Nuovo volto alla città: «Terni, si può fare»

La Cgil stima oltre 300 immobili di proprietà del Comune: «Recuperare il patrimonio fatiscente per sollevare dalla crisi il settore edile»

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di Francesca Torricelli

Ridisegnare e riqualificare Terni, recuperando le aree degradate, le vecchie strutture fatiscenti, per ridare alla città un profilo nuovo. Proprio su questo la Cgil di Terni si interroga e propone idee per il recupero del patrimonio immobiliare di proprietà del Comune.

Patrimonio da recuperare Ci sono tre certezze per la Camera del lavoro: «La crisi abitativa e del settore edile e un patrimonio fatiscente da recuperare. Una normativa europea ci dice di azzerare il consumo di suolo entro il 2050, per cui l’edilizia non dovrebbe più impegnare porzioni di territorio ‘vergine’ per costruire. Cosa fattibile perché ci sono tantissime costruzioni, residenziali e non, che potrebbero essere recuperate, permettendo il rilancio dell’attività dell’edilizia e dando una risposta ad una crisi alloggiativa».

Il Sunia Prima di tutto, però, bisognerebbe capire quanti e di che tipologia sono gli appartamenti di proprietà del Comune. Secondo le stime del sindacato dovrebbero essere più di 300, ma umbriaOn ha provato ad interrogare il Sunia di Terni, ovvero il sindacato di inquilini e assegnatari. «Sarebbe utile anche per noi saperlo», questa la prima risposta che riceviamo. «Abbiamo più volte chiesto al Comune di fare una mappatura di ciò che è di sua proprietà, di ciò che eventualmente può essere dato in locazione e di quello che c’è da manutentare, perché purtroppo nessuno è a conoscenza di quanti immobili sono di proprietà dell’ente. Abbiamo provato a chiedere anche all’Ater, ma anche da lì non abbiamo avuto dei numeri precisi».

Abbattere il vecchio per costruire il nuovo Una volta censito tutto il patrimonio immobiliare, secondo la Cgil, «il procedimento potrebbe essere quello di abbattere il vecchio e ricostruire il nuovo, con criteri completamente diversi dai precedenti, incidendo positivamente sull’impatto ambientale con una ecocompatibilità assolutamente diversa rispetto al passato. Questo, ovviamente, implicherebbe dei costi notevoli e una scarsa ‘appetibilità’ da parte del privato che opera con lo scopo del guadagno. La soluzione potrebbe essere quella di una sorta di compartecipazione che attiri investimenti privati da parte di imprese che in questo settore potrebbero vedere una frontiera per restituire respiro alla propria attività e tornare, quindi, a costruire».

I soggetti da coinvolgere Dal punto di vista della rappresentatività, secondo il sindacato ternano, «i soggetti che potrebbero essere coinvolti nel recupero, sono Ance – l’Associazione nazionale costruttori edili – e Confartigianato, che dovrebbero essere chiamati attorno ad un tavolo, dove rappresenterebbero gli interessi dei propri iscritti, per capire se c’è la possibilità e la volontà di mettere in piedi un processo virtuoso che prenda in mano e provi a ridisegnare il profilo di questa città». L’idea è stata lanciata, l’appello del Sunia su una possibile e utile mappatura anche: ‘palla’ – ora – a chi potrebbe raccoglierla per iniziare a ipotizzare una nuova direzione di sviluppo.

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