Pd, Renzi a Perugia: «Possiamo farcela»

Il segretario nazionale del Pd ha fatto tappa al ‘Capitini’ nel suo tour elettorale: «A Macerata ha sparato un leghista fascista»

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Sabato pomeriggio il segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi – candidato anche in Umbria nel listino per il Senato – è sbarcato a Perugia, al centro congressi ‘Capitini’, nell’ambito della campagna elettorale per le elezioni politiche 2018.

L’arrivo Renzi è arrivato con un quarto d’ora di ritardo sulla tabella di marcia; a fare da sottofondo all’attesa, ‘Hey Jude’ dei Beatles. Come nelle convention americane, l’ingresso del segretario Pd è stato introdotto anche da un video motivazionale. Lui ha scelto Al Pacino e il famoso discorso negli spogliatoi in ‘Ogni maledetta domenica’. Guadagnare la vittoria centimetro dopo centimetro. «Mi porta bene – dice – l’ho usata anche alle primarie da sindaco di Firenze, dieci anni fa. Se ognuno di noi fa la sua parte, ce la facciamo a diventare primo partito d’Italia».

Scenografia Il conto degli agenti di guardia presenti non è inferiore alle cinquanta unità: un dispiegamento imponente coordinato sul posto dal questore Giuseppe Bisogno e dal dirigente della squadra Mobile Adriano Felici. Poco prima dell’arrivo di Renzi, giornalisti e operatori sono stati ‘strategicamente’ allontanati dal varco di entrata, per consentire al segretario del Pd di fare il suo ‘ingresso trionfale’.

Macerata ‘centro d’Italia’ È un monologo, come ci si aspettava. E come in ogni ‘one man show’ si parte dall’attualità. Da Macerata. Che in questi giorni sembra il centro d’Italia, la città dove si concentrano paure e scontri che sono la caratteristica di questa campagna elettorale. «É successo che un leghista, fascista, ha cominciato a sparare all’impazzata – ha detto Matteo Renzi – e ha sparato anche in una sede del Pd, peraltro ad altezza d’uomo. E per fortuna non c’era nessuno quel giorno».

«Nessuno sconto» «Sono state uccise due donne giovani e belle in questi giorni – ha aggiunto – a me non interessa se a commettere l’omicidio sia stato un extracomunitario o un italiano, mi interessa che paghino la loro pena fino all’ultimo giorno, senza sconti».

L’Umbria «L’Umbria è una regione piccola ma decisiva per le sorti di queste elezioni. Una regione dove ci sono imprenditori capaci come Brunello Cucinelli che sono riusciti con la forza delle idee ad imporsi nel mondo. Andatelo a dire a quelli che vogliono mettere i dazi che in questo modo distruggerebbero tante realtà del made in Italy che esportano all’estero».

Appello all’unità «Mi auguro – ha concluso Renzi – che lo spirito dell’Umbria caratterizzi tutta la nostra campagna elettorale. Noi non siamo quelli che insultano gli avversari. Diciamo che qui in Umbria siamo stati capaci di litigare e dividerci spesso, infatti Cesare (l’ex ministro Damiano, seduto in prima fila; ndr) mi ha detto di volersi candidare in Umbria così può litigare con me. Però sono certo che il 4 marzo sapremo essere uniti».

Scatto da atleta Un’ora abbondante. Capace di tenere il palco alternando argomenti leggeri e pesanti,
con tante battute. Prima di andare via, sceso dal palco, il segretario Dem è stato travolto dall’affetto dei presenti che lo hanno letteralmente accerchiato per toccarlo, per una stretta di mano, per un selfie. Una ressa che ha di fatto escluso molti dei candidati, già pronti ad una foto di rito, e per poco non tagliava fuori anche la presidente Marini che per il rotto della cuffia, con uno scatto d’altri tempi, è riuscita ad infilarsi fra la folla e accompagnare Renzi all’uscita.

Due momenti da sottolineare Il boato più grosso è arrivato quando dal palco c’è stato il riferimento ai ‘nemici’ a sinistra («Ogni voto dato al partito di D’Alema è un voto che avvicina Salvini al governo di questo paese»). Alla fine, il momento più toccante: l’abbraccio con la rappresentante dell’associazione in ricordo delle vittime della strada, che si batte per l’omicidio stradale. Al collo aveva l’immagine del figlio morto.

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