Novelli: «Busta paga con zero euro»

Il caso, denunciato dalla Filt Cgil, si riferisce ad un lavoratore della Novelli Service, che si occupa dei trasporti del gruppo

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di A.V.

Il passaggio di mano del gruppo Novelli, denuncia la Cgil, «ha rappresentato certamente una buona notizia per i lavoratori, ma non ha purtroppo risolto tutte le problematiche aperte, tra le quali spicca quella dei lavoratori di Novelli Service (la società del gruppo che si occupa di trasporti)».

«Soldi in prestito» Alessandro Rampiconi, segretario della Filt Cgil dell’Umbria, torna a denunciare «la gestione superficiale dell’azienda Novelli Service, che chiedeva in prestito i soldi ai lavoratori per pagare il servizio del soccorso stradale, senza mai restituirli. Una storia che continua, ancora oggi, senza ritegno, con i ritardi negli stipendi, rigorosamente spezzettati per tutti i lavoratori». Tutti tranne uno.

Zero euro in ‘busta’ C’è un lavoratore, infatti, spiega Rampiconi, «al quale lo stipendio è stato negato del tutto, solo perché ha finito il periodo di comporto della malattia e le ferie (in caso di malattia, il lavoratore ha diritto a conservare il proprio posto di lavoro per un determinato periodo, tale periodo è, appunto, chiamato ‘comporto’; ndr), in attesa che il medico competente formalizzi la non idoneità alla guida. Va segnalato che le ferie sono state imposte dal preposto e nessuno ha informato l’interessato della fine dell’istituto contrattuale, salvo poi emettere una busta a ‘zero euro’».

Situazione drammatica Inutile dire che, al momento, «la situazione del lavoratore e della sua famiglia è drammatica. Come Filt Cgil – insiste Rampiconi – intendiamo intraprendere tutte le iniziative necessarie per tutelare lui e gli altri lavoratori, tanto più in una fase ancora di grande incertezza sul futuro del gruppo nella sua interezza».

La storia La situazione drammatica del lavoratore è iniziata a febbraio 2016 quando, un giorno, durante un turno di lavoro, ha dovuto accostare il camion perché non aveva più sensibilità né agli arti superiori né a quelli inferiori. Dopo aver avvisato l’azienda e aver chiamato un’ambulanza è stato portato in ospedale dove gli sono state diagnosticate sei ernie. «Non sappiamo se la sua condizione di salute è questa a causa del lavoro che ha fatto per 16 anni – dice la moglie, Roberta Sala – ma siamo convinti che sia così. Ha viaggiato per anni e anni su camion fatiscenti». Una volta rimessosi in sesto è andato dal medico aziendale che gli disse che non avrebbe mai più potuto fare quel tipo di lavoro.

LE PAROLE DELLA MOGLIE – IL VIDEO

Il medico aziendale «Il medico gli ha detto questo solo ed esclusivamente a voce – continua la moglie – senza aver mai messo nulla per scritto. Quindi cosa è successo? Mio marito è andato avanti usando tutti i buoni malattia a sua disposizione. Quando sono finiti l’azienda sottoposta alla Novelli Service gli ha detto che per continuare a stare a casa avrebbe dovuto usare le sue ferie. In tutta questa situazione, nonostante le chiamate e le richieste ripetute, il medico ancora non aveva certificato la sua condizione e tuttora non l’ha fatto. Ma è una cosa che deve fare per legge».

La busta paga Mentre l’uomo usufruiva, quindi, delle sue ferie per stare a casa è venuto allo scoperto il ‘gioco dell’azienda’. «Quando sono andata a controllare lo stipendio mi sono accorta che da ottobre la sua busta paga è di zero euro. Allora ho chiamato l’ufficio personale dove mi hanno risposto che lo avevano messo in aspettativa senza retribuzione. Tutto questo senza che lui firmasse niente e senza che nessuno lo avvisasse. Certo, all’azienda fa comodo così. Un uomo che non può lavorare sta a casa, senza essere pagato, e loro si risparmiano di cacciarlo e di pagargli la liquidazione. Mi hanno detto che lo hanno fatto “per salvaguardare il suo posto di lavoro”. A sì loro così salvaguardano il suo posto di lavoro? Ma la mia famiglia chi la salvaguarda? Abbiamo due figli disoccupati, e mio padre disabile che sta in coma, io gli faccio da badante e non posso lavorare, mio marito sta così. Se lo avessero licenziato almeno avrebbe potuto prendere la disoccupazione».

Le vie legali «Abbiamo deciso di mettere un avvocato – continua Roberta – che ha parlato con l’avvocato dell’azienda, Ferretti, che è anche il capo del personale della Novelli Service, il quale ha detto che come gesto umanitario era riuscito a farci avere la 13esima. Quindi per dicembre abbiamo avuto 500 euro. A quel punto il nostro avvocato ha richiamato Ferretti per cercare di avere un incontro, almeno per parlare con l’azienda e capire perché hanno fatto questa mossa. Hanno assicurato che tra il 27 e il 30 dicembre avremmo finalmente avuto un confronto. Ecco. Siamo al 4 gennaio e dalla Novelli Service tutto tace. Dopo 16 anni di lavoro io penso che almeno scambiare due parole sia una questione di rispetto. Vogliamo giustizia».

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