Omofobia, politica spaccata in Umbria

Sergio De Vincenzi alza i toni: seduta sospesa. Poi manca il numero legale e quindi tutti a casa, se ne riparla il 4 aprile. Polemiche roventi: tutti contro la giunta

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Era il giorno atteso da anni. Ma martedì in consiglio regionale non si è discussa la legge contro l’omofobia e la transfobia, proposta dai consiglieri di maggioranza Giacomo Leonelli e Attilio Solinas. Mancanza del numero legale e via. Fuori da palazzo Cesaroni non si placano le proteste. Al grido di «chi rimanda è complice, noi non ce ne andiamo», gli attivisti della comunità LGBT pretendono spiegazioni dal Partito democratico dopo che, per l’assenza del numero legale, la discussione della legge è stata nuovamente rimandata. Questa volta al 4 aprile.

Leonelli Il segretario del Pd Giacomo Leonelli, per calmare le acque, ha quindi invitato i ragazzi a entrare nella sala della Partecipazione di palazzo Cesaroni per dare spiegazioni di quanto accaduto. «Noi firmatari – ha assicurato – vogliamo questa legge quanto la volete voi. È una proposta che è nel programma del Pd e riteniamo giusto che si porti in votazione quella promessa. Purtroppo siamo gli unici a volere questa legge, bastava un membro dell’opposizione per avere il numero legale. Proseguiremo con le votazioni il 4 aprile: aver iniziato l’iter assembleare ed è già un passo in avanti». Quanto alle assenze di oggi nelle fila della maggioranza, Leonelli si dice convinto che non siano strategiche: «Casciari è a Strasburgo, la presidente Marini è firmataria del famoso emendamento di natura finanziaria, ma fino alle 13 è stata a palazzo Chigi per una riunione straordinaria, Guasticchi doveva rientrare alle 16. Il rischio di non essere 11 in aula in alcune fasce orarie c’era. È stato però un modo per iniziare l’iter. La discussione non è rinviata. Purtroppo ci rendiamo conto di essere soli, non mi aspettavo che nessuno delle opposizioni sarebbe rimasto in aula». La promessa è che il Pd cercherà una sintesi che non scenda troppo a compromessi. «La mia intenzione è quella di approvare questa legge così, sono disponibile a mediazioni ma non a rinunciare all’irrinunciabile. L’impegno è di riprendere dalla relazione di minoranza il 4 aprile. Non sono disposto a tornare indietro e ripartire dal via».

Bucaioni e Chiacchieroni a confronto

Bucaioni Il presidente di Omphalos, però, non ci crede più. «A me sembra un dejavu – dice Bucaioni – due settimane fa eravamo qua e si discuteva di un errore e ricevevamo rassicurazioni. Poi un consigliere del Pd ha presentato un emendamento con il chiaro obiettivo di affossare la legge». Il dubbio, per Bucaioni, anche alla luce dell’emendamento di Smacchi, è lecito: «Il Partito queste imboscate le tollera o prende posizione netta? C’è o no una maggioranza? Oggi è stata un’ulteriore figura barbina: perché non hanno sospeso la seduta se alle 15 ci sarebbero stati tutti? Noi abbiamo perso fiducia. A noi serve che voi l’atto lo votiate e che tutti si assumano la responsabilità del voto». Ma il bersaglio dell’Omphalos è anche il M5s, che si è detto a favore della legge ma oggi è uscito dall’aula. «Il loro atteggiamento è quello di mettere in difficoltà la maggioranza sulla pelle di noi cittadini. Così i cittadini si allontaneranno dalla politica».

BUCAIONI (PRESIDENTE OMPHALOS): «SCANDALOSO. ENNESIMO TENTATIVO DI AFFOSSARE LA LEGGE», VIDEO

La rabbia di De Vincenzi Ad aprire la discussione in aula era stato l’acceso intervento del consigliere d’opposizione Sergio De Vincenzi, che fin dall’inizio si è opposto alla conversione in legge della proposta volta a contrastare l’omofobia e le discriminazioni sull’identità di genere tramite istruzione, formazione e cultura. De Vincenzi ancora una volta ha chiesto, alzando i toni e causando la sospensione della seduta per dieci minuti, di non inserire l’atto in ordine del giorno, perché «privo della copertura della norma finanziaria» necessaria. Atto che, invece, è risultato iscrivibile sulla base del parere tecnico pervenuto dagli uffici, letto in aula dalla presidente dell’assemblea Donatella Porzi. Proprio questo ha scatenato la dura reazione di De Vincenzi che al grido «Non ci stiamo, bisogna farla finita», ha lanciato fogli in aria e si è scagliato contro la presidente, costretta a sospendere la seduta per riportare la calma. «Noi andiamo a emendare un articolo che di fatto non esiste – ha detto – la legge è uscita non coperta di fatto finanziariamente. O rispettiamo le norme o ce ne andiamo tutti a casa».

