«’No’ finanziamenti? Allora via da Narni»

Paolini-shock: «Esclusi dai benefici Area crisi complessa per scarso ‘peso’ del settore legno. Meglio nelle Marche, dove assumeremo»

Condividi questo articolo su

Il ‘comparto legno’ – quello in cui opera – non ha premiato la Paolini Spa di Narni che, esclusa dagli interventi finanziabili per il bando per ‘Area di crisi complessa Terni-Narni’ avviato in questi mesi, annuncia: «Delocalizzeremo nelle Marche parte delle nostre attività produttive». Non il massimo per un territorio, quello del ternano, segnato appunto da una pesante crisi, considerando anche che la Paolini impiega – stando al sito web aziendale – 115 unità lavorative su un’area di 13 mila metri quadrati coperti.

«Noi esclusi, per scarso ‘peso’»

«Il comparto legno di cui la Paolini fa parte – scrive l’azienda in una nota – non è stato inserito fra le categorie prioritarie comportando una penalizzazione all’azienda di 25 punti, coi quali sarebbe arrivata seconda, che l’ha esclusa dagli interventi finanziabili. La Paolini da anni si adopera nel territorio per far crescere il proprio settore, ma non può che constatare lo scarso peso che questo ha in ambito socio-politico nel territorio provinciale e regionale».

«Assumiamo altrove. E poi vediamo»

Arriva poi l’amara ‘bomba’ che fa temere risvolti occupazionali pesante – altri – per il territorio: «L’azienda ha così deciso di delocalizzare parte delle attività produttive nelle Marche, dove storicamente il settore legno costituisce un importante tassello per l’economia di quella regione ed offre un importante contributo al Pil nazionale. Delle 30 nuove assunzioni previste pertanto 24 saranno effettuate fuori dal territorio ternano. Nel medio termine saranno poi riviste le strategie attualmente in essere nella sede di Narni».

L’azienda

Dal sito web della Paolini Spa si legge che l’azienda «crea opere di alta ebanisteria. A Narni, nel cuore dell’Umbria, sorge lo stabilimento, 13 mila metri quadrati coperti e 21 mila attrezzati sono le superfici di lavoro, dove le tecnologie avanzate di progettazione realizzazione e logistica si affiancano alle antiche tradizioni artigiane. Ancora oggi la produzione è affidata alle mani di maestri ebanisti che danno forma e pregio ad ogni manufatto, che rimane unico, per la sua storia, per i suoi materiali e per il fascino che esso riesce a trasmettere a chi lo utilizza. La cura del dettaglio nel più piccolo particolare è il marchio di fabbrica Paolini. La Paolini S.p.A. controlla altre società italiane, ognuna con una forte specializzazione nella filiera produttiva dell’alta ebanisteria». Fra i clienti, diversi di primissimo piano come la Ferrari, Borsa Italiana, Scuderie del Quirinale.

Il sistema dei finanziamenti

I provvedimenti relativi all’Area di crisi complessa nascono dalla crisi, appunto, dei settori della chimica e della siderurgia, ritenuti prioritari. A stilare la graduatoria è Invitalia, ovvero il ministero dello sviluppo economico. Il progetto Paolini – nell’ambito della legge 181 del 1989 – sarebbe stato ammesso, ritenuto finanziabile ma non finanziato per la mancanza di risorse. Un’istanza, quella dell’impresa, che potrebbe trovare risposta negli ulteriori avvisi regionali già emanati e in corso di emanazione. Proprio la Paolini – nel contesto dell’azione 3.1.1, specifica per gli ambiti occupazionali (Por Fesr 2014-2020) che mette a disposizione 10 milioni di euro in due distinti ‘avvisi’ – ha presentato (analogamente ad altre 62 piccole e medie imprese del territorio) un progetto con relativo finanziamento di circa 1,5 milioni di euro che potrebbe essere dichiarato ammissibile e quindi finanziato. Altre risorse regionali sono previste nel secondo avviso della misura 3.1.1 (non ancora emanato). Insomma, carne al fuoco ce n’è e la partita sarebbe – in realtà – ancora aperta.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli