Officine De Martino, operai fermi da mesi

Gualdo Tadino, la cooperativa che doveva rilanciare il mercato delle cucine in realtà non ha mai avviato la produzione. Ma la presidente assicura: «Entro un mese si parte»

Condividi questo articolo su

Si è presentata ai media lo scorso dicembre con un’idea brillante, che coniugava lungimiranza imprenditoriale e attenzione al sociale: recuperare una parte degli operai ex Merloni rimasti senza lavoro, rimetterli in pista riattivando la produzione sul territorio, proponendo sul mercato cucine innovative, disegnate e realizzate come fossero automobili.

Annunci roboanti Comunicati, ricerche di personale, addirittura, prima ancora di aprire le porte dello stabilimento, ben 30 assunzioni a tempo indeterminato fra operai, amministrativi ed esperti del settore. Di questi tempi una rarità. Ovviamente l’operazione è stata salutata come una manna dal cielo da un territorio, quello a nord est dell’Umbria, a ridosso delle Marche, massacrato dalla crisi e dal terremoto. E poi c’era l’aspetto romantico della prima cooperativa metalmeccanica in Italia.

Una bella storia da raccontare Insomma, quella della ‘De Martino Officine’, società cooperativa nata a fine autunno su input di Carmen De Martino, manager che si è presentata all’opinione pubblica con un curriculum che elencava precedenti esperienze in altre cooperative del centro-nord Italia, che ha messo insieme imprenditori e lavoratori (17 i soci costituenti) per mettere su l’attività, contando in primis sulla voglia di riscatto degli operai umbri, sembrava una bella storia da raccontare. E infatti è stata raccontata su tanti giornali.

Capannone a Gualdo Tadino L’azienda, con sede legale e amministrativa a Nocera Umbra, puntava (anzi, occorre dire ‘punta’, almeno fino a prova contraria) a conquistare i mercati esteri ma senza dimenticare il territorio, coniugando la produzione anche ad iniziative sociali nel settore dell’enogastronomia: era stata già annunciata la partecipazione a due manifestazioni culinarie toscane nel 2017. Tutto molto bello. Almeno sulla carta. Sì perché – seppure qualche giornale la definisse già a dicembre ‘azienda leader nel settore’ – la De Martino in quasi quattro mesi non ha ancora avviato la propria attività: non solo non ha prodotto nemmeno una cucina, ma gli operai non hanno nemmeno cominciato a lavorarci.

Dall’azienda spiegano Il capannone di Gualdo Tadino finora appariva spoglio, con solo quattro banchi di assemblaggio e poco altro, perché gran parte del lavoro sarebbe stato fatto all’esterno e nella sede operativa delle ‘Officine’ sarebbe avvenuta solo l’ultima fase di produzione, quella dell’assemblaggio e del confezionamento. Ma è tutto pronto, dicono: c’è già la gamma dei prodotti, ci sono i disegni, c’è il campionario, ci sono addirittura dei potenziali compratori. C’è tutto. Allora perché non si è ancora partiti? Problemi tecnico-burocratici di cui si stanno occupando i legali. Ma presto sarà tutto risolto. 

I dubbi degli operai Certe domande se le sono fatte anche molti operai, che in questi mesi non solo non hanno praticamente mai lavorato (almeno non per ciò che erano stati assunti) ma non hanno nemmeno percepito lo stipendio che era stato loro promesso (giusto qualche acconto assai parziale). Il motivo è facile da capire: se non c’è produzione, non c’è vendita, non ci sono incassi, quindi non possono esserci i soldi per pagare i dipendenti. E in una cooperativa che si presenta ‘come una famiglia’ può anche capitare che, nell’attesa che si risolvano i problemi tecnici, operai assunti per lavorare all’assemblaggio dei prodotti, magari si ritrovino a ristrutturare il capannone che ospita l’azienda. Occorre avere un po’ di pazienza.

La pazienza ha un limite, però Alcuni hanno compreso e aspettano ancora. Altri no. E si sono dimessi. O hanno preteso il licenziamento, per poter almeno usufruire del contributo di disoccupazione. Con la conseguenza che, dei 30 dipendenti inizialmente contrattualizzati, ne sono rimasti meno di 20. E anche i soci della cooperativa sono diminuiti. Alcuni di loro, come ha appreso umbriaOn, erano operai che nella cooperativa avevano messo anche parte della liquidazione. Somme dai 4 ai 6mila euro.

«La cooperativa non chiuderà» Questo è quanto assicurano dalla ‘De Martino’. Anzi, presto i problemi logistici saranno risolti e la produzione partirà esattamente come previsto dal piano industriale. Entro un mese, promettono. Ancora non si sa dove. A quel punto, saranno spiegate tante cose che al momento non possono essere rivelate perché – ci dicono – ci sono iniziative giudiziarie in corso. Gli operai fuoriusciti protestano, si lamentano, lanciano frasi sibilline, ma ufficialmente non vogliono parlare. Nemmeno loro. Almeno per il momento.

C’è tensione Eppure i presupposti erano diversi: «Ho scelto uomini e donne di grande talento – affermava Carmen De Martino all’inizio dell’avventura – non sono e non saranno numeri. Non ci saranno operai, ma addetti di laboratorio. Mi piace pensare che siamo un’azienda delle famiglie. Un nuovo modello di cooperativa, nella quale siamo tutti uguali, tutti partecipi e tutti importanti, dove i principi fondamentali sono ‘aiutarsi’, ‘sostenersi’, condividere amicizie, esperienze, e dove nessuno è più solo. Vogliamo concretamente dimostrare che uniti si può vincere».

Carmen de Martino

L’unità non c’è più Per questo, alla fine, la presidente della Cooperativa accetta di parlare a patto di rivolgersi direttamente ai suoi dipendenti: «Purtroppo la burocrazia non mi ha aiutato e ho subìto dei rallentamenti, ma fra un mese – assicura Carmen de Martino – comincerà la produzione ed esporteremo i nostri prodotti in tutto il mondo. Sento sulle mie spalle la responsabilità di tante famiglie, sono una di voi e sono sempre stata con voi, sono una donna, sono una madre e un imprenditore che ha sempre cercato di dare una mano al territorio, l’ho fatto con cuore e continuerò a farlo. Questo territorio mi ha insegnato tanto, mi ha fatto conoscere la forza e la dignità di persone che hanno vissuto anni di difficoltà e che non si sono mai arrese».

Guerra legale Ora non si arrenderanno di certo. Non si arrenderà nessuno. Gli operai promettono di andare avanti, agendo se necessario anche dal punto di vista legale per recuperare almeno in parte gli stipendi. Dal canto suo, anche Carmen de Martino assicura che farà valere le proprie ragioni in tutte le sedi, sia verso chi ha creato gli intoppi alla produzione sia verso chi lederà la sua immagine e quella della cooperativa. E non si arrenderà nemmeno umbriaOn, che a questo punto vuole proprio vedere come andrà a finire.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli