Marini su Terni al voto: «Pd si apra al civismo»

La presidente della Regione sulle recenti politiche, gli ‘scossoni’ in Regione e l’orizzonte-amministrative: «Candidature autorevoli e figlie di un dialogo con la città»

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di F.T.

La fase – è innegabile – è di quelle critiche. Per il Pd, probabilmente per la stessa Regione messa sotto pressione da rivali trionfanti e alleati avvelenati. A lei, a Catiuscia Marini ospite della redazione di umbriaOn, spetta l’ulteriore compito di tenere la ‘barra dritta’ all’interno del partito che rappresenta. Perchè fra chi si dimette, chi non viene eletto e chi viene commissariato, non è che di figure di spicco dal punto di vista politico e istituzionale, ricollegabili al Partito Democratico, ce ne siano proprio tante in giro al momento in Umbria.

‘Rimpasto’ Si parte dalla ‘disponibilità al cambiamento’ esternata nel corso della conferenza stampa di martedì a Perugia e che molti hanno interpretato come l’annuncio di un imminente rimpasto dell’esecutivo di palazzo Donini, con il Psi – rappresentato in giunta da Giuseppe Chianella – ‘vittima sacrificale’ sull’altare bollente delle recenti politiche. «Credo che il discorso sia molto più ampio – afferma la presidente della Regione – e quando affermo che gli obiettivi programmatici si possono rivedere, parlo di tutte le forze in campo, anche del Pd. La sconfitta non la superi se non affronti di petto le ragioni che ne sono alla base. Il ‘rimpasto’ oggi non è una priorità e non è all’ordine del giorno. Credo sia più importante, per venire al mio partito, che ci si preoccupi di ricostruire il proprio campo, allargandolo alla società e includendo chi per troppo tempo si è sentito ignorato».

Le alleanze «Il dialogo fra il Pd e forze politiche come Liberi e Uguali, o lo stesso Psi, deve esserci ma in un contesto aperto. Con lo sguardo rivolto a quelle forme di civismo che in alcuni casi si sono già evolute da tempo in liste civiche, ed in altri, sentendosi forse escluse, non hanno ancora trovato una strada, un percorso per dare una forma al proprio impegno. Con queste realtà il Pd deve parlare, anche e soprattutto nelle otto città umbre (fra queste Terni, Spoleto, Umbertide e Corciano, ndR) che la prossima primavera andranno al voto per eleggere i propri sindaci. Questa modalità va messa in campo immediatamente, perchè dobbiamo ricostruire e, al tempo stesso, includere».

Gli ‘scossoni’ Tornando ai destini della Regione – maggioranza ed esecutivo – Catiuscia Marini non sembra temere particolari ‘scossoni’ interni dopo la cocente delusione del voto del 4 marzo: «Dal confronto con la maggioranza che ci sostiene in assemblea e con i partiti, emergerà l’agenda programmatica per il restante biennio della legislatura. Il tema dei ‘nuovi assetti’, l’ho già detto, non è un tabù. Ma non rappresenta la soluzione alla sconfitta elettorale. Non avremmo imparato nulla se l’analisi restasse tutta interna al Pd e alle sue ‘tensioni’. Dobbiamo invece comprendere cosa abbia mobilitato tutti questi cittadini che sono andati al voto, molti di più (79% contro 60% circa per una differenza di 80 mila votanti, ndR) rispetto alle ultime elezioni regionali. Si tratta di un fenomeno di per sé positivo, ma che ha visto il Pd sulle gambe, incapace di intercettare anche solo una parte di questa ‘massa’ che si è invece orientata soprattutto sulla Lega ed il Movimento 5 Stelle. Il Pd ha grossomodo mantenuto i consensi ottenuti alle ultime regionali, ma questa stasi ha rappresentato il segno più evidente della sconfitta».

«Voto contro il Pd» Fra i malumori più recenti, e c’è da scegliere, ci sono anche quelli relativi alle candidature per il Parlamento che non hanno dato i frutti sperati. «Con candidati diversi, o articolati in modo diverso nei collegi di riferimento, l’esito delle urne sarebbe stato a mio giudizio lo stesso. Perché il voto è stato soprattutto sulle liste e i leader nazionali: Grillo piuttosto che Di Maio o Salvini. Ciò non vuol dire che non ci debba assumere la responsabilità del risultato, ma già nelle specificità locali troviamo una spiegazione chiara. A Terni, una città segnata da un marasma politico-giudiziario senza precedenti, il Pd ha ottenuto percentuali in linea con la media regionale, per certi aspetti migliori delle attese. Di contro a Città di Castello, un Comune solido, ben amministrato e dove il centrosinistra si è affermato al primo turno, la Lega è arrivata vicinissima al Pd. Quando dico che non intendo mettere la testa sotto la sabbia, dico proprio questo: rappresento l’istituzione ma ho un ruolo politico che mi porta a dire che il voto del 4 marzo è stato anche e soprattutto contro il Pd. Senza un’analisi onesta, non è possibile individuare la strada per il cambiamento».

