Perugia, cronaca di un rogo annunciato

Dopo l’incendio alla Biondi di Ponte San Giovanni, il concetto più usato da chi entra nell’impianto è ‘criticità’. Ma allora perché nessuno era intervenuto prima?

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Il vento è lo stesso di domenica pomeriggio, qui a Balanzano, anzi se possibile ne è aumentata l’intensità. Ma la puzza si sente sempre. È inconfondibile: plastica bruciata. Nel pomeriggio comincia a piovere, il che se non altro consentirà di abbattere gli effetti sull’atmosfera. Non quelli sull’ecosistema: ciò che non resta sospeso nell’aria finisce nei campi e nelle falde. E sarà molto più difficile rintracciarlo.

SIMONCINI (ARPA): «A BREVE I DATI DELLE CENTRALINE MOBILI»

Criticità

«Un impianto che presentava criticità»: questa la frase che si sente ripetere più spesso, da varie fonti, sostando davanti all’ingresso del deposito andato a fuoco, in via Bina, a Balanzano, zona industriale di Ponte San Giovanni, quartiere che sembra un paesone ma che in realtà è solo una frazione di Perugia. La parola ‘criticità’, dicevamo. C’è chi la pronuncia esplicitamente, chi se la lascia scappare a mezza bocca, chi annuisce quando la ascolta. Ma il concetto è sempre lo stesso. Nonostante le autorizzazioni Aia rinnovate di recente (e per altri 10 anni), nel deposito Biondi non tutto era fatto come si deve – il che è lapalissiano, altrimenti non sarebbe scoppiato un incendio – ma quel che è più grave è che un po’ tutti lo sapevano: del resto, per intuirlo basta osservare i cumuli di rifiuti che anche dopo l’incendio si vedono finanche dall’esterno del muro di cinta. Diversi cittadini se n’erano lamentato e – a quanto risulta alla nostra redazione – c’era già una richiesta di accesso agli atti pendente presso gli uffici comunali.

Partite le indagini

Se questi aspetti possano essere messi in correlazione con l’incendio, spetta agli inquirenti stabilirlo e per questo i carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico, sono al lavoro già dalla tarda serata di domenica, quando ancora i vigili del fuoco erano al lavoro per spegnere gli ultimi focolai. Le operazioni sono terminate nella prima mattinata di lunedì e subito dopo i carabinieri sono entrati nell’impianto insieme ai tecnici dell’Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente, dove rimarranno per tutto il giorno e anche per quelli a seguire.

Nulla è escluso

Al Corriere dell’Umbria, Luca Proietti ha parlato di «incendio anomalo perché si è verificato nel giorno di chiusura dell’azienda, ad impianti fermi». Ma non sarà semplice risalire alle cause del rogo, che potrebbe essere doloso, ma potrebbe anche essere una conseguenza di un errore umano: dalla sigaretta gettata inavvertitamente a ridosso di un cumulo all’impianto lasciato acceso e andato in corto circuito. «È ancora troppo presto per stabilirlo», dice Francesco Motta del Noe, che comunque assicura: «C’è la massima attenzione verso la popolazione, sul campo ci sono le centraline di Arpa mentre il Noe sta compiendo accertamenti a 360 gradi; al momento è troppo prematuro fare una diagnosi su ciò che è successo». Certo, l’autocombustione della carta va esclusa («non si capisce come mai il fenomeno si verifica sempre negli impianti di rifiuti e mai nelle cartiere», si lascia scappare ironicamente un tecnico) e nemmeno i vigili del fuoco si sbilanciano: si cerca l’innesco, ma è tutto ancora troppo presto. 

Il precedente del 2016

L’impianto era ‘attenzionato’ (altro termine sentito più volte) da qualche tempo. In particolare dall’ultima volta che andò a fuoco, nel 2016. In quella circostanza si appurò che si era trattato di un episodio accidentale. Ma già in quella circostanza fu verificato come non fossero rispettate tutte le norme per la tenuta di un sito del genere, dove confluiscono, da varie fonti, diverse tipologie di materiale di rifiuto (carta, plastica, metalli, raee), per poi essere inviate ciascuna al suo percorso di recupero o smaltimento. Già nel 2016 la proprietà era cambiata: Biondi ha venduto diversi anni fa. Il nuovo proprietario si chiama Daniel Mazzotti, che appena due anni fa parlava di Biondi in occasione della tavola rotonda sulle eccellenze umbre organizzata da Panorama d’Italia.

