Perugia, all’Aretino «Convivenza forzata»

Nessun pugno duro: il sindaco ha chiesto ai residenti più tolleranza e pazienza. «Dieci anni di denunce ignorate, non c’è rispetto»

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Si dovranno ricredere tutti quei cittadini che pensavano che, con una giunta sbilanciata a destra, il sindaco avrebbe usato per davvero il pugno duro contro gli stranieri rei di comportamenti poco rispettosi dei diritti altrui.

I problemi Già alle prese con una situazione difficile, nella zona della Pallotta, i residenti che mercoledì sera hanno incontrato il primo cittadino se ne sono tornati a casa con un pugno di mosche in mano. Da tempo denunciano i bivacchi e il rumore che, fino all’alba, viene prodotto da una nutrita comunità sudamericana che si è di fatto stabilita e ha preso possesso del parco circondato da abitazioni dietro alla Pallotta. Se da un lato hanno dovuto contenere un tentativo di strumentalizzare e politicizzare le richieste dei cittadini, dall’altro, però, sono rimasti delusi per il fatto che nessuna soluzione è stata trovata al loro problema.

La riunione Un incontro fortemente voluto dai residenti e atteso da settimane quello a cui hanno partecipato mercoledì pomeriggio nella sala rossa di palazzo dei Priori. C’erano anche altre associazioni, oltre a Perugia:social city, i residenti di via Ariosto e rappresentanti di progetti destinati alla gestione delle aree verdi. Più di 20 persone si sono trovate, loro malgrado, a discutere di un problema che, secondo Tamburi, coordinatore di Perugia:social city, «è è diventato il viatico per un esperimento di inclusione tra i residenti ed il gruppo che frequenta il parco».

Convivenza In concreto, la subitanea proposta del Sindaco, respingendo con forza tutte le altre alternative, è stata quella di provare, per due mesi, la strada della possibile tolleranza reciproca, cercando, da una parte di avere un più consono comportamento nell’uso del parco e dall’altra, di una maggiore pazienza e tolleranza. Una volta trascorsi questi due mesi ci incontreremo di nuovo per tirare le conclusioni» spiega Tamburi. «Secondo noi se è questa la soluzione proposta dobbiamo pensare che il problema non è stato capito fino in fondo perché non si è tenuto conto della realtà dei fatti accaduti fino a questo momento. Si è arrivati perfino a proporre una simbolica pulizia dello spazio per dare un maggior vigore e spinta per raggiungere questi obbiettivi. Seppur rimarchevole da un punto di vista sociale, nulla ha a che vedere con le specifiche problematiche che eravamo a discutere».

Due mesi Sembra strano, per i residenti della zona, ipotizzare una convivenza nel rispetto reciproco dopo più di dieci anni in cui chi abita lì è costretto a sentire fino a tarda notte i rumori di chi si ritrova, con la musica ad altissimo volume, all’interno del parco. Di chi lì organizza bivacchi e feste, ci mangia e ci dorme, senza preoccuparsi di lasciare pulito per chi verrà dopo. «Ci pare di capire che nonostante le denunce, non siamo stati minimamente presi in considerazione e che questa è una soluzione che non risolve nulla, intanto si lasciano passare due mesi con la speranza che possano bastare per ritrovare una coscienza civica di comportamento e che tutto vada a posto come per magia. Ragionare tra due persone si può ma far ragionare una folla è assurdo pensarlo, considerando poi il fatto oggettivo che un vero confronto con questa comunità, di fatto, è molto problematico in quanto non sono molto organizzati e non avendo un Comitato che istituzionalmente li rappresenti, si muovono scoordinatamente con soggetti diversi secondo momenti diversi».

Diritti reciproci «Noi di Perugia: Social City, congiuntamente con i residenti che rappresentiamo, siamo convinti che, tenendo sempre in dovuta considerazione i diritti reciproci sia dell’una che dell’altra parte, considerando che la comunità, qualunque sia la propria nazionalità, ha il diritto di usufruire dei benefici degli spazi del verde pubblico come, d’altra parte, i residenti hanno il diritto per il loro benessere di pretendere la tranquillità e la quiete notturna, l’unico modo di sanare il problema, è quello di indirizzare questi incontri in luoghi più appropriati, dove sia possibile esternare tutta la gioia di stare insieme senza che nessuno ne subisca le sgradite conseguenze».

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