Umbria Jazz: «Calo? Invenzione dei media»

Perugia, il patron Pagnotta difende il festival e polemizza: «In una sola serata facciamo più spettatori di tutto il Festival di Spoleto»

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Si preannunciava pepata e non ha tradito le attese la conferenza stampa convocata domenica mattina dagli organizzatori di Umbria Jazz. Ma chi si aspettava polemiche contro le istituzioni per le misure di sicurezza è rimasto deluso. Anzi, il patron Carlo Pagnotta ce l’ha soprattutto con i giornalisti, che hanno fornito a suo giudizio un ritratto distorto della realtà, parlando di scarso pubblico e facendo raffronti impropri con il Festival dei Due Mondi di Spoleto.

PAGNOTTA SHOW SU UJ 2017 – VIDEO

La conferenza di presentazione

I ringraziamenti Presenti anche: il sindaco di Perugia Andrea Romizi e l’assessore regionale Fernanda Cecchini, con Gian Luca Laurenzi del cda Fondazione Umbria Jazz, che ha fatto da moderatore. Ognuno ha ringraziato gli altri, per quanto di competenza, tessendo le lodi di Umbria Jazz. In particolare, Cecchini ha ricordato l’intervento del Parlamento a supporto di Umbria Jazz, Romizi ha sottolineato gli ottimi numeri del Minimetrò in versione notturna e il lavoro di Gesenu, oltre alla valorizzazione dei giovani musicisti. Ma la star, manco a dirlo, era lui, Pagnotta, che non ha caso ha parlato per ultimo.

«Stessi biglietti» «Se qualcuno è interessato ai numeri, io dò quelli veri, non i numeri al lotto – ha tuonato Pagnotta – per questo, stavolta, contrariamente al solito, mi sono portato degli appunti per non sbagliare. Lo scorso anno abbiamo venduto 29611 biglietti; quest’anno supereremo i 21mila. Facendo la tara del concerto di Mika, che era un evento a sé stante, abbiamo venduto più o meno lo stesso numero di biglietti dello scorso anno, considerando che non avevamo concerti a San Pietro e due concerti del Morlacchi sono stati annullati. La leggera flessione l’avevamo messa in conto. A me non piace parlare di numeri, ma solo martedì, solo ai Giardini Carducci, il contapersone ha segnato 8mila persone in ingresso. Però abbiamo speso 150 mila euro in meno. Quindi il bilancio è positivo».

Carlo Pagnotta show

Perugia vs Spoleto «Per favore, non fatemi domande sulla sovrapposizione fra Umbria Jazz e il Festival di Spoleto – ha detto polemicamente Pagnotta – le date di Umbria Jazz sono fisse. Se le date di Spoleto sono elastiche come la pelle dei coglioni (testuale, ndr), non è colpa mia. La sovrapposizione non è un mio problema. Anche perché una sola serata di Umbria Jazz fa più spettatori di tutto il Festival di Spoleto».

La Regione farà un tentativo L’assessore regionale Fernanda Cecchini – a precisa domanda di umbriaOn – ha comunque assicurato che la Regione farà un tentativo per armonizzare le date: «Nonostante la sovrapposizione entrambi gli eventi sono andati benissimo. Alla fine non è che se l’Umbria ha due eventi in contemporanea ne perde, anzi.  Certo, sarebbe auspicabile sparare meglio le ‘cartucce’, ma comunque non credo sia questo il principale problema. Possiamo fare un tentativo, ma alla fine decidono le fondazioni. Noi siamo a disposizione, è un suggerimento che possiamo dare, però ricordiamoci che non sono due eventi in concorrenza».

Il bilancio artistico «Nel complesso il bilancio artistico è molto positivo – dice Pagnotta – si è scritto poco di certe produzioni originali, come Fresu e Ryan Truesdell, ma ne siamo molto orgogliosi. La Tenco Night è una nostra produzione. Chi era al concerto dei pianisti al Pavone ha visto gente piangere. Ricordo poi la collaborazione con il Conservatorio. Certo, quando vengono artisti di grido si fanno i numeri di Mika, ma tutti mi hanno detto che il cartellone era molto equilibrato. Ricordo poi che c’era l’esclusiva italiana dei Kraftwerk, Brian Wilson, che a Roma fa 900 paganti e a Perugia 2500, con la concomitanza degli U2 e Robin Williams». Nel corso della conferenza viene poi ricordato l’esordio della Umbria Jazz Orchestra e la collaborazione con la Galleria Nazionale dell’Umbria e con l’Università per Stranieri.