L’INTERVENTO ‘SOPRA LE RIGHE’ DI DE VINCENZI – IL VIDEO 

«Inadeguatezza» Dopo, invece, De Vincenzi ha detto che «PD e la giunta regionale hanno dato ampia dimostrazione di disarmante inadeguatezza politica che sta conducendo, oramai, ad una deriva amministrativa arrogante. Il tentativo, ancora una volta, è stato quello di piegare le regole democratiche a favore dei diritti di una minoranza “di opinione”, con modalità di azione tipiche di un regime dittatoriale. Quanto è accaduto oggi, lo vogliamo sottolineare, è stato un grande risultato per la democrazia. Senza nessuna vergogna la maggioranza stava per imporre nuovamente all’attenzione dell’Aula l’approvazione di una norma, quella sulle discriminazioni sessuali, che, ricordiamo, è uscita dalla Terza Commissione consiliare senza che ne venisse aggiornata la copertura finanziaria. Una giornata tuttavia paradossale nella quale le associazioni LGBTI hanno dovuto ripiegare le proprie speranze (almeno momentaneamente) di fronte ad un’Aula decimata. La stessa Marini, evidentemente impegnata su fronti molto più importanti di questo, ha lasciato il suo scranno vuoto, facendo pesare la sua assenza che sta indispettendo tutta la frangia associazionista omosessuale, che da l’ha sempre sostenuta a spron battuto. Ne è risultato che, in questo momento, la maggioranza PD ha calamitato a sé sia le ire delle associazioni LGBTI sia quelle delle associazioni per la tutela della famiglia. Un risultato sorprendente, non c’è che dire, che ci ha dimostrato, sebbene non ce ne fosse bisogno, che il PD e questa giunta regionale hanno la capacità straordinaria di complicarsi la vita, scegliendo vie irte che nessun altro avrebbe praticato. È purtroppo triste considerare che di questa totale incompetenza, inefficienza e drammatica presunzione ne stanno facendo le spese, giorno dopo giorno, i cittadini umbri con le loro piccole e grandi necessità».

«Muore la democrazia» Ed anche sulla sua pagina Facebook, nel pomeriggio, De Vincenzi ha ribadito la posizione presa in mattinata, di aperta opposizione nei confronti della giunta Marini. Assieme al post, in cui attacca la maggioranza, appaiono anche due manifesti funebri con scritto «Oggi muore la democrazie in Umbria» e «I diritti di qualcuno vengono prima delle regole democratiche». Il consigliere non accenna a placarsi e attacca: «Le sedute del Consiglio Regionale del 14 marzo e quella odierna – scrive – sono destinate ad incidere pesantemente sulla credibilità e sulla tenuta delle Istituzioni regionali. Tutte le forze politiche dell’emiciclo condividono prima le regole del gioco democratico e poi, alla prima occasione, la maggioranza le forza per affermare con arroganza una forza che già dovrebbe essere scritta nei numeri. Pessimo spettacolo offerto ai cittadini dai quali si pretende legalità e partecipazione, ma ai quali non si mostra altrettanta coerenza e credibilità».

«Forzatura grave» Dello stesso parere di De Vincenzi è un altro consigliere d’opposizione, Marco Squarta, che ha attaccato il metodo con cui si è arrivati all’iscrizione della proposta di legge all’ordine del giorno. «Si è verificata una cosa assurda a livello tecnico: se la legge viene approvata nel 2016 con copertura 2016, oggi nel 2017 non c’è. Non c’è parere che tenga, si tratta di una forzatura inaccettabile. Siamo arrivati ad iscrizione di una legge che non aveva copertura finanziaria e creiamo un precedente grave».

Il vescovo Una chiara presa di posizione, intanto, è stata presa anche dal vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, delegato della Conferenza episcopale umbra per la famiglia. Sorrentino ha lanciato un appello alla «reciproca comprensione, alla attenta riflessione, alla comune responsabilità. Quanti hanno a cuore i valori della convivenza ispirata a questi valori, non dimentichino che il tema della famiglia, nella sua verità naturale che fa di un uomo e una donna partner di vita stabile e generatrice di figli, non è una questione marginale. Ne va del presente e del futuro della società». Pure ammettendo che «l’obiettivo di scongiurare la discriminazione in base agli orientamenti sessuali dei singoli è plausibile», il presule ha sottolineato che «ciò non esime dalla valutazione etica dei comportamenti oggettivi. Nessun bavaglio può essere messo ai pensieri e alle parole, tanto meno alla coscienza, e la democrazia senza dibattito è destinata a degenerare nel totalitarismo del pensiero unico. Lo stile esagitato e gli insulti reciproci non servono». Poi, la richiesta ai credenti: «Impegno della preghiera e della testimonianza, mentre invio un cordiale saluto a quanti, nella pubblica opinione o nei luoghi della politica, sono impegnati nel dibattito su questi temi cruciali». 

