Leolandia «a rischio»: lettera a Di Maio

Dopo l’indisponibilità di risorse per i contratti di sviluppo comunicata da Invitalia alla società, il vice presidente della Regione Paparelli scrive al titolare del Mise

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Un «intervento urgente affinché non sia messa in forse la possibilità di realizzare il parco Leolandia nel territorio di Narni, progetto presentato nell’ambito del piano di riconversione e riqualificazione industriale dell’area di crisi industriale complessa Terni-Narni». Lo chiede il vicepresidente della Regione Umbria e assessore allo sviluppo economico, Fabio Paparelli, in una lettera inviata lunedì al ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio.

Nella missiva si sottolinea «la valenza strategica dell’investimento per l’occupazione e la crescita del territorio». Il motivo della lettera sta nella comunicazione giunta all’azienda da Invitalia (soggetto gestore degli interventi, ndR) che – riferisce Paparelli – «è relativa all’indisponibilità delle risorse sullo strumento dei contratti di sviluppo e mette in forse la realizzazione di un progetto che assume valenza strategica, tanto più nel contesto di un’area di crisi industriale complessa». Da qui la richiesta al Mise.

«Servono strumenti specifici» Nella lettera, che è stata trasmessa anche ai parlamentari umbri, il vice presidente della Regione chiede al titolare del Mise «un’iniziativa che possa dotare di strumenti di politica industriale efficaci come i contratti di sviluppo delle necessarie risorse, con riferimento alle aree del centro-nord, consentendo quindi anche al progetto di Leolandia di poter accedere quantomeno alla fase istruttoria prevista dalle procedure per la valutazione del merito tecnico economico».

Investimento e occupazione La lettera ricostruisce poi l’iter del progetto, ricordando che la società Leolandia Umbria Srl il 26 luglio scorso ha fatto «richiesta formale di accesso alle agevolazioni previste dalla normativa sui contratti di sviluppo a fronte di un programma di investimenti nel settore turistico, localizzato nel comune di Narni, per 36 milioni di euro, con una previsione di nuova occupazione diretta che supera le 250 unità, oltre all’impatto in termini di occupazione indiretta che potrà generare».

Il valore Il progetto – scrive Paparelli – «era già stato rappresentato ad Invitalia nell’ambito della ‘call’ per la raccolta di manifestazioni di interesse da parte delle imprese dell’area. Con tutta evidenza – prosegue – può contribuire in modo determinante a favorire l’occupazione e la crescita del territorio, oltre che per il numero di addetti che saranno assunti anche per la coerenza del progetto che si posizionerebbe accanto agli investimenti che stanno caratterizzando il territorio nell’industria manifatturiera. Un importante ‘driver’ di promozione del patrimonio artistico e naturalistico dell’area e dell’Umbria nel suo complesso».

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