Perugia, in consiglio ‘processo’ a Romizi

Dopo qualche ‘assenza di troppo’ la seduta di question time è l’occasione per rispondere su asili, gay pride e lettere di raccomandazione

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Era da tempo che a Perugia non si vedeva un consiglio comunale così partecipato. Era da tempo che la città aspettava risposte dal suo sindaco. L’occasione è stata la seduta di question time di lunedì pomeriggio.

IL SINDACO ‘PROVATO’ DOPO LA SEDUTA – INTERVISTA

Romizi sotto accusa

Il processo Sui tavoli giacevano interrogazioni presentate anche più di un anno fa. Temi delicati sui banchi, molti dei quali già al centro di polemiche nei giorni scorsi: il caso della lettera di ‘raccomandazioni’ in favore di Caritas dell’assessore Cicchi al Prefetto Cannizzaro, la mancata trascrizione dell’atto di nascita del bimbo figlio di due mamme, il patrocinio (prima concesso e poi ritirato\) al Perugia Pride Village. Sembrava più un processo, con il primo cittadino e parte della sua giunta sul banco degli imputati, che un question time. In ogni caso Andrea Romizi è tornato a dialogare con il consiglio e con la città.

Le educatrici comunali

Il fuori programma All’esterno di Palazzo dei Priori, prima del consiglio comunale, è andata in scena la protesta delle educatrici delle scuole comunali. Argomento della protesta la paventata rimodulazione del contratto delle insegnanti delle scuole comunali. «Ci sembra un’iniziativa inopportuna, a tre mesi del rinnovo del contratto collettivo nazionale intervenire su una vicenda che sarà affrontata in altri ambiti – dice a umbriaOn Patrizia Mancini di FP Cgil – in merito alle assunzioni, apprendiamo con piacere, dall’assessore Wagué, la volontà di assumere altre 3-4 persone nelle scuole, ma secondo noi non bastano». L’assessore ha fra l’altro assicurato che l’amministrazione si sta impegnando sul fronte dell’edilizia scolastica.

MANCINI (CGIL): ASSUNZIONI? ASPETTIAMO GLI ATTI – INTERVISTA

Il Mago Zurlì «Ho dato la mia parola alle educatrici e ai sindacati – ha assicurato il sindaco Romizi – per incontrarci nuovamente e parlare dei problemi, su cui stiamo aspettando pareri tecnici per un contratto che è del 2000. Ovviamente non pensiamo di risolvere il problema con l’assunzione di 4 educatrici, però dopo anni di stallo questo è un segnale. Ho dato disponibilità a verificare altri spazi per andare oltre in questa direzione. Non è mio uso fare demagogia. Sull’edilizia scolastica credo ci debba essere molta responsabilità, accetto ogni tipo di critica o contestazione, ma se c’è una cosa che non può essere contestata è che abbiamo messo i soldi sulle scuole. Poi qui non c’è il mago Zurlì, capace in pochi mesi di trovare fondi, progettare, bandire gare e fare i lavori».

La protesta del M5S

La lettera di gradimento Ancora di stretta attualità la polemica sollevata dal Movimento Cinque Stelle sulla lettera inviata dall’assessore Edi Cicchi al Prefetto di Perugia contenente un ‘attestato di stima’ alla Caritas, in gara in un concorso bandito proprio dalla Prefettura. L’obiettivo – ha spiegato l’assessora – era quello di certificare la buona collaborazione in atto tra Caritas e amministrazione nei progetti di pubblica utilità, ma che a causa della fretta non è stata preparata con attenzione e inviata direttamente al Prefetto anziché all’associazione. La Cicchi un po’ si è scusata («Ho firmato senza leggere», ha detto, scatenando l’ilarità del pubblico), un po’ ha dato la colpa alla sua segreteria un po’ ha accusato l’opposizione per la «campagna diffamatoria». Per tutta risposta il M5S ha esposto manifesti in cui chiedeva le sue dimissioni.

