Leonardo alla Cascata «su incarico papale»

L’ipotesi di Fabio Marcelli dell’università degli Studi di Perugia: «Disegno ‘8P’ frutto di uno studio del territorio per affrontare i rischi idraulici. Tomìo? Scriva una monografia»

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di F.T.

Il suo legame con il territorio ternano è forte («nel 1992, al mio primo anno di studi universitari, iniziai a scrivere una guida turistica di Terni perché mi accorsi, semplicemente, che non esisteva») nonostante i natali siano in quel di Fabriano (Ancona). Questo rapporto, il professor Fabio Marcelli – che insegna storia dell’arte moderna presso il dipartimento di filosofia, scienze sociali, umane e della formazione dell’università di Perugia – non lo ha mai interrotto. Ed anzi, di recente ha avuto modo di stringerlo ulteriormente, visto il suo interesse per il lavoro condotto da Luca Tomìo sul legame fra il Ternano – in particolare la Valnerina e la cascata delle Marmore – e Leonardo da Vinci, sancito dal celebre disegno ‘8P’ con cui il genio toscano avrebbe raffigurato proprio la valle della cascata che guarda a Terni. Una tesi che lo studioso marchigiano si sente di sposare, con delle precisazioni – e pure dei ‘consigli’ – che appaiono naturali nel contesto di un dibattito fra ‘esperti in materia’.

Il professor Fabio Marcelli

TUTTO SU LEONARDO ALLA CASCATA DELLE MARMORE

Il suggerimento

«Intanto a Luca Tomìo – esordisce Marcelli – anche di recente ho consigliato di prendersi un po’ di tempo per rimettere ordine in tutte le carte e scrivere, finalmente, un libro monografico che faccia il punto sulla sua scoperta. Viene da due anni in cui il confronto non si è mai fermato e un volume di ampio respiro, in grado di condurre il suo pensiero in Italia ma anche all’estero, che metta in fila tutti gli studi, le osservazioni, le prove scientifiche che ha raccolto attraverso le sue ricerche, è secondo me necessario».

PARLA IL PROFESSOR MARCELLI – VIDEO

L’incarico Papale

Poi, nel merito dell’intuzione che lega il disegno ‘8P’ alla Valnerina ternana: «La mia personale convinzione che è che quel disegno sia frutto di una commissione partita non da Terni, ma da Roma. Un incarico papale per ottenere una ‘cartografia’ del territorio, il più possibile aderente alla realtà – in questo Leonardo si è confermato geniale – e in vista di un’opera di regimentazione delle acque per eseguire interventi in grado di contenere gli effetti di eventuali alluvioni, già temute all’epoca e in grado, come oggi, di sconvolgere le vite di intere comunità».

L’aspetto tecnico

Sul piano più strettamente ‘tecnico’, il professor Fabio Marcelli è convinto che «quel disegno sia l’esito di un accurato studio svolto da Leonardo su più versanti della stessa vallata. Sappiamo che il genio di Vinci è stato un grande ingegnere e studioso del territorio. Parliamo di un disegno estremamente curato – non ‘en plen air’ per capirci -, un rilievo di rara precisione, eccellente, proprio come oggi potremmo vederlo con Google Maps e quindi con un’ottica strumentale. La mia ipotesi è che Leonardo abbia svolto lo stesso ‘lavoro’ anche da altri punti di vista dello stesso contesto naturale, disegnando più di una veduta. Ma, come spesso capita, solo una di queste opere è giunta integra fino ai giorni nostri».

Lo studio del territorio, per intervenire

«Nel 1473 – prosegue Marcelli – anno di realizzazione dell’opera ‘8P’, l’alluvione di Roma (1470) era un ricordo sin troppo recente e da lì a due anni ci sarebbe stato il Giubileo. Non concordo con l’ipotesi di Tomìo di una commissione giunta dalla curia ternana dell’epoca. Anche gli indizi sulla presenza in terra umbra di alcuni esponenti della corte papale, proprio in quel periodo, vanno nella direzione di un incarico ‘romano’, funzionale ad un obiettivo, strumentale se vogliamo, ma legato al rapporto fra l’uomo e le acque: uno dei temi centrali nella vita stessa della città di Terni».

Il turismo, allora come oggi

Il rapporto fra turismo – inteso come sviluppo economico di un territorio – e cultura, non è sempre sereno. Visto che i ‘purismi’ (e, di contro, le ‘svendite’) compongono la storia stessa delle comunità. Quando poi un’intuizione come quella di Tomìo prelude a nuovi orizzonti, la diatriba si fa ancora più accesa. «Vede – osserva Fabio Marcelli – io credo che gli studi su Leonardo nel loro insieme, presentati in modo adeguato e ricchi di contenuti, contribuiscano in primis a far capire le peculiarità di un territorio come quello di Terni e dell’Umbria del sud più in generale. Turismo significa far conoscere e saper accogliere chi viene per ammirare ed anche imparare. Far sapere, comunicare pezzi di storia e, alla fine, coinvolgere quante più persone in un contesto che, con Leonardo, diventa ancora più ricco e affascinante. In Italia la competizione fra territori, in questo senso, è fortissima perché ovunque – ed è il tratto d’istintivo del nostro paese – c’è qualcosa che merita di essere visto, ammirato. Parlare di Leonardo vuol dire parlare di un parte, sì nuova, intrigante e culturalmente ‘piena’, di un sistema che raccoglie secoli di storia, di rapporto fra l’uomo, l’ambiente e le acque. È qualcosa di superiore che pre-esiste e sopravviverà a tutto ciò. Ecco, credo proprio sia giusto ‘andare oltre’».

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