Perugia, caos rifiuti: «Corsi e ricorsi storici»

Impianti fuori regione bloccati, si tenta la riapertura di Pietramelina per evitare lo stop dopo Ferragosto. «A chi serve una nuova emergenza?»

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E’ un’altra estate bollente per l’amministrazione Romizi. E stavolta non c’entrano le temperature, ormai sotto alla media del periodo. Quello che si profila all’orizzonte, per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, rischia di rovinare anche il Ferragosto all’intera giunta.

Stop da Hera Per l’ennesima volta, infatti, potrebbe esplodere una nuova emergenza rifiuti. E il rischio, più alto che mai, è che a partire da mercoledì 16 agosto i rifiuti, a Perugia, restino per strada. Ad andare in tilt è stato il sistema degli impianti di Hera, l’azienda emiliana che dallo scorso dicembre, accoglie almeno quattro camion carichi di frazione umida prodotti nel territorio dell’ex Ati2 e che non possono più essere smaltiti a Pietramelina. Per il malfunzionamento di alcuni impianti, infatti, e con l’aumento dei turisti per la bella stagione, già da giorni è iniziato lo stop dei carichi in arrivo dall’Umbria e che costano non poco, per quanto resti ancora aperta la partita, tra comune e Gesenu, su chi pagherà gli extracosti per lo smaltimento fuori regione. Partita che, dovrà dipanarsi, davanti all’arbitrato.

La soluzione, al momento, sembra non così vicina. Si potrebbero portare i rifiuti a Pietramelina, ma mancano ancora tutte le autorizzazioni per poter procedere di nuovo ai conferimenti, così come a Borgogiglione si è ancora in attesa della conclusione dei lavori di adeguamento. Portarli fuori? La strada che indica Orvieto come ancora del salvataggio non è stata neanche presa in considerazione, dal momento che la discarica Le Crete, fino al prossimo 18 settembre, dovrà ospitare ancora i rifiuti provenienti dal Viterbese.

Ponte Rio L’unica strada aperta, al momento, sembra proprio essere quella di far tornare la frazione secca a Pietramelina ma, per ora, si assiste solo a un rimpallo di responsabilità per la riattivazione del sito, mentre dalla Regione fanno sapere che l’autorizzazione per la Forsu non è mai scaduta. Nel frattempo, dopo che l’Anac ha stoppato Gesenu nella gara da 294 milioni per la gestione integrata dei rifiuti dell’Alto Tevere, arriva una nuova diffida. Stavolta, a finire nell’occhio del ciclone è l’impianto di trattamento meccanico di Ponte Rio per i quantitativi smaltiti al suo interno.

L’Auri E i tempi, nel frattempo, si allungano. L’Auri, infatti, ha deciso di avvalersi di una consulenza esterna, dando in carico a un’azienda bergamasca, l’ Oikos, l’elaborazione di un piano per gli ex Ati umbri, dopo aver partecipato alla stesura del Piano regionale del 2009 e al suo aggiornamento. Piano che, si spera, arrivi sui tavoli dell’Autorità entro ottobre, dal momento che la Regione aveva già fissato nel mese di settembre un l’elaborazione di un nuovo piano e che da più enti, i comuni di Perugia e lo stesso Orvieto, ad esempio, hanno chiesto una revisione del piano regionale dei rifiuti. 

Corsi e ricorsi storici Una nuova emergenza? Se di nuova crisi nel campo dei rifiuti si può parlare, a qualcuno torna in mente quella del 2008. «Nel 2008 si erano inventati una crisi per costruire un inceneritore – commenta Marco Montanucci, del comitato Inceneritori Zero – e oggi a cosa servirà questa crisi ‘programmata’? A far entrare Hera in Umbria? Per forzare la mano per ottenere i permessi per la riapertura di Pietramelina?Le conclusioni sono sempre le stesse: si inventano delle crisi per prendere delle decisioni sulla testa della gente».

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