Morte Guido Conti: «Rigopiano, un peso»

Umbria: nell’ultima lettera del generale ai familiari emerge il senso di responsabilità per la tragedia di Farindola: «Quelle vittime mi pesano come un macigno. Potevo fare di più?»

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Non solo il dispiacere per lo scioglimento di un’istituzione «benemerita e bisecolare, carica solo di dignità, abnegazione ed efficienza», come il Corpo forestale dello Stato, espressa attraverso una lettera datata novembre 2016 all’allora premier Matteo Renzi. Ma anche e soprattutto un peso che, da uomo dotato di grande senso di responsabilità – anche per fatti e vicende che nessuno gli aveva mai addebitato – avvertiva. Come per la tragedia di Farindola e per le sue 29 vittime – fra cui il 33enne di Terni Alessandro Riccetti – uccise dalla slavina che nel gennaio del 2017 si è abbattuta sull’hotel Rigopiano.

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Il peso della tragedia Nella lettera che il generale Guido Conti – per ben sei anni comandante della Forestale dell’Umbria e trovato senza vita venerdì sera nei pressi di Sulmona, sua cittadina di origine – ha lasciato ai propri familiari, c’è un chiaro riferimento a quel drammatico evento. A riferirlo è l’Adn Kronos che cita passaggi di quella missiva, chiusa da parole di grande affetto per i suoi cari. «Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano – scrive Guido Conti – la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l’albergo, di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: potevo fare di più?».

I fatti Guido Conti, 58 anni e in congedo dall’Arma dei carabinieri – in cui la Forestale è confluita nel gennaio 2017 – aveva assunto l’incarico di dirigente della multinazionale Total Erg con il ruolo di direttore esecutivo ambiente e sostenibilità. Ruolo da cui si era dimesso pochi giorni prima della tragedia di venerdì, quando si è allontanato dalla sua casa di Sulmona a bordo della Smart di proprietà della figlia, è andato in tabaccheria e lì ha acquistato tre fogli, altrettante buste ed un francobollo. Poi – dopo aver scritto tre lettere, una alla famiglia, una seconda alla sorella e la terza probabilmente spedita e non ancora recapitata – ha raggiunto la strada che da Sulmona sale verso Pacentro, chiusa dal 2015 per una frana. Lì, dopo alcuni tornanti, ha parcheggiato l’auto, ha estratto la pistola calibro 9 che aveva con sé e ha fatto fuoco. Un colpo solo, fatale, alla tempia destra, come accertato dall’autopsia eseguita sabato dal medico legale Ildo Polidori. Tutto ciò non lascia molto spazio ad ipotesi diverse dal suicidio, ma spetterà comunque alla procura de L’Aquila ricostruire l’accaduto e sancire definitivamente come siano andate le cose.

I funerali del generale Conti si terranno lunedì a Sulmona, alle ore 15 nella chiesa di Santa Maria della Tomba. Il corteo funebre partirà da piazza Capograssi. La camera ardente sarà aperta da domenica mattina presso il tribunale di Sulmona, nell’aula di udienza al piano terra.

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