di Walter Patalocco
Una conta quella del Pd. Stravince Renzi, poi Orlando intorno al 25 per cento in Umbria, mentre Emiliano ottiene quel che può. E come tutte le conte non è che si possa fare finta di niente.
I pronunciamenti degli iscritti sono noti: in Umbria la mozione Renzi (ma non ci si dimentichi di Martina) ha avuto il 75% ‘alto’, La mozione Orlando il 22 ‘basso’; in provincia di Perugia per Renzi il 78,19%, in quella di Terni il 70,11%, a Terni città un po’ di meno: 64,7%. I teorici dello ‘zero virgola’ potranno sempre consolarsi sostenendo che in Umbria e specie a Terni città la mozione Orlando è andata meglio che in altre parti.
Ma è proprio a Terni che il risultato è particolarmente significativo. Perché a sostenere la mozione Orlando c’erano: il senatore Gianluca Rossi, il sindaco Leopoldo Di Girolamo, il segretario provinciale Emanuele Trappolino, il segretario comunale Jonathan Monti. Vale a dire tutti gli ‘apicali’ del Pd ternano, coloro che furono indicati dalla maggioranza che c’era una volta, ma che – appare evidente – sono stati ora ‘sfiduciati’ dalla maggioranza che c’è adesso.
Dice: ma quel che conta sono le primarie del 30 aprile. Quelle aperte anche ai non iscritti. Ma il parere degli iscritti non conta niente a prescindere? La maggioranza nel Pd ternano è cambiata, anche se è nata come è formata, ossia con una serie di corse e corsette a salire sul carro del vincitore più probabile. Una trasformazione spesso gattopardesca, che per mantenere la ‘continuità’ ha dato luogo a una migrazione da barcone libico.
Ma che significa per loro ‘continuità’? Mantenere gli incarichi che hanno, o magari puntare a qualcosina di più prestigioso. A quando la ‘conta’ tra renziani ante marcia, renziani post europee, renziani si salvi chi può?