Le immagini delle telecamere

Le forze dell’ordine hanno perlustrato i locali commerciali della zona, cercando di recuperare le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Segno che si cerca di individuare qualche movimento sospetto. Sono entrati anche in un negozio di falegnameria che si trova proprio di fronte all’ingresso del deposito Biondi che, ironia della sorte, era andata a sua volta a fuoco qualche tempo fa. Nel frattempo è arrivato nell’impianto anche l’avvocato Michele Bromuri, che cura gli interessi dell’azienda. Non è chiaro se ci siano state contestazioni esplicite da parte del Noe ai proprietari dell’impianto. Attraverso il legale, l’azienda fa sapere di essere «costernata» per quanto accaduto, sottolineando di essere in possesso di tutti i requisiti richiesti per operare e di essere infine a disposizione degli inquirenti.

Intanto il vicesindaco Barelli informa in consiglio comunale (video)

Analisi sui fumi dell’Arpa a fine settimana

Serviranno almeno tre giorni per avere le analisi dell’Arpa sui fumi e in particolare sulle diossine sprigionate dell’incendio. Ci sono invece quelle della stazione di Ponte San Giovanni (centralina in via della Scuola) per la giornata di domenica: complice il vento, la media non avrebbe superato la concentrazione di 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo. Va comunque sottolineato che si tratta di una media sulle 24 ore: considerando che l’incendio si è verificato alle 17, il dato apparentemente positivo potrebbe nascondere, dietro la ‘media’, picchi nocivi. Su questo punto pungente battibecco in aula fra Bori e Barelli: il primo parla di disastro ambientale, il secondo lo esclude, limitandosi a riportare dati Arpa e ricordando come nella conca ternana si superino spesso i 100. Barelli dice di non essere un esperto; ma Simoncini dell’Arpa lo è e nell’intervista rilasciata in mattinata (guarda il video di umbriaOn) ammette criticità sulle polveri sottili rilevate a Ponte San Giovanni, riservandosi di effettuare campionamenti nelle zone di ricaduta dei materiali tossici. Prelevati campioni sui prodotti ortofrutticoli nelle aziende limitrofe. Sull’argomento – incendio e sue conseguenze sulla salute pubblica – sarà convocato un consiglio comunale aperto. Intanto, dopo aver chiuso le scuole in via precauzionale il Comune con un’ordinanza ha impedito il consumo alimentare di frutta e ortaggi con buccia, il razzolamento degli animali e l’utilizzo di mangimi coltivati nei campi entro un raggio di chilometri. Dall’Asl nessuna nuova raccomandazione, quindi si va verso la riapertura delle scuole.

In Regione, la Marini: «Aspettiamo analisi»

È stata convocata da Carla Casciari una seduta straordinaria della seconda commissione dell’assemblea legislativa dell’Umbria con l’assessore regionale all’Ambiente, Fernanda Cecchini, al fine di «approfondire cause, contesto e conseguenze dell’incendio alla Biondi recuperi». Casciari ha inoltre annunciato l’intenzione di promuovere una serie di sopralluoghi e visite ispettive della Commissione negli impianti umbri dedicati al trattamento e alla gestione dei rifiuti. Intanto, dai banchi del M5S Liberati e Carbonari scrivono alla giunta per chiedere alla prima assemblea utile ogni informazione utile su quanto accaduto. Chiedono inoltre di «informare ufficialmente la Commissione Ecomafie dell’accaduto anche in vista del loro ritorno in Umbria, previsto per il prossimo 19 marzo». Intanto, la presidente Marini si riserva di aspettare la relazione dei tecnici «dalla quale potremo capire gli effetti per l’inquinamento prodotto dal rogo».

Aggiornamento ore 20.30: scuole riaperte

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