questo, l’associazione si era data appuntamento sotto la sede della Regione, in piazza della Repubblica, per una manifestazione di protesta con cori e striscioni colorati. In primo piano c’era la scritta «Basta scuse, siete complici dell’omofobia». E così decine di membri dell’Omphalos – supportati dai Giovani democratici, Udu e Cgil – si erano radunati per far sentire la propria voce contro «l’immobilismo» della Regione sul tema. 

La protesta

La risposta della Porzi Nel corso di una pausa dai lavori, la presidente dell’assemblea Porzi aveva incontrato il presidio per tentare di dar loro una spiegazione di quanto successo. «La situazione si è creata per il nuovo regolamento e questioni di bilancio – ribadiva – ma ci assumiamo l’impegno che l’atto torni in aula entro la settimana prossima». Dello stesso parere era anche la presidente Catiuscia Marini, che concludeva con un appello alla maggioranza affinché tutti i favorevoli alla legge fossero presenti per votare. Soddisfatti a metà Stefano Bucaioni e gli altri avevano detto: «Noi torneremo qui la prossima settimana e speriamo sia la volta buona per avere delle novità».

L’emendamento ‘salva omofobi’ Prima che la legge tornasse in aula, però, un nuovo ostacolo: l’emendamento presentato da Andrea Smacchi (Pd). Ribattezzato emendamento ‘salva omofobi’ dall’Ophalos l’atto diceva il consigliere: «Mira a ribadire l’alto principio costituzionale della libertà di manifestare il proprio pensiero e all’articolo 1 (1 ter), cioè quello che definisce principi e finalità della legge, stabilisce che: “non costituiscono discriminazione, violenza, istigazione alla discriminazione o istigazione alla violenza, il manifestare liberamente il proprio pensiero, le proprie opinioni o i propri convincimenti riconducibili al pluralismo di idee, né attuare condotte conformi al diritto vigente o ai principi e valori di organizzazioni riconosciute dall’ordinamento giuridico, che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione, di religione o di culto”».

Legge inutile «La scelta di presentare questo emendamento è folle e irresponsabile – commentava Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos – con questa modifica non solo si rende la legge completamente inutile ma il testo diventa profondamente pericoloso. L’emendamento ‘salva omofobi’ di Smacchi crea una sorta di salvacondotto per gli omofobi di turno perché mira a legittimare di fatto le discriminazioni in molti ambiti, creando eccezioni ad hoc tutelate addirittura dalla legge. Con questa assurda proposta, nella nostra regione, gli ospedali, le scuole, i luoghi di culto e le associazioni potranno essere zone franche per il pensiero discriminatorio. Siamo increduli anche per le modalità con cui l’emendamento è stato presentato. Ci sono state commissioni, riunioni di gruppo e riunioni di maggioranza nelle quali il consigliere Smacchi non è mai intervenuto con nessuna proposta o richiesta di modifica. Uscire adesso, a pochi giorni dal voto, è un chiaro tentativo di mettere in difficoltà la sua stessa maggioranza per ricavarne una misera visibilità e il favore del mondo dell’estremismo religioso».

Le senatrici Accanto agli attivisti si erano subito schierate anche le senatrici Pd Monica Cirinnà e Valeria Cardinali. «L’emendamento alla legge regionale contro le discriminazioni e la violenza determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere presentato dal consigliere regionale del Pd Andrea Smacchi è semplicemente irricevibile», dicevano. 

Le battaglie Forte anche la voce della segretaria regionale del Pd Umbria, Simona Meloni che diceva: «Dobbiamo procedere senza esitazione, allora, con l’impostazione della legge regionale contro le discriminazioni e la violenza già proposta e discussa, perché rappresenta una conquista, un passo avanti e un profondo segno di civiltà, peraltro perfettamente in linea con i valori del Partito Democratico e con le azioni di governo portate avanti in questi anni. Anche da qui si misura la nostra credibilità politica. Non possiamo e non vogliamo permettere in alcun modo che nella nostra regione esistano zone franche per il pensiero discriminatorio. E non possiamo e non vogliamo che si vanifichino decennali battaglie valoriali e identitarie del nostro partito, nonché anni di lavoro per la costruzione di un percorso che porti ad un avanzamento nel riconoscimento dei diritti civili. Pertanto formulo un invito al buon senso, al rispetto dei nostri valori comuni e dei tanti cittadini che aspettano un doveroso riconoscimento da troppo tempo. Buona legge a tutti».

Il grande giorno Dopo questi continui rinvii il grande girono sembra arrivato. Martedì mattina torna in aula la legge. «Dalle 10 noi saremo con il solito presidio sotto palazzo Cesaroni», dice Bucaioni. «Per noi è importante che si arrivi al voto, indipendentemente dalla scelta che ognuno farà. Quello che ci auguriamo però è che l’emendamento proposto da Smacchi venga ritirato perché lo abbiamo detto e continueremo sempre a ripeterlo è un atto irricevibile». 

Aggiornamenti nella giornata di martedì 

 

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