Perugia, gli ultimi giorni di Nilo Arcudi

Il presidente, alle strette, verso le dimissioni: da Palazzo dei Priori filtrano diverse voci in tal senso, dopo l’ultimo consiglio. Le parole di Nannarone, la freddezza di Romizi

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C’è stato un passaggio nell’intervento di Michele Nannarone (FdI) – l’unico della maggioranza consiliare ad esprimersi sul tema nel consiglio comunale di lunedì a Perugia, in cui la minoranza ha preannunciato la richiesta di revoca per il presidente Nilo Arcudi – che ha di fatto già rivelato il percorso intrapreso: «Non può essere una valutazione che va avanti per mesi, certo, ma l’atto di responsabilità dovrà essere fatto; è umano e civile concedere un tempo congruo per arrivare a questa decisione». In sintesi: «La decisione da prendere sappiamo qual è, ma è difficile, dateci tempo, dategli tempo». Di fatto: il prossimo potrebbe essere uno degli ultimi consigli comunali con Nilo Arcudi sullo scranno della presidenza.

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Il presidente è solo

L’unico a parlare, nella maggioranza, è stato appunto Nannarone. Muto il presidente Nilo Arcudi, che al di là di richiami al rispetto del regolamento non è andato, ma si vedeva che era nervoso e insofferente, un po’ per l’insistenza della minoranza, ma ancor di più per la mancata levata di scudi della sua maggioranza. Se l’unico che parla, della sua parte, di fatto gli gira la clessidra in faccia, limitandosi a far capire che è solo una questione di tempo, è segno che Arcudi è rimasto solo. Accanto a lui c’era il sindaco Andrea Romizi, che però stavolta non ha parlato, pur essendo presente (cosa non così frequente in consiglio, quando non sono previsti suoi interventi, come più volte sottolineato dalla minoranza fin dalla passata consiliatura). Ed anche il silenzio del primo cittadino non è passato inosservato. Romizi è rimasto per tutto il tempo ad osservare ed ascoltare, senza replicare, nemmeno quando veniva tirato in ballo. Ma il suo sguardo era eloquente.

Il dazio politico

Se davvero, come ormai appare evidente, Nilo Arcudi si orienterà a rassegnare le dimissioni, lo farà in primis per risparmiare a se stesso e alla sua maggioranza lo strazio di un ulteriore confronto sul tema in assemblea, magari con votazione. Al di là del contenuto delle intercettazioni (che saranno oggetto di indagine giudiziaria), per le quali – lo ricordiamo – Arcudi non è indagato né si sospetta un suo ruolo attivo nella vicenda, è evidente che dal punto di vista politico Arcudi stia pagando forse un’eccessiva esposizione e una scarsa storia partitica nelle fila della coalizione di centrodestra. I suoi nuovi sodali lo vedono come quello che prima stava con ‘gli altri’, esattamente come i vecchi sodali lo vedono come quello che è passato dall’altra parte. Né è stata ben compresa da tutti la sua decisione di candidarsi alle regionali a poche settimane dalla elezione a presidente del consiglio comunale: una scelta che molti hanno ritenuto irrispettosa del ruolo assunto nella massima assemblea civica di Perugia. Fardelli finora più o meno celati, che sono venuti fuori dopp la vicenda delle intercettazioni nell’inchiesta sulla ‘Ndrangheta in Umbria.

Il successore

Intanto, fiutata l’aria, è già partita, fra i partiti che sostengono Romizi, la corsa alla successione. Non è un mistero che Forza Italia, il partito del sindaco, chieda più visibilità, essendo rimasta fin qui fuori dalle poltrone che contano. Ma è altrettanto vero che avere sindaco e presidente del consiglio (ruolo che è formalmente di garanzia) con stessa tessera di partito non è proprio il massimo dell’equilibrio. Non è escluso quindi che si ripeschi fra le civiche, magari con un nome a sorpresa (una donna? perché no). Ma sono dinamiche ancora di là da venire. Ora c’è da attendere per capire come saranno gestiti gli ultimi giorni di Arcudi come presidente del consiglio. Da palazzo dei Priori ne sono convinti: è solo questione di tempo.

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