IL CONFRONTO TRA BUCAIONI E CHIACCHIERONI, VIDEO

La Marini con Curcio

Catiuscia Marini La presidente della Regione era impegnata in mattinata a Roma con il ‘premier’ Gentiloni per le misure post terremoto. In merito, palazzo Donini fa sapere che «Catiuscia Marini aveva informato con largo anticipo la presidente dell’assemblea legislativa, Donatella Porzi, che sarebbe stata presente non appena conclusi gli impegni a Roma per le questioni legate al sisma. La presidente aveva comunque assicurato la sua presenza in Consiglio regionale nella seconda parte della giornata».

«Marini tradisce gli impegni» Per Andrea Liberati (M5S) «negli ultimi 15 giorni la maggioranza in Regione Umbria non ha trovato un accordo minimo nel suo seno, e anche oggi non c’erano i numeri in Aula. Mancava il numero legale, poiché i membri di maggioranza erano 10 su 21: nemmeno il minimo sindacale, come non di rado avvenuto fin qui. Avremmo votato la legge sull’omofobia, ma Catiuscia Marini era assente: eppure poteva tranquillamente spedire l’assessore esterno a Roma per l’ennesima riunione sul terremoto, finora gestito a suon di annunci. Se la Marini – fatto già accaduto in passato – avesse delegato un membro esterno della Giunta (questi non è computato ai fini del numero legale), la presidente avrebbe consentito, con la sua presenza, la discussione della legge. Con ogni evidenza non c’è stata la volontà, al di là di parole, annunci, grafiche sui social, ma solo la cinica pretesa di tenere saldamente i piedi su due staffe, nonostante impegni assunti addirittura da 10 anni. Il PD sia per una volta responsabile e riporti in Aula la legge, con tutti i crismi, fugando i residui dubbi sul piano procedurale, in modo da assicurare il rispetto delle regole democratiche, a garanzia di ognuno».

La Cgil Approvare il testo così come è uscito dalla commissione – contro l’emendamento proposto dal consigliere Smacchi –  è invece l’appello della Cgil, che ha affidato a una nota la sua posizione. «La Cgil regionale auspica l’approvazione del testo così come licenziato dalla commissione consiliare, visto che non sarebbe utile inserire il richiamo suggerito dal consigliere Smacchi attraverso il suo emendamento all’art. 1. Infatti, quell’emendamento rischia di creare sacche di legittimazione di comportamenti discriminatori in molti ambiti. Comportamenti che dovrebbero essere stigmatizzati e non legittimati da una norma “salvacondotto”. Se è vero che la Costituzione garantisce la libertà di espressione, è altrettanto vero che questa libertà non deve essere usata per diffondere odio, paure infondate o discriminazioni, come spesso accade».

Impegni istituzionali «Sono stati impegni istituzionali a determinare la mancanza del numero legale in Aula quest’oggi per la discussione della legge anti omofobia, quello improvviso della presidente Marini a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Gentiloni e della consigliera Carla Casciari a Strasburgo», affermano Gianfranco Chiacchieroni, capogruppo del Partito democratico a Palazzo Cesaroni, e Giacomo Leonelli, segretario e consigliere regionale Pd. «La legge per promuovere la cultura della non discriminazione delle persone sulla base del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere, di cui siamo cofirmatari insieme al consigliere Solinas, una delle prime proposte che abbiamo avanzato in questa legislatura, ha comunque fatto un primo passo in Aula, proprio grazie allo svolgimento della relazione di maggioranza». Nella seduta convocata per il prossimo 4 aprile, concludono Chiacchieroni e Leonelli, «contiamo di proseguire la discussione e di addivenire all’approvazione di questa importante legge che l’Umbria attende da anni, per favorire e supportare una coscienza collettiva che rifiuti l’omofobia, agendo lungo le fondamentali linee dell’istruzione, dalla formazione professionale e dell’integrazione sociale».

Lega Nord Per Emanuele Fiorini e Valerio Mancini, consiglieri regionali della Lega Nord, «quanto accaduto oggi nell’Aula di Palazzo Cesaroni conferma le difficoltà di Catiuscia Marini nel tenere insieme le anime del suo partito. Quanto promesso solo una settimana fa dalla presidente della Giunta è stato completamente disatteso nonostante atteggiamenti arroganti e forzature del regolamento che rischiano di creare un precedente pericoloso e lesivo delle prerogative dei consiglieri. L’atto, oltre che irricevibile nell’attuale formulazione, era e resta impresentabile poiché la procedura adottata per la sua iscrizione all’ordine del giorno in Aula è in netto contrasto con quanto previsto dal regolamento assembleare. La Marini non è riuscita, fino ad oggi, a risolvere le grandi questioni dell’Umbria (i dati economici negativi sono sotto gli occhi di tutti) e ora per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica ha deciso di affrontare con arroganza e superficialità un tema delicatissimo quale quello dei diritti individuali e della lotta alle discriminazioni». 

