Narni, Sangraf attende il bando Invitalia

Incontro al Mise: i nuovi proprietari – Gosource-Sangraf – dovrebbero presentare un piano finanziario per accedere ai fondi previsti per ‘Area di crisi complessa’

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Era ‘riservato’ e quindi nessuna pubblicità. Ma al Mise si è svolto un incontro preparatorio in vista della fase finale del progetto che dovrà portare alla ripartenza degli impianti – dove si producevano elettrodi di grafite per forni elettrici delle acciaierie – della ex Elettrocarbonium di Narni.

Gli elettrodi in grafite

Invitalia I nuovi proprietari – Gosource-Sangraf, che aveva annunciato «23 milioni di euro di investimenti, da concretizzarsi in 36 mesi, una capacità produttiva di 30.000 tonnellate annue, con oltre 100 addetti» – dovrebbero presentare, questa è una delle poche cose trapelate, un piano finanziario relativo al progetto al fine di verificare la possibilità di inserimento nel bando che Invitalia predisporrà, presumibilmente a gennaio, in relazione ai fondi previsti con il riconoscimento di ‘Area di crisi complessa’ per Terni e Narni.

I fondi Ovvio che  la ripartizione dei fondi – e quindi la dotazione che potrà essere messa a disposizione del polo narn4ese – non potrà che tenere conto della valenza dei progetti presentati, della qualità delle produzioni che si intendono realizzare e dell’occupazione che si intende garantire in un’area che sta pagando un caro prezzo alla crisi.

Un elettrodo in lavorazione

Riavvio parziale Quello che appare certo, per esempio, è che Gosource intende riavviare lo stabilimento facendo convergere su Narni dei prodotti semilavorati, riservando allo stabilimento le operazioni di grafitaggio e finitura (la forza-lavoro necessaria sarebbe di una trentina di addetti) per poi andare uno step alla volta verso il ripristino del ciclo completo di produzione di elettrodi per i forni elettrici delle acciaierie.

La storia Lo stabilimento narnese della Sgl Carbon aveva interrotto le produzioni il 13 febbraio del 2014, e 17 mesi mesi esatti più tardi, il 13 luglio del 2015, gli impianti erano stati rimessi in marcia – dalla M2I, che aveva scelto di ridargli, evocativamente, il vecchio nome di Elettrocarbonium – per andare poi subito incontro ad una serie di difficoltà che avevano portato al nuovo stop, a violente polemiche politiche e sindacali ed anche a contenziosi legali, culminati il 22 settembre del 2016, con la ‘riconsegna delle chiavi’ al liquidatore.

Le trattative Poi, dopo aver esaminato una serie di possibili soluzioni, la scelta era caduta su GoSource-Sangraf che, secondo l’annuncio fatto da Wei-Ming Shen di GoSource, «prevede un investimento di 23 milioni di euro, da realizzarsi nell’arco di un massimo di 36 mesi. A conclusione del percorso è prevista una capacità produttiva di 30.000 tonnellate annue, con l’occupazione che si attesterebbe tra i 100 e i 120 addetti complessivi. L’obiettivo è quello di aumentare le vendite tra gli attuali clienti e la ricerca di nuovi. Il momento attuale è propizio in quanto la chiusura di diversi stabilimenti di produzione di elettrodi nel mondo, ha ridotto l’offerta disponibile sul mercato. Per questo è necessario velocizzare, il più possibile, le operazioni arrivando quanto prima alla produzione».

Axel Eggert di Eurofer

Eurofer Non a caso, tra chi fa il tifo per una rapida definizione della faccenda c’è anche Eurofer – l’associazione europea dei produttori di acciaio: «Il mercato globale di elettrodi di grafite di carbone – ha ricordato Axel Eggert, direttore generale di Eurofer – è composto da un numero relativamente ridotto di aziende in poche aree geografiche». Secondo Eurofer sono circa 226 mila le tonnellate di elettrodi che vengono consumate ogni anno nell’UE. Di queste, più del 60% provengono dalla Cina: «La continuità degli approvvigionamenti di questi elettrodi è da tempo la norma per il settore. Tuttavia questa stabilità è ora a rischio – aveva spiegato Eggert – e i produttori di acciaio dovranno essere molto prudenti e adottare le misure necessarie per prevenire interruzioni di produzione causate da una lunga scarsità di elettrodi».

Francesco De Rebotti

Il Comune Ma a spingere per una soluzione positiva è anche il sindaco di Narni, Francesco de Rebotti: «Quando tre anni fa emersero ipotesi fantasiose nella loro alternatività, noi tenemmo la barra ferma e ci dicemmo certi che queste produzioni potessero avere un futuro. Ora le nostre convinzioni hanno trovato conferma e questo, oltre che rappresentare un elemento importante per la continuità storica dello stabilimento narnese, dimostra che in fondo qui non ci sono degli sprovveduti».

 

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