Perugia, pipì all’aperto in attesa dei bagni

Bisogni davanti agli occhi dei passanti nell’area adiacente la pista ciclabile del Percorso Verde, dove i bagni sono chiusi. Avviso del Comune: ce ne sono altri lì vicino

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di P.C.

Purtroppo le denunce degli anziani del Percorso Verde corrispondono al vero: umbriaOn ha documentato che da quando i bagni sono chiusi le persone fanno i loro bisogni all’aria aperta, dietro il casotto attiguo al velodromo. E si tratta soprattutto di persone in là con gli anni, anche donne.

Una signora fa pipì all’aperto

Chiusi i servizi del velodromo Una brutta immagine, che svilisce la dignità delle persone coinvolte, costrette, per un bisogno fisiologico, a rifugiarsi dietro un casotto in muratura per nascondersi agli occhi di podisti e ciclisti, ma non purtroppo a quelli di chi in quel momento sta percorrendo le strade sopraelevate. Ci siamo a lungo interrogati sull’opportunità di pubblicare queste foto. Abbiamo deciso di farlo perché questo è il nostro mestiere: documentare ciò che diciamo, pubblicare ciò che sappiamo e vediamo, pur nel rispetto della privacy.

Altri 3 bagni aperti Non è vero invece che l’intero Percorso Verde di Perugia sia sprovvisto di servizi igienici. Abbiamo verificato personalmente che ci sono 3 punti in cui i servizi sono ancora attivi. Precisamente: all’interno del bocciodromo (a poche decine di metri dal punto in cui è stata scattata questa foto), nei pressi della pista di pattinaggio e accanto al campo da rugby. Resta il disagio per tutti quelli che frequentano l’area fra i campi da basket e la pista di ciclismo veloce, ma anche una persona anziana ci mette poco a raggiungere il bocciodromo dove i bagni sono pubblici e possono essere utilizzati da tutti. Così come gli altri.

La mappa dei servizi igienici

Impianti (e bagni) alle associazioni Al Percorso Verde di Perugia, infatti, tutti gli impianti sportivi, e i relativi servizi igienici, sono gestiti da una società sportiva. Precisamente: associazione ‘Sierra Action Sport’ accanto alla pista di pattinaggio, associazione Perugia Rugby per il relativo campo della palla ovale, società sportiva Bocciofila per il Bocciodromo. Su richiesta, gli uffici comunali forniscono i nominativi e i recapiti telefonici dei referenti, per chiedere informazioni dettagliate e presentare reclami in merito agli orari di apertura e alla pulizia dei servizi igienici. Ma perché i bagni del Percorso Verde, area verde comunale, sono gestiti dalle associazioni e non dal Comune?

Ricostruiamo la vicenda Come al solito, il discorso è molto più complesso di come potrebbe apparire ad una prima occhiata. Ce lo siamo fatti spiegare dalla responsabile del servizio, l’ingegnere Ivana Moretti. Andiamo con ordine. Il Comune di Perugia ha ritenuto opportuno non farsi carico della gestione degli impianti sportivi (e quindi dei relativi bagni) del Percorso Verde. I motivi per cui viene fatta questa scelta sono politici e i discorsi sulla bontà di certe decisioni li lasciamo al dibattito politico. Ci limitiamo a riportare quanto dichiarato dalla responsabile del servizio, che parla di un risparmio di circa 20mila euro annui: tanto – ci è stato detto – costerebbe affidare la pulizia dei bagni ad una ditta privata.

L’avviso fatto affiggere dal Comune

Da uno a quattro Si è quindi deciso di agire in maniera diversa, dando in gestione gli impianti alle società, chiedendo loro di farsi carico anche del mantenimento dei bagni in condizioni idonee. Le due cose viaggiano a braccetto: noi ti diamo la gestione dell’impianto, tu pulisci i bagni. È stata fatta una procedura ad evidenza pubblica ed è stato affidato il servizio. Nel 2015 era una sola realtà a farsi carico di tutto; dal 2016 i 4 impianti sono stati affidati a 4 realtà diverse. Per 3 di questi (pattinaggio, rugby, bocce) è stata trovata un’associazione che avesse interesse a farsi carico del servizio. Per il velodromo no.

La nuova legge Mentre si rifaceva il bando, contattando nel frattempo in via informale le associazioni potenzialmente interessate al velodromo, sono successe due cose: è entrato in vigore un decreto che ‘complica’ le procedure di affidamento di tali servizi (costringendo gli uffici a bloccare il procedimento) e c’è stato il terremoto, che ha dirottato verso esigenze più urgenti l’attenzione dei tecnici comunali. Per tamponare la situazione, è stato trovato un accordo con un’associazione di podismo (‘Avanti Tutta’ di Leo Cenci), che si è fatta carico della gestione di quello spazio fino alla fine del 2016. Poi ha restituito le chiavi al Comune, che ha cambiato la serratura. Ecco perché ad oggi i locali vicini al velodromo sono chiusi.

Presto un nuovo bando Pressata dalle legittime esigenze degli anziani che utilizzano quell’area per giocare a carte (più che dai ciclisti: davvero pochi) l’amministrazione comunale – sempre attraverso l’ingegnere Moretti – ci ha fatto sapere che si stanno accelerando i tempi per una nuova procedura di evidenza pubblica, in modo da risolvere il problema. Si cerca di capire come interpretare la nuova legge. Intanto, gli addetti del Comune stanno affiggendo un avviso per informare le persone che transitano in zona che i bagni sono chiusi ma ce ne sono altri poco distanti. Messaggio implicito: «Evitate di farla all’aria aperta».

Camicia: modificare il regolamento Sull’argomento è tornato il consigliere Carmine Camicia, che per primo aveva intercettato il malcontento degli anziani, portandolo all’attenzione dell’opinione pubblica. E stavolta punta il dito proprio contro la scelta dell’amministrazione comunale di affidare alle associazioni la gestione dei bagni oltre che degli impianti: «È necessario escludere dalla convenzione la gestione dei servizi igienici pubblici, che devono essere di competenza prettamente comunale – scrive il consigliere, proponendo una modifica al regolamento – l’amministrazione dovrebbe garantire, attraverso una propria organizzazione, la custodia, la pulizia e la manutenzione dei bagni pubblici, mentre a carico delle società sportive rimarrebbe la gestione, la pulizia e la custodia di quelli utilizzati esclusivamente dagli iscritti e dai loro accompagnatori. Al gestore – conclude Camicia – spetterebbe il pagamento di un canone e l’obbligo di assicurazione, lasciando all’ente la possibilità di utilizzare gratuitamente l’impianto per un numero di giornate variabile in relazione ai costi fissi».

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