Pasqua, le celebrazioni a Perugia e a Terni

L’omelia del cardinale Gualtiero Bassetti e la veglia di monsignor Giuseppe Piemontese

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La benedizione del fuoco, l’accensione del cero – segno di Cristo – davanti al fonte battesimale, l’aspersione dei fedeli con l’acqua benedetta, l’impartire i sacramenti dell’iniziazione cristiana ad alcuni catecumeni giovani adulti, sono stati i gesti pasquali compiuti dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nella Messa della Veglia di Pasqua, nella Notte Santa, in cattedrale a Perugia.

A Perugia

«Ci vuole coraggio per credere nel mistero della risurrezione. Entrare nel mistero vuol dire andare oltre le proprie sicurezze, oltre le pigrizie e l’indifferenza che ci frenano, e metterci alla ricerca della verità». Lo ha evidenziato il cardinale nell’omelia parlando di quel coraggio che ripete spesso papa Francesco, perché, ha detto Bassetti, «essere coraggiosi è la caratteristica del cristiano. Ci vuol coraggio a credere in Cristo. Ci vuol coraggio a dirsi cristiani, oggi. Ci vuol coraggio a testimoniare la fede in questa società: coscienza e coraggio! Invece tante volte ci mostriamo timidi, paurosi, religiosamente incerti, spesso insignificanti come cristiani!. Tanto che qualcuno ha definito la nostra identità fragile’ (Galli della Loggia). Ci vuole più coraggio, più coerenza. La parola coraggio deriva da cuore. Cari fratelli nella fede, dobbiamo mettere più cuore, più passione, chiedendo al Risorto questo coraggio. La potenza dello Spirito è il terremoto misterioso, invisibile che rotola via ogni pietra dal nostro cammino». «La Pasqua può liberarci da ogni paura: ‘E’ risorto, non è qui!’. Fratelli, abbiate il coraggio della fede: allora, ogni tenebra potrà trasformarsi in luce, perché una nuova vita rinasce in noi e ci fa diventare ‘luce del mondo e sale della terra’. Così poveri e così illuminati! Così nulla e così ricolmi di un destino eterno. Questa è la Pasqua del cristiano. E allora come è possibile che un cristiano si rinchiude in se stesso e non sia affascinato dal grande tesoro che la risurrezione di Cristo racchiude? Certamente non dobbiamo illuderci. Dobbiamo prendere atto che noi cristiani, all’interno della società, siamo una comunità minoritaria; da noi, in Umbria, appena il 15% frequenta la messa domenicale».

A Narni

Nella concattedrale di Narni il vescovo Giuseppe Piemontese ha presieduto la solenne celebrazione della Pasqua di Risurrezione, concelebrata dal parroco don Sergio Rossini e animata dalla corale della concattedrale. All’inizio della celebrazione con il rito dell’aspersione con l’acqua lustrale, benedetta nella veglia pasquale, è stata fatta memoria del Battesimo, per mezzo del quale i cristiani sono stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova. «È una grande giornata questa e ci siamo ritrovati numerosi in questa cattedrale. Siamo la comunità dei discepoli del Signore, abbiamo assistito agli eventi del venerdì santo: l’arresto, la condanna, la passione, la morte di Gesù, la sua sepoltura. Gli eventi narrati dal Vangelo possono suscitare interesse, ma la distanza temporale può raffreddare la partecipazione e la comprensione, il sentimento. Il mistero pasquale riguarda Gesù, ma anche la vita di ciascuno, è il punto fondamentale della nostra fede. Oggi, giorno di Pasqua, anche noi siamo venuti al sepolcro. Abbiamo varcato l’ingresso per cercare il corpo di Gesù, per ravvivare la nostra speranza. Ma il corpo di Gesù non c’è. C’è chi entra nel sepolcro come Pietro e resta un po’ confuso, perché il corpo di Gesù non c’è più, ma al tempo stesso non può essere stato rubato, perché i ladri non sistemano in modo ordinato i teli e il sudario prima di fuggire con un cadavere; c’è chi, come il discepolo amato, entra, vede, ricorda e crede. Il discepolo amato ricorda la Scrittura e la parola ascoltata dal Maestro e per questo motivo comprende e crede. C’è chi, come Maria di Magdala, non può accettare che tutto finisca con la morte delle persone che ci hanno amato e che abbiamo amato. La nostra vita ha un senso se attraversiamo gli eventi dell’esistenza, scopriamo la risurrezione di Cristo. La nostra risurrezione. La risurrezione di Gesù è l’evento che dona significato a tutta la nostra esistenza, perché dice la nostra chiamata alla vita eterna. E oggi Gesù, come agli apostoli rinchiusi nel cenacolo per paura, si presenta e dona la sua Pace nella preghiera, nel canto, nell’Eucarestia, nell’amore fraterno. Sorretti dalla testimonianza di Pietro, accogliamo l’invito di Paolo a fissare lo sguardo sulle cose di lassù, perché ormai la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio! La forza dello Spirito santo e la presenza di Cristo risorto e l’amore dei credenti abbatteranno i segni di morte e ridoneranno speranza a questo nostro mondo, amato dal Signore».

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