BATTAGLIA VERA IN CONSIGLIO – IL VIDEO

Tommaso Bori (PD)

La questione patrocinio L’intervento più lungo e sofferto è stato quello sul ritiro del patrocinio al Perugia Pride Village. Andate via le educatrici, intanto, in sala erano entrati esponenti dell’associazione Omphalos, che organizza l’evento e nei giorni scorsi si erano già scontrati sui social con il primo cittadino. Sul tema l’interrogazione era di Stefano Giuffreda (Cinque Stelle). «È stata una decisione molto complessa – ha ammesso il sindaco – l’ho considerata una extrema ratio, e dalla vicenda nessuno è uscito vittorioso. Ho cercato di rimanere laico: lo dimostra il fatto sono stato criticato per aver concesso quel patrocinio e poi criticato per averlo revocato. Chi non è credente può pensare che sia sciocco offendersi per quella immagine eppure c’è un pezzo di città che ha sofferto Quello che mi ha portato a ragionare sulla revoca è il fatto che quella immagine ha innescato un corto circuito tra membri di questa comunità che ci può portare a un inasprimento delle incomprensioni, a incattivirsi dei rapporti tra cittadini» Poi una citazione – da un libro di Scalfari – sul «laicismo dell’intelligenza», da usare al posto del «laicismo dell’incomprensione».

La delegazione Omphalos

Il bambino senza patria Fra gli interventi più accesi quello di Tommaso Bori (Pd) che ha avuto modo di battibeccare con il sindaco ma soprattutto con Wagué – definito senza mezzi termini «il peggior assessore» – che nel rispondere all’interrogazione del Pd ha ricostruito la vicenda della mancata trascrizione e del parere chiesto al Prefetto. «Speravo che l’amministrazione chiedesse scusa – ha detto Bori – ma visto che ciò non è accaduto chiedo scusa io per il modo vergognoso in cui è stata trattata una famiglia, un bambino, una comunità e una città come Perugia». Il nodo del contendere sono i margini di manovra che – volendo – l’amministrazione avrebbe avuto per aggirare le sentenze e ed iscrivere il bambino, come fatto i precedenza da altre città italiane: «Sarebbe bastato fare una telefonata a Roma, a Napoli, a Torino, chiedere magari un parere legale agli avvocati del Comune, invece non è stato fatto».

Cristina Rosetti (M5S)

La vicenda La richiesta di trascrizione è pervenuta dal consolato di Barcellona il primo febbraio. Riguardava l’atto di nascita di un bambino nato in Spagna da due madri. Le stesse, regolarmente iscritte all’Aire del Comune di Perugia, sono sposate in Spagna e sono state unite civilmente in Italia lo scorso 16 febbraio. Il 28 marzo l’ufficio ha ricevuto il verbale del medico spagnolo che ha assistito alla nascita con cui è stato precisato il nome della madre che ha partorito il bambino. Viste le recenti sentenze della corte di Cassazione e della Corte di Appello di Torino su casi simili, il 19 aprile si è deciso di chiedere alla Prefettura un motivato parere circa la trascrivibilità dell’atto. Il 17 maggio la Prefettura ha risposto precisando che «nella fattispecie non si ravvisa l’esigenza di acquisire alcun parere atteso che le pronunce giurisprudenziali richiamate sono riferite a decisioni adottate dai Giudici a seguito di specifici gravami prodotti avverso provvedimenti di diniego degli ufficiali di stato civile», per poi specificare che la normativa vigente non consente la trascrizione di tali atti.

Conferenza congiunta Pd-M5S Una decisione politica, quindi, non tecnica, secondo la minoranza e i rappresentanti delle associazioni Lgbti, che sul tema fanno partire una animata protesta e annunciano per martedì mattina una conferenza stampa: «Riteniamo le risposte dell’assessore e del sindaco completamente insufficienti e in alcune parti false, tese solo a coprire la manifesta incompetenza di questa amministrazione. Il piccolo Joan è ancora fermo in Spagna senza documenti né identità e questo rimane inaccettabile. Durante la conferenza spiegheremo e illustreremo tutte le motivazioni per le quali il Sindaco e l’amministrazione comunale tutta, oltre che aver fatto fare alla città di Perugia una pessima figura, sta mettendo a serio rischio di un’azione risarcitoria l’amministrazione tutta». Alla conferenza ci saranno sia Sarah Bistocchi (PD) sia Cristina Rosetti (M5S).

Romizi in Consiglio

Cal, Romizi conferma dimissioni L’argomento non era così pressante come gli altri, ma dal sindaco si attendevano risposte anche sulle sue dimissioni dal Consiglio delle autonomie locali, formalmente respinte dall’assemblea, ma poi ribadite dal primo cittadino del capoluogo, che quindi ora – la notizia è stata ufficializzata proprio nel civico consesso – non è più presidente del Cal. Il quesito era stato posto dal capogruppo del M5S Rosetti, che aveva già avuto modo di criticare Romizi per il suo disimpegno. «Perugia non esce dal Cal – ha precisato il sindaco, ribadendo quanto già detto nei giorni addietro – ma io ho preferito farmi da parte per dedicarmi meglio alla città». Per questo è arrivata la conferma delle dimissioni.

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