Nestlé: dalla Regione aiuti a ricollocazione

Percorsi formativi, 2 mila euro a lavoratore. Per i disoccupati fino a 25 mila euro per auto impiego e auto imprenditorialità

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Fondi per incentivare il ricollocamento dei lavoratori disoccupati o inoccupati. Serviranno anche agli ex dipendenti Perugina-Nestlé in esodo volontario le attività formative finanziate dalla Regione Umbria che prevedono un sostegno nel percorso di auto impiego e auto imprenditorialità.

Le misure A rendere noto il pacchetto di misure è stato l’assessore Barberini nel corso del question time di martedì in consiglio regionale, interrogato dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, che avevano firmato un atto rivolto all’assessore Paparelli – assente per motivi istituzionali – per sapere «Se intenda assumere urgenti iniziative, ed eventualmente di quale natura, per acquisire un quadro più chiaro della vicenda Perugina-Nestlè, nell’ambito delle proprie competenze e in accordo con governo ed enti locali». 

Question time Illustrando l’atto ispettivo, Liberati ha chiesto «se ci siano eventuali responsabilità politico-sindacali nella gestione della vertenza; quanti lavoratori avrebbero usufruito della cosiddetta sospensione, come previsto nell’accordo del 23 maggio scorso; come si vorrà favorire il ricollocamento dei lavoratori licenziati, anche con la collaborazione della neoistituita Agenzia regionale per le politiche attive della Regione Umbria».

Sottovalutazione Per i due consiglieri pentastellati emergerebbe una «Grave sottovalutazione del piano industriale, così come si indicato dalle notizie di stampa che riportano gli esuberi della fabbrica di cioccolato di San Sisto, che entro la fine di giugno entrerà a regime con 613 dipendenti anziché 850. L’accordo non prevede né licenziamenti né proroghe della cassa integrazione in scadenza a giugno: per ognuno dei 364 esuberi dichiarati è stata trovata una soluzione concordata con l’azienda, tra ricollocazioni interne ed esterne, esodi volontari e prepensionamenti. Circa 180 sono le persone incentivate all’esodo, 35 i prepensionamenti, poi una ricollocazione in un’altra azienda con l’incentivo di Nestlé; tutti gli altri saranno ricollocati in azienda: 10 nel gruppo Nestlé al di fuori di San Sisto e 172 a Perugia, con contratto part-time semestrale a tempo indeterminato».

Il piano Rispondendo all’interrogazione, l’assessore Luca Barberini ha chiarito che «Il piano di riorganizzazione era legato ai 60milioni di investimenti legati ai prodotti più diffusi, tra tutti il Bacio Perugina. L’accordo prevede un recupero di almeno il 70 per cento dei lavoratori attraverso rientro in azienda. Abbiamo sempre spinto per soluzioni che dessero risposte esaustive a tutto il personale dipendente, garantendo presenza industriale nella regione ed a Perugia. A maggio 2018 sindacati e azienda hanno firmato un accordo che non prevede licenziamenti e nemmeno proroghe della cassa integrazione: 146 persone sono state incentivate all’esodo con 60mila euro, 35 pre-pensionamenti, 1 ricollocazione in altra azienda (30mila euro all’azienda e 30mila al lavoratore). Dieci lavoratori ricollocati nel gruppo Nestlé fuori da San Sisto; 172 restano a Perugia con contratto part-time semestrale a tempo indeterminato».

25 mila euro «Ieri la Giunta regionale – ha aggiunto Barberini – ha approvato una delibera che prevede interventi di politica attiva del lavoro di cui potranno beneficiare i lavoratori coinvolti e che si rivolgono ad aziende di rilevanza strategica che beneficiano della cassa integrazione. La Regione finanzierà attività formative del costo massimo di 2mila euro per lavoratore. Per i lavoratori disoccupati o inoccupati si prevede un percorso per autoimpiego e autoimprenditorialità, con contributo unitario di massimo 25mila euro. Il piano prevede ancora misure per i lavoratori oggetto di licenziamento finalizzata in collaborazione con Anpal, che prevedono orientamento, assegno di ricollocazione, scouting, formazione mirata a ridurre il gap di competenza verso le occasioni individuate con un costo massimo a lavoratore, variabile a seconda del profilo, tra mille e 4mila euro». 

Liberati ha replicato definendo «interessante la risposta. Attendiamo gli esiti concreti di questa delibera. Servirebbe un monitoraggio sulle condizioni economiche dei lavoratori che ricevono incentivi per il loro esubero. Essi, non avendo cultura finanziaria, dopo poco tempo si trovano in situazioni difficilissime, spendono tutto, fanno scelte di investimento sbagliate. Gli incentivi all’esodo devono essere collegati ad una formazione finanziaria specifica».

 

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