Leonardo: Tomìo sfida, ma Vezzosi rifiuta

Si profila una possibile rottura anche con la Fondazione Carit: «Mentre aspetta l’impossibile, la ricerca va avanti spedita, avendo ormai Terni alle spalle»

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La sua prima presa di posizione forte risale al 28 novembre dell’anno scorso, tre giorni dopo il primo lancio di umbriaOn: il disegno che, secondo Luca Tomìo, Leonardo Da Vinci ha realizzato a due passi da Terni, «raffigura la Valdinievole in Toscana e non la valle di Terni e la Cascata delle Marmore». A parlare così era, allora, Alessandro Vezzosi, il direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci – che ha sede proprio nella cittadina toscana che ha dato i natali al genio toscano – e che non ha di sicuro cambiato idea nel frattempo. 

LA STORIA

Luca Tomìo

La sfida Tanto che Tomìo alza i vessilli di battaglia: «Mi sento un po come i gladiatori che combattevano con due spade, una sul fronte interno e uno sul fronte esterno. Comunque alla stagnante palude ternana preferisco mille volte una entusiasmante disfida scientifica nel cuore di Firenze (se Vezzosi non accetta vinco a tavolino, se accetta i miei argomenti sono incontrovertibili). Anche se di questa scoperta beneficerà tutta l’Umbria sana e delle nuove generazioni che sento vicina, tutti gli onori istituzionali li riconosco ora a Firenze, ai suoi studiosi e istituti di ricerca, eccezion fatta per l’Archivio di Stato di Terni e i tanti amici umbri che continuano a sostenermi nella ricerca»

«Terni tagliata fuori» Lo studioso milanese non ha dubbi: «Il 5 agosto del 1473 Leonardo ha certamente disegnato la Cascata delle Marmore e questo fatto è destinato a far rivedere tutti gli studi sul Genio di Vinci. Il borgo di Vinci non ha nulla da perdere ma anzi le nuove scoperte sulla formazione del giovane Leonardo ne accresceranno l’importanza non solo come luogo natio ma anche come teatro naturale della sua formazione infantile di mancino non contrastato. bisogna andare nella direzione indicata dal direttore degli Uffizi, di un gemellaggio tra Vinci e Perugia, tra la Toscana e l’Umbria, in occasione dei 500 anni dalla scomparsa di Leonardo. Con il rischio grande che Terni resti tagliata fuori, se le forze politiche ed economiche che la governano non si daranno una svegliata».

Alessandro Vezzosi

Il rifiuto Alessandro Vezzosi risponde ‘picche: «Ho dimostrato già nel 1985 la mia interpretazione sul disegno di Leonardo del 5 agosto 1473 raffigurante la Valdinievole e il Padule di Fucecchio nei dintorni di Vinci. Da allora l’ho confermata in mostre, conferenze e libri tradotti in 16 lingue. È stata ampiamente condivisa dagli studiosi, leonardisti compresi. Pertanto non si tratta certo di “gratuite provocazioni“», replica il direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci: «L’ho spiegata recentemente nel Teatro di Vinci, in risposta a tante richieste da parte di Enti e persone, in merito all’idea lanciata da Luca Tomìo che il disegno del 5 agosto 1473 raffiguri il paesaggio della cascata delle Marmore»

Una bozza della carta del Codice Atlantico

Il Codice Atlantico Vezzosi, poi, prosegue: «Ho anche chiarito che la carta raffigurante parte di Lazio, Umbria e Toscana meridionale, pur trovandosi nel Codice Atlantico al foglio 919r, non è opera di Leonardo, come invece ha sottolineato Luca Tomìo: non è di Leonardo il ductus del disegno; non è di Leonardo la grafia dei toponimi, Terni compresa. E quindi non è proponibile a sostegno dell’interpretazione del paesaggio del 5 agosto 1473 come veduta della cascata delle Marmore; e neppure di un viaggio di Leonardo nei dintorni di Terni nel 1473. Questa del foglio 919r è una evidenza senza alcun dubbio, e non richiede una sfida tra “gladiatori”, che non è comunque un metodo di confronto culturale. Per non parlare della proposta di una “disfida” in Piazza della Signoria a Firenze (30 aprile 2017), che forse potrebbe produrre una cascata di clamore mediatico ma sicuramente non sarebbe foriera di conoscenza».