Il ‘no’ di Ricci «Voterò no, e oggi sono uscito dall’Aula per far mancare il numero legale, alla legge proposta in Umbria in materia di discriminazioni in quanto, pur in presenza di misure tese a salvaguardare i diritti delle persone e ogni discriminazione, emerge, in particolare sul piano educativo e culturale, una prevalente prospettiva omosessuale, che sfiora aspetti di proselitismo. Bisognava, su questo punto, rimanere più neutri, affidandosi alla libertà di ogni persona», il consigliere regionale Claudio Ricci (RP) spiega la sua posizione sulla proposta di legge contro l’omofobia. «Sono sempre stato per la famiglia naturalmente costituita da uomo, donna e figli: il mondo è nato così e questa è la naturale antropologia della razza umana. Comunque, tutto ciò nel rigoroso rispetto di ogni pensiero, nonché facendo attenzione che ogni persona abbia gli stessi diritti e non sia discriminata in nessun modo e luogo, men che meno in relazione ai suoi orientamenti sessuali». Secondo Ricci «hanno ragione le associazioni legate all’omosessualità che oggi pomeriggio hanno manifestato fuori da Palazzo Cesaroni chiedendo alla ‘loro maggioranza’ di prendere una decisione. In democrazia, malgrado la legge elettorale in Umbria abbia chiari presupposti di illegittimità, chi vince deve assumersi l’onere di governare e mantenere gli impegni presi, quindi anche quelli con le associazioni legate all’omosessualità. Agli umbri che sfiorarono il miracolo di cambiare la notte delle elezioni del 31 maggio 2015 diciamo che a breve il tanto atteso cambiamento ci sarà, attraverso competenza, credibilità e capacità di fare per il bene comune».

Il rammarico «La mia partecipazione alla 32esima sessione del ‘Congresso dei poteri locali e regionali’ era programmata da mesi e comunicata ufficialmente alla presidente dell’Assemblea legislativa, Donatella Porzi, lo scorso 14 marzo. Ma mi rammarico lo stesso di non poter essere stata presente oggi in Aula per garantire il numero legale», spiega la consigliera regionale Carla Casciari (Pd) impegnata in questi giorni al Consiglio d’Europa di Strasburgo. «Ho sempre sostenuto la legge per promuovere la cultura della non discriminazione delle persone sulla base del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere, esprimendo anche il mio voto favorevole in terza commissione lo scorso 22 giugno. Sono partita per Strasburgo sapendo che, con alcuni aggiustamenti, tutti i consiglieri del Pd, tranne uno, l’avrebbero sostenuta. Quindi non capisco cosa sia successo. A questo punto sono contenta che la discussione in Aula sia rimandata al prossimo 4 aprile per poter contribuire attivamente alla sua risoluzione ed approvazione. Questa legge è attesa da anni nella nostra regione. E’ necessaria in quanto reca un programma di interventi volti a favorire il raggiungimento dell’uguaglianza tra le persone a prescindere dal loro orientamento sessuale e dalla loro identità di genere in un Paese dove le stesse sensibilità del Pd hanno già riconosciuto le unioni civili».

Le difficoltà «La discussione della legge ‘Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale’, che sta facendo il suo cammino da dieci anni, è iniziata. Sarà compito di tutti noi farla proseguire, riprendendo il dibattito consiliare a partire dalla relazione di minoranza, già dalla prossima seduta dell’Assemblea legislativa», la presidente dell’Assemblea legislativa Donatella Porzi, nel pomeriggio di martedì, ha incontrato una delegazione delle associazioni Lgtb. «Sicuramente l’Assemblea legislativa costituita da 20 consiglieri e i numerosi impegni istituzionali ai quali è chiamata la Giunta mettono in difficoltà lo svolgimento di un sereno e agevole calendario dei lavori di Palazzo Cesaroni. Per questo è opportuno un richiamo alla responsabilità di tutti, affinché l’Assemblea possa svolgere le proprie funzioni senza difficoltà. Quanto alla seduta odierna la discussione della legge è stata rimandata a causa della mancanza del numero legale dovuto ad assenze legate ad impegni istituzionali e che hanno tenuto lontana dall’Aula la stessa presidente Marini, con le minoranze che hanno preferito uscire dall’Aula piuttosto che consentire lo svolgimento della discussione».

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