Leonardo in Umbria: «Lavorare in sinergia»

Tanti interventi nel corso della presentazione, venerdì pomeriggio, del libro ‘Leonardo da Vinci. Le radici umbre del genio’

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di Fa.To.

«Uscire dal provincialismo e lavorare in sinergia, per valorizzare una scoperta che può portare ad un nuovo sviluppo economico della città». Sono andati tutti in questa direzione gli interventi nel corso della presentazione, venerdì pomeriggio al museo diocesano di Terni, del libro ‘Leonardo da Vinci. Le radici umbre del genio’, scritto dallo storico dell’arte Luca Tomìo e dal giornalista Marco Torricelli.

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Una nuova consapevolezza

L’argomento è ormai ben noto a Terni e riguarda la scoperta dello storico dell’arte Luca Tomìo sul disegno ‘8P’ di Leonardo da Vinci – ‘Paesaggio con fiume’ – che tra molteplici difficoltà ha catturato l’attenzione di personalità nel campo della critica dell’arte, tanto da rivalutare il percorso del ‘genio’, giunto in territorio umbro nel 1473. «Le cose positive restano, le altre inevitabilmente passano», ha esordito il giornalista Rai Marco Frittella, invitato a Terni per moderare l’incontro, e che ha ricevuto anche una piacevole sorpresa. «La scoperta che Tomìo ci ha regalato è una cosa bella e quindi, è cosa certa, resterà. Si apre ora una nuova consapevolezza, oltre a quella del passaggio di Leonardo in terra umbra: la centralità del paesaggio anche nel ternano. Chi d’ora in poi vedrà Leonardo con occhi diversi, lo collegherà anche a Terni e alle sue terre. E non è poco».

Una scoperta «importante»

Per il vescovo Giuseppe Piemontese quella raccontata nel libro «è una scoperta importante. Bella. Per il mondo della cultura e per la nostra città. Tutto questo, però, unito a senso di dispiacere e disagio, perché tutto quello che in questi anni è stato proposto attraverso eventi, come quelli ad Amelia e a Terni, forse non ha avuto l’attenzione che meritava per allargare l’eco della scoperta. Non dimentichiamoci che Tomìo ha ricevuto le congratulazioni anche del Santo Padre, questo mi ha rallegrato». Secondo il vescovo Piemontese «occorre porre attenzione a due cose: cogliere gli elementi della scoperta ed arrivare a uno stadio di pacificazione, perché questa scoperta possa risultare vantaggiosa per la città e per il territorio».

Ipotesi da accogliere e verificare

Sulla stessa linea gli interventi di don Giuseppe Creanza (parroco di Papigno) e don Claudio Bosi (direttore dell’Ufficio beni ecclesiastici della Diocesi). Per il primo «questa scoperta apre dei nuovi mondi e dei nuovi scenari. Che vanno verificati, è vero, ma che sono ben visibili. Questo ci deve portare a lavorare tutti insieme perché la scoperta possa essere riconosciuta a livello istituzionale e permettere di alimentare la voglia di curare i nostri paesaggi. Sono stupito dal fatto che da quando è emersa questa ipotesi, alla cascata delle Marmore non ci sia il minimo indizio o il mino cenno. È un peccato». Accoglie con piacere l’ipotesi don Claudio Bosi perché «bella ed affascinante. Potrebbe essere una scoperta importante se considerata dalle istituzioni. Perché, è vero, è un’ipotesi, ma come tutte va accolta. È necessario darle il giusto spazio perché possa dare i suoi frutti».

Meno provincialismo

Concordi anche Eros Brega (presidente della seconda commissione del consiglio regionale dell’Umbria) e Federico Brizi (consigliere comunale a Terni). «Evitiamo le polemiche. Mettiamoci a lavorare insieme», ha detto Brega. «Non credo che oggi il problema siano le istituzioni, ma credo che questo territorio debba essere meno provinciale. Io non ho una preparazione per dire se sia vera o meno la scoperta, ma faccio appello a questa città e a questa amministrazione, anche se non vedo qui presenti le massime cariche istituzionali, perché tutto ciò merita attenzione e più rispetto. Non serve dire ‘no’ a prescindere, ma è importante misurarci su quella che è la fotografia e basarci su questo per riflettere per il bene del territorio. Sono a disposizione». Anche per Brizi «la città di Terni deve cogliere questa occasione per fare sinergia con Perugia. Il disegno può essere attrattivo per i turisti e un monito per tutta la classe dirigente cittadina che può pensare di seguire un nuovo percorso di sviluppo economico, non più per forza basato sull’industria. Va data la giusta risonanza a questa scoperta».

Fama a livello mondiale

Il giudice del tribunale di Terni, Federico Bona Galvagno, ha riportato l’attenzione sull’oggetto dell’incontro. «Ma parliamo del libro», ha detto. «Ci si aspetta il solito mattone, un classico della storia dell’arte – ha sorriso – quando invece è tutt’altro. È un’intervista che il giornalista Torricelli fa a Tomìo. È discorsivo. Si legge in una sera, per intenderci. Questo territorio, in estrema crisi, deve sfruttare questa scoperta. Per il turismo. Per rilanciare Terni e le sue terre. Questo porterà inevitabilmente ricchezza e fama a livello mondiale. Bisogna saperne approfittare. Il prossimo anno questo disegno sarà esposto a Perugia ed è da lì che deve partire la sinergia perché il turista che andrà a vedere l’originale, poi si sposterà a Terni per vedere la cascata delle Marmore. È molto più semplice di quanto sembri».

La copia all’Archivio di Stato

Ad ognuno il proprio ruolo

Infine la parola agli autori del libro. Il giornalista Marco Torricelli ha voluto portare un messaggio del sindaco di Narni, Francesco De Rebotti, che non ha potuto prendere parte all’incontro per motivi personali. «Il sindaco mi ha pregato di annunciare che ha intenzione di organizzare a Narni un convegno dedicato al Rinascimento dell’Umbria del sud e avrebbe piacere che la fondazione Carit e la Diocesi di Terni partecipassero all’organizzazione. Vorrei ricordare, inoltre, che all’Archivio di Stato di Terni più di un anno fa è stata donata dagli Uffizi una copia ad alta definizione del disegno di Leonardo, chiedendo al Comune di utilizzarla come meglio avrebbe creduto. Ma li è rimasta». Senza tutte le difficoltà evidenziate nel corso dell’incontro, «questo libro non ci sarebbe – ha evidenziato in conclusione Tomìo – e questa scoperta non sarebbe così avventurosa. Oggi non vedo presenti tutte le istituzioni ternane, ma io la strada continuerò a percorrerla. Ovviamente con chi vorrà. Non mi devo rapportare con le istituzioni, lascio decidere a loro come, dove e quando ‘usare’ la mia scoperta. Io sono uno storico dell’arte e mi devo occupare di altro. Ognuno deve svolgere il proprio ruolo».

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