Palasport Maratta, vincolo ‘svincolabile’?

Terni, lo scontro politico fra la soluzione-stadio e l’ipotesi-Sabbione è in atto. La città intanto spera di vedere un altro film rispetto al passato

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Terni e un palasport degno di tale nome: dopo anni di illusioni, promesse mancate e amarezze dettate anche dal fatto che città decisamente meno importanti – in tutta Italia – possono contare su strutture di assoluto livello, qualcosa sembra di nuovo muoversi. Ma il percorso, storicamente sofferto, si conferma tale anche oggi. Perché la politica è lontana dal trovare una ‘quadra’ e la stessa amministrazione comunale è notoriamente segnata da una profonda faglia che divide chi vorrebbe realizzare la nuova struttura in zona stadio/foro Boario, da chi invece la vorrebbe vedere sorgere fra Maratta e vocabolo Sabbione. In mezzo, per ora, solo scosse telluriche o quasi.

La ‘faglia’

Dopo incontri più o meno ‘clandestini’ in Comune, con cordate di fuori città ma a guida locale, polemiche variegate, minacce di esposti e di dimissioni, si torna a parlare anche del merito della questione. I detrattori del progetto-Maratta – realizzazione ex novo di un impianto polifunzionale, capiente e sostenuto da sponsorizzazioni nazionali – fra le altre cose affermano che l’area individuata, l’ex ‘polveriera’ di strada dei Laghetti a Sabbione, è bene vincolato (vincolo di interesse culturale) dalla Soprintendenza. Vero. Ma come nasce l’idea di quest’area?

L’acquisizione dal Demanio

Nella giunta comunale dello scorso 23 gennaio, il sindaco e gli assessori presenti – unica assente la titolare dell’ambiente, Benedetta Salvati – hanno espresso parere favorevole all’acquisizione gratuita dal Demanio (nell’ambito del cosiddetto federalismo demaniale) si sei immobili: l’area ex Incis di via del Lanificio, l’ex casa cantoniera di Cervara, un terreno in largo Mezzetti nel quartiere San Giovanni, un locale autorimessa in via del Rivo, un’ex casa cantoniera in via Gabelletta ed – appunto – l’ex deposito di munizioni (‘Polveriera’) di vocabolo Sabbione, località Villemoglie. Un’area militare in stato di abbandono per la quale il Comune ha ipotizzato – si legge della delibera di giunta – il «recupero e valorizzazione commerciale e produttiva». La superficie catastale misura 76 mila e 340 metri quadrati.

Bene vincolato

Quella stessa delibera dovrà transitare in consiglio comunale e sarà interessante capire cosa emergerà dal confronto, probabilmente indicativo delle posizioni dei vari gruppi consiliari sul tema-palasport. Si diceva comunque del vincolo culturale apposto dalla Soprintendenza, visto che il bene – già ‘carcere’ da cui, ai tempi del fascismo, venivano smistate le persone internate poi nei vari campi di concentramento – ha più di 70 anni.

Soluzione e tensioni

Ma chi propende per la soluzione del palasport a Maratta, sostiene che quel vincolo sia facilmente superabile. Ad esempio con la costruzione di una piccola cappella o un monumento in quella stessa zona. Lo studio di fattibilità esiste già mentre la manifestazione di interesse sarebbe stata protocollata dal Comune lo scorso settembre. Busta chiusa, come quella – l’unica e da tempo scaduta – presentata dalla Salc-Gruppo Salini per il project financing in zona stadio/foro Boario dove è realistica l’ipotesi di un concreto sostegno da parte della Fondazione Carit. Parlare di ‘scontro di progetti’ appare forse esagerato, mentre lo ‘scontro politico’ – con ciascuna parte che non intende mollare ed è pronta alla chiamata dei propri ‘sostenitori’ – è un dato di fatto. Da tempo all’attenzione del sindaco.

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