Nestlé, 6 novembre nuovo incontro

Si inizia ad entrare nel merito, ma resta la diversità di vedute. Sindacati puntano sulla logistica, Nestlé parla di insourcing. Ipotesi nuovi ammortizzatori

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di P.C.

Non c’è soddisfazione nelle facce dei sindacalisti, ma nemmeno rassegnazione. I rappresentanti dei lavoratori Perugina vanno avanti a giocare questa partita impari con l’ottimismo della volontà, volendo usare una metafora filosofico-calcistica, nonostante lo scoramento che prende quando ci si trova a dover picchiare la testa contro un monolite di nome Nestlé. Prossimo appuntamento il 6 novembre. L’ultimo prima dell’appuntamento al Mise, tre giorni dopo. E non è escluso – anzi molto probabile – che fino a dicembre, o addirittura fino a giugno, ce ne possano essere molti altri.

I COMMENTI A CALDO: PARLANO TOIA E TURCHERIA – INTERVISTA VIDEO

Una fabbrica efficiente Gli esuberi rimangono, questo è certo. Toia lo dice scandendo le parole: «Noi vogliamo una fabbrica efficiente». Sui numeri nessuno si sbilancia, né l’azienda né i sindacati. Ognuno gioca la sua partita e ognuno deve dar conto a qualcuno: i dirigenti alla casa madre Svizzera, i sindacalisti ai lavoratori. Entrambe le parti assicurano di volersi impegnare per rendere questa cura dimagrante il meno ‘impattante’ possibile, con minori ricadute sociali, per usare le parole della nota congiunta di venerdì 13. Ma le strategie restano diverse. Nel prossimo incontro Nestlé presenterà i piani marketing e quelli su estero, come da progetto industriale. I sindacati si vedranno in assemblea e organizzeranno un incontro in Regione per discutere di polo logistico.

Nuove ore di lavoro Il nodo è quello: dove trovarle? L’azienda parla soprattutto di insourcing, che in parole povere vuol dire una cosa molto semplice: far fare ai dipendenti Nestlé i lavori che oggi vengono appaltati ad aziende e cooperative esterne, che quindi a loro volta rischiano di perdere le ore di lavoro che guadagnano in Perugina. Parliamo sostanzialmente di due tipologie di lavori: pulizie e preparazione dei bancali. Anche per questo specifico settore, però, numeri non se ne fanno. E comunque l’azienda vuole garanzie di economicità ed efficienza. Non sarà una operazione a somma zero, ma «una materia tutta da esplorare», dice Toia, sempre attentissimo a scegliere le parole nelle rare volte in cui si concede alla stampa.

Polo logistico: incontro in Regione I sindacati sperano invece che un bel po’ di ore lavoro arrivino dalla creazione di un polo logistico Nestlé a Perugia. Per questo è stato chiesto alla Regione di convocare un nuovo incontro specifico sul tema. Un’idea a cui Nestlé però sembra non credere: «C’erano anche i nostri tecnici della logistica – dice Toia – e possiamo confermare che oggi il polo logistico non avrebbe senso a Perugia, né per le nostre aziende italiane né per quelle del Nord Europa. Parteciperemo comunque all’incontro di cui si è parlato, per ascoltare se ci dovessero essere nuovi elementi finora non valutati».

PRIMA DEL VERTICE: FACCE E SENSAZIONI – IL VIDEO;

La stagionalità Il cioccolato si mangia solo in un certo periodo dell’anno. È una produzione stagionale. E di conseguenza anche le esigenze occupazionali (visto che ormai a Perugia si produce solo cioccolato) seguono questo ciclo. Chi non rientra in questi meccanismi è fuori. La stagionalità è un punto di riferimento del ciclo produttivo che secondo Nestlé giustifica gli esuberi. Secondo i sindacati, invece, potrebbe essere aggirato investendo per vendere cioccolata in tutto il mondo. Nestlé non lo esclude, ma dice che serve tempo: «Lo sviluppo della fabbrica può migliorare il dato occupazionale – ammette Toia – ma sempre seguendo i cicli stagionali. L’emisfero nord funziona con gli stessi ritmi dell’Italia. Per l’altro lato dell’emisfero il discorso è sul lungo periodo». Intanto, ci sono 350mila ore di troppo, circa 360 persone. È su queste cifre che si lavora. 

Nuovi ammortizzatori Tempo prezioso potrebbe arrivare grazie a nuovi ammortizzatori sociali. Alla fine, l’aiuto principale potrebbe giungere, manco a dirlo, ancora una volta dallo Stato: «Leggo che ci sono delle aperture – dice Turcheria – per concedere il beneficio della cassa integrazione e ammortizzatori sociali in deroga alle grandi aziende, questo ci darebbe un po’ di respiro». L’idea è quella di dare tempo al piano industriale di fare il suo corso: inserendosi nei mercati dell’emisfero sud, Nestlé potrebbe aumentare la produzione e aver bisogno di nuovi lavoratori, da riportare in fabbrica. Nel frattempo, l’aiuto dello Stato consentirebbe di tamponare la mancanza di stipendio. Bisognerà ragionarci, magari proprio il 9 novembre.

Trattativa a oltranza Ma i sindacati ci tengono a sottolineare che le risposte debbono arrivare da tutti. Non si può aspettare il governo. Ognuno deve fare la sua parte, dalle parti sociali alle istituzioni, locali e nazionali. «Dalle prossime ore si aprirà un focus specifico per capire cosa fare da questo punto di vista – dice Turcheria – ma sappiamo che non possiamo avere fretta, se il 9 novembre, al ministero, dovessimo renderci conto che ci serve più tempo, chiederemo di aggiornare la riunione. Siamo disposti a trattare fino al 30 giugno».

LE PAROLE DI MAURIZIO LANDINI – INTERVISTA VIDEO

Gli straordinari Intanto in fabbrica si continua a lavorare. Bloccate temporaneamente le fuoriuscite volontarie (e i relativi incentivi), si suda alla catena. Anche con gli straordinari. Che sono minimi, è vero, e che l’azienda chiama in un altro modo. Ma quelli sono. «Li prevede il contratto – spiega Toia – non li chiamiamo straordinari, ma flessibilità. Ci sono alcune linee produttive sature che richiedono flessibilità perché noi ne abbiamo necessità, quindi questa pratica non è in contraddizione con i tagli», specifica a umbriaOn.

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