Il ‘Paesaggio’ di Leonardo da Vinci

La Cascata Il caso dell’Umbria, dice ancora Alessandro Vezzosi, «non è unico: di recente, ho dovuto smentire pubblicazioni straniere che avrebbero voluto identificare con montagne fuori d’Italia lo schizzo di Leonardo che indubbiamente raffigura la Verruca dei Monti Pisani. Leggo tra le affermazioni di Luca Tomìo che i giornalisti segnalano nelle interviste rivolte nei miei confronti: “(…) sono sicurissimo che quella rappresentata da Leonardo corrisponda al salto più alto d’Europa (…)”. Ribadisco che il disegno di Leonardo non raffigura la cascata delle Marmore e neppure risulta che, al di là delle credenze leggendarie, essa sia la più alta d’Europa, e neppure d’Italia. Tengo invece a sottolineare che considero la cascata delle Marmore un’incomparabile meraviglia di natura e artificio che non ha bisogno di scomodare Leonardo per meritare grande rispetto e ammirazione».

Nuovo affondo Tomìo, però, risponde a Vezzosi e rilancia: «Chi non accetta il confronto perde in partenza, tenuto sopratutto conto che nel 1985 Vezzosi non ha dimostrato nulla riguardo l’identificazione da lui proposta e sopratutto in ambito di studi vinciani la sua proposta ha avuto una accoglienza molto flebile. Non accetta un confronto pubblico perché sa di perdere rovinosamente. La sua ipotesi è insostenibile: nel foglio 8P degli Uffizi Leonardo ha sostanzialmente “fotografato” la Cascata delle Marmore; chiunque lo può appurare con i propri occhi. E sopratutto non ho mai detto che la carta del Codice Atlantico sia a sostegno dell’ipotesi proposta e tantoneno che sia autografa di Leonardo: la sto solo studiando alla luce della nuova scoperta della quale dirò cose al riguardo solo dopo averla vista all’Ambrosiana; tutta l’opera e la biografia degli esordi di Leonardo vanno rivisti alla luce di questa scoperta talmente incontrovertibile ed evidente che chi la nega a priori si dimostra estraneo al consesso scientifico. Se a Vezzosi non piace un contesto plateale di confronto lui sa bene quale può essere l’arena scientifica fiorentina più adatta a essere teatro dello confronto al quale se si sottrarrà non farà altro che sancire la debolezza e l’inconsistenza della sue argomentazioni. La sua ipotesi è del tutto insostenibile e indimostrabile scientificamente e i più autorevoli studiosi vinciani non l’hanno mai nemmeno presa in considerazione e tantomeno condivisa, a differenza di quella del compianto Romano Nanni, sempre inerente i dintorni di Vinci, ampiamente dibattuta e tuttavia mai ritenuta conclusiva. E dunque Vezzosi la smetta di autoproclamarsi “ipse dixit” su questioni leonardiane e cominci innanzitutto a portare rispetto ad una ricerca che ho condotto sotto l’egida del Mibact, dell’Accademia delle Arti del Disegno e de La Sapienza di Roma. Ripeto: se non accetta il confronto ha perso».

Luigi Carlini

La Fondazione Ma Luca Tomìo sembra avere altri sassi – pure belli grossi – da togliersi dagli scarponi da trekking che usa quando va in giro a fare ricerche. Di sicuro non gli sono piaciuti l’atteggiamento della Fondazione Carit e le parole del presidente Carlini: «Mentre io combatto solo su due fronti la Fondazione resta in attesa di un ‘razionale’? E’ una cosa irrazionale. Un progetto strategico che quantifichi le linee economiche di intervento non può derivare né dal Mibact né dall’Accademia (organi di supervisione scientifica), ma solo dal lavoro di concerto tra il coordinatore della ricerca (che non posso che essere io) e un esperto di economia e management della cultura, come già mesi fa ho suggerito alla Fondazione facendo anche il nome di un esperto della Universita Bocconi di Milano, il professor Massimiliano Nuccio. Mentre la Fondazione aspetta l’impossibile, la ricerca va avanti spedita, avendo ormai Terni alle spalle».

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