Novamont: ricerca a Terni, ma la produzione punta sul Lazio

La buona notizia dell’investimento di 10 milioni di euro lascia aperta la riflessione sull’occasione mancata per la riconversione delle aree ex Basell

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di F.L.

Dieci milioni di investimento, di questi tempi, sono tutt’altro che scontati. Come quelli che ha annunciato la Novamont a Terni, dove dal 2021 – secondo i piani dell’azienda – entrerà in funzione un impianto dimostrativo per la produzione di acido 2,5 furandicarbossilico (FDCA) ottenuto da zuccheri, destinato al settore del food packaging. Si tratta dunque di un impianto ‘pilota’ – come la direzione di Novamont ha spiegato ai sindacati in un incontro che si è svolto giovedì – dove potrà essere avviata la ricerca su questa particolare materia prima che, una volta perfezionata, potrà essere utilizzato per produrre Mater-bi di V generazione utilizzabile in imballaggi, con proprietà barriera all’ossigeno e all’anidride carbonica.

L’altro investimento

Il tutto, se la sperimentazione darà le risposte che ci si aspetta, dovrebbe completarsi in un arco temporale di circa 3 anni, al termine del quale si prevede l’assunzione di una dozzina di lavoratori per passare alla seconda fase operativa. Un elemento, quello del trasferimento di parte della ricerca anche nel polo chimico ternano, ovviamente accolto con favore dalle rappresentanze sindacali, anche se è inevitabile una riflessione sull’altro investimento annunciato contestualmente da Novamont, stavolta nello stabilimento di Patrica (Frosinone). Qui verrà di fatto raddoppiata la produzione di Mater-bi: storicamente prodotte a Terni, con una capacità installata di 110 mila tonnellate annue, dal mese di agosto le bioplastiche a base amidacea Mater-bi sono prodotte anche nell’impianto laziale Mater-Biopolymer, dove sono disponibili altre 40 mila tonnellate annue di polimero. In termini di occupazione, l’ampliamento della produzione significa una quarantina di posti di lavoro in più, numeri decisamente diversi da quelli previsti a Terni.

Il nodo delle aree

Spontanea la domanda sorta ai sindacati di fronte ai rappresentanti aziendali: bellissimo il capitolo ricerca, ma come mai non si è scelto di incrementare a Terni la produzione di Mater-bi, lì dove è nata? «Perché nel frusinate c’erano degli spazi da riconvertire (l’ex impianto Mossi&Ghisolfi inaugurato ad ottobre 2018 da Novamont, con un investimento complessivo di 100 milioni di euro, ndr) è stata la risposta» spiega il segretario provinciale della Femca Cisl, Fabrizio Framarini. Spazi che, è la seconda riflessione di Framarini, non mancherebbero neanche a Terni, visto che a disposizione ci sono le aree ex Basell, 40 ettari di terreno tuttora inutilizzate. «La bonifica è stata completata – continua il sindacalista -, ma delle trattative per acquisirle da parte della cordata che si era fatta avanti (formata dalla stessa Novamont, da Cosp Tecno Service e dalla Regione, ndr) non si è più saputo nulla». Un’ipotesi, quella dell’acquisto, dunque caduta nel vuoto che, oggi più che mai, a quasi otto anni dall’inizio della trattativa, ha il sapore di un’occasione persa. In bocca – al netto della buona notizia dei 10 milioni di investimento di arrivo – rimane un gusto decisamente agrodolce.

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