Voto politico e voto amministrativo Per Catiuscia Marini la sfida delle prossime amministrative non è comunque chiusa in partenza. Certo, i segnali sono fra i meno rassicuranti che si ricordi per il centrosinistra nei vari territori: «Alle amministrative, e il caso-Zingaretti è l’esempio più recente, l’elettore valuta il profilo del candidato sindaco, i programmi, le liste. Un discorso molto più personale e molto meno ‘politico’. Andare avanti ancora nell’analisi delle regioni ‘rosse’ e non più tali, per dire, è un discorso da prima Repubblica. Già nella seconda era da considerarsi superato, figuriamoci nell’attuale terza».

Dissesto evitabile? E allora il discorso si sposta inevitabimente su Terni dove oggi il Pd è – senza mezzi termini – a pezzi. «Credo però che vadano fatte alcune premesse – dice la presidente della Regione – visto che, a prescindere da guai giudiziari, l’amministrazione Di Girolamo è stata sempre sottoposta ad una maggioranza balbettante. Il dissesto è poi un caso decisamente particolare, per certi versi sorprendente, visto che ci troviamo di fronte ad un disavanzo di 15 milioni di euro che, per un Comune grande come quello di Terni, rappresenta una cifra relativamente modesta. Si tratta di un tema, questo, da affrontare con molta serenità e spero che, dopo la fase commissariale, la prossima amministrazione possa farlo. Di certo c’è che il dissesto, fra le inevitabili e pesanti conseguenze, rischia di tarpare le ali anche ad investimenti strategici che vedono la Regione in prima linea, come Agenda Urbana, la parte di edilizia scolastica finanziata con investimenti regionali, le infrastrutture ed alcune opere pubbliche. Altri comuni italiani scontavano passivi più pesanti di quello di Terni, ma hanno ottenuto una chance per uscire dal guado».

Il candidato di Terni Fra i passi decisivi per determinare chi avrà chance e chi no alle comunali di primavera, c’è la scelta dei candidati: «E quello del centrosinistra a Terni – sentenza Catiuscia Marini – non può che emergere dalla città che deve dimostrarsi protagonista. Il Pd, che ha bisogno di essere resettato ad ogni livello, ha un’importante responsabilità e non può prescindere, in questo percorso, da due caratteristiche: umiltà e inclusività. Non più un partito chiuso in sé, quindi, ma aperto verso apporti esterni orientati ad un nuovo progetto. In Italia c’è grande bisogno di civismo ed a Terni in modo particolare. Il candidato ternano, per come lo immagino, più che trainato dal partito e quindi dalla coalizione, dovrà avere uno spessore e una riconoscibilità tali da rappresentare lui stesso un punto di forza, prima dell’aggregrazione politica che possa sostenerlo».

Umbria e Lazio L’affermazione di Nicola Zingaretti nel Lazio, pur con una maggioranza consiliare traballante, rappresenta – per la Marini – un’occasione anche per Terni: «Alcuni temi sono già aperti, ma va sostenuto con forza un ragionamento che interessi il sud dell’Umbria confinante con il Lazio. Il dialogo fra le due regioni deve riguardare anche le infrastrutture e i collegamenti ferroviari, in questo caso nell’ottica del rinnovo del contratto di servizio con Trenitalia. Ad esempio sui treni-Freccia che agganciano Roma al sistema nazionale dell’alta velocità. Ci sono poi i servizi, la politica sanitaria e tante altre questioni che devono vedere le due regioni a stretto contatto, per le reciproche opportunità che ci sono e che vanno sfruttate».

Area di crisi complessa Parlare di Terni equivale anche ad affrontare la questione ambientale. Per la presidente dell’Umbria «una risposta, da questo punto di vista, sta nell’area di crisi industriale complessa, dove molte iniziativate private si caratterizzano per investimenti e progetti di risanamento ambientale. La ‘call’ di Invitalia ha fatto emergere realtà intenzionare a modificare radicalmente i propri processi produttivi anche a beneficio dell’ambiente. In questo discorso rientrano anche le infrastrutture, come le due ‘bretelle’ di Terni, che possono alleggerire di molto il carico di mezzi pesanti che quotidianamente attraversano la città. Partiamo da queste opportunità, come il risanamento di Papigno, che possono rappresentare una svolta per il territorio».

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