Ortogeriatria ospedale Terni, nuovo modello

Entrato a regime a metà novembre: approccio integrato multidisciplinare e multiprofessionale per la presa in cura dei pazienti over 75 con frattura del femore

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Un modello di cura e di gestione dei pazienti sopra i 75 anni con frattura del femore attraverso un approccio integrato multidisciplinare e multiprofessionale (ortopedico, geriatrico, riabilitativo, nursing e sociale, capace di assicurare un percorso di continuità assistenziale al paziente anziano pluripatologico e fragile. Si chiama ortogeriatria ed è entrato in regime all’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni il 15 novembre.

Il percorso

Si tratta in definitiva di un nuovo modello di presa in carico dell’anziano: l’ortogeriatria verrà ora garantita da un borsista geriatra e prevede l’adozione di determinate pratiche teraupetico-assistenziali definite in un modello di continuità assistenziale: gli anziani con frattura del femore hanno l’intervento garantito entro 48 ore e sono seguiti con costanza sia dall’ortopedico che dal geriatra fino alla fase di dimissione.

Il nuovo modello

Il direttore generale dell’ospedale di Terni, Maurizio Dal Maso, sottolinea che «non possiamo naturalmente ignorare che oltre ad essere centro di insegnamento e di riferimento per l’alta specialità, quello di Terni è anche l’unico ospedale della città e svolge quindi anche un ruolo di ospedale di comunità. Non a caso, in questi ultimi anni, molti dei nostri sforzi si sono concentrati anche sulla riorganizzazione e il miglioramento dell’attività assistenziale a pazienti anziani, cui si lega a cascata anche la durata della degenza e di conseguenza la disponibilità di posti letto, in una regione che registra un indice di vecchiaia altissimo, poco distante dal record della Liguria in Italia. Di qui l’attivazione della lungodegenza, aperta e completata tra il 2016 e il 2017, della discharge room per la fase di pre-dimissione (che non riguarda solo gli anziani) e per ultimo del nuovo modello integrato di ortogeriatria». 

La necessità

La direttrice della struttura di geriatira, Maria Grazia Proietti, mette in evidenza invece che «l’invecchiamento della popolazione ci costringe a trovare nuovi approcci terapeutici e setting assistenziali. E siccome qui in Umbria e nel ternano si può dire che vivono si ammalano e muoiono i più vecchi di Italia, anche come azienda ospedaliera abbiamo dovuto rimodulare nel tempo l’organizzazione dei servizi dedicati agli anziani, per garantire un livello di integrazione sempre migliore con i servizi sanitari territoriali e assicurare un percorso di continuità delle cure che è imprescindibile quando si parla di anziani con pluripatologie e con pluriterapie, la cui assistenza non finisce con il superamento della fase di acuzie della malattia e con un normale ricovero ospedaliero».

L’ospedale e l’anziano

L’azienda ospedaliera fa un sunto dei servizi a disposizione dei pazienti anziani: «Un reparto di geriatria al 5° piano con 29 posti letto per pazienti acuti che provengono dal pronto soccorso, dalla medicina di urgenza, recentemente riorganizzata, e anche da altri reparti. Si tratta di persone anziane con una o più patologie predominanti anche gravi affiancate da altri problemi concomitanti, che versano di solito in una situazione di grande fragilità legata talvolta a deficit cognitivi e a sindromi da immobilizzazione. Insomma, un quadro clinico molto complesso e non raramente di notevole gravità, che richiede un’alta intensità clinica e una costante rimodulazione degli approcci terapeutici e/o assistenziali. Un reparto di lungodegenza post acuzie a gestione anche medica oltre che infermieristica con 24 posti letto 4° piano. L’area accoglie pazienti provenienti da altri reparti ospedalieri medici e chirurgici, che hanno bisogno di un livello clinico-assistenziale medio basso, ma che ancora non sono dimissibili per cure in corso non effettuabili a domicilio o perché in attesa di stabilizzazione clinica o trasferimento nella Rsa ‘Le Grazie’, l’unica a Terni. L’ospedale, inoltre, dispone di un vero e proprio ufficio dedicato alle dimissioni protette, il primo che fu realizzato in via sperimentale nella regione, collocato al 4° piano. Si tratta di un servizio completamente informatizzato che accoglie le richieste provenienti da tutti i reparti per dimissioni difficili e per le quali attiva l’unità multidisciplinare della Usl al fine di definire il migliore setting assistenziale del paziente dopo la dimissione. Solo nel 2018 le valutazioni svolte dall’ufficio dimissioni protette sono state circa 1000 di cui quasi 700 nel sistema regionale e le restanti per pazienti dell’alto Lazio». Altri numeri: «Nel 2017 nel reparto di geriatria sono stati ricoverati 961 pazienti e nel 2018 si stima un lieve incremento che farà toccare la punta dei 1000 pazienti. Sostanzialmente stabili anche i ricoveri in lungodegenza (535 nel 2017) così come la percentuale di chi proviene da fuori regione, che è circa il 20%. L’età media è di 84 anni per i pazienti ricoverati in geriatria e 87,5 anni per quelli in lungodegenza. Si tratta quindi di pazienti molto anziani, fragili, con pluripatologie e con famiglie che li assistono che a loro volta sono formate da persone anziane, di qui l’importanza del rapporto con il territorio e il ruolo significativo delle dimissioni protette».

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