Per le ‘star’ ci vogliono gli spazi «C’è chi spinge per avere i grandi eventi rock a Perugia – dice Pagnotta – ma ci mancano le strutture, mancano gli spazi. L’Arena Santa Giuliana può tenere 15mila spettatori, fra seduti e in piedi. Vorrei ricordare che con Prince ci abbiamo rimesso circa 200mila euro. Se volete le star, le facciamo, ma dobbiamo cercare altre strade e altri spazi. a Perugia si fanno concerti Jazz con paganti superiori ad eventi analoghi di Roma e Milano. Certo, se ci saranno delle coincidenze positive, chiameremo nuovamente artisti come Mika e Lady Gaga. Ci abbiamo provato con Sting, ma aveva un impegno con Mantova».

I numeri Umbria Jazz 17 si conclude oggi e va in archivio un’edizione che ha dovuto affrontare situazioni nuove, certamente non esenti da problematiche. Nonostante questo, è da valutare con soddisfazione avere comunque incassato 700 mila euro, al netto del merchandising, come risultato dei 20 mila biglietti venduti. Non sono compresi in queste cifre i jazz lunch e jazz dinner. Il dato forse più sorprendente, ed assolutamente positivo, è che anche in assenza di quello che viene definito «fenomeno Mika», Umbria Jazz si conferma evento social: e via con i numeri dei like, delle condivisioni, delle dirette e di tutto quando si è visto su Facebook, Twitter e Instagram.

La parola orgoglio Gli organizzatori usano la parola ‘orgoglio’ per aver portato oltre 2300 spettatori all’arena Santa Giuliana per ascoltare la leggenda Wayne Shorter: «Il successo di un concerto così importante e difficile nello stesso tempo – recita il comunicato – è motivo di seria riflessione sul ruolo leader, sempre più forte, che il festival ricopre nel movimento jazzistico europeo e non solo. Ci piace sottolineare anche il successo, crescente rispetto allo scorso anno, dei concerti nella Galleria Nazionale dell’Umbria, la cui alta qualità musicale è stata perfettamente compresa da un pubblico attento e numeroso». Detto questo, Umbria Jazz continuerà a valutare la sostenibilità di grandi eventi, anche al di fuori del jazz ‘ortodosso’, per aggiungere altre star al suo già ricco percorso artistico. Del resto il concerto di Brian Wilson per i 50 anni di «Pet Sounds» conferma una strategia artistica che fa parte del Dna del festival.

Le misure di sicurezza «In quanto principale festival popolare che si svolge in Umbria, caratterizzato da una formula che non ha termini di confronto in Italia, Umbria Jazz ha inevitabilmente risentito dei provvedimenti adottati in materia di sicurezza. Misure obbligate e necessarie – puntualizzano gli organizzatori – delle quali ringraziamo il Prefetto ed il Questore, che hanno garantito sicurezza al pubblico, agli artisti, agli addetti ai lavori. Avendo più tempo a disposizione, rispetto a quest’anno, pensiamo che in futuro si potrà ragionare insieme per modellare ancora meglio queste misure sulla realtà del festival».

Le date Il capitolo Norcia – promettono gli organizzatori – sarà ripreso con la stessa convinzione nel 2018, senza dimenticare «il generoso concerto di Pat Metheny ad Assisi il 4 maggio e l’altrettanto generosa performance del nostro presidente, Renzo Arbore, e degli altri artisti italiani nel ‘prologo’ del week end 1-2 luglio in piazza San Benedetto». Non va inoltre dimenticato che durante il festival si sono stretti legami più forti con aree ed istituzioni della Cina che porteranno a manifestazioni ed eventi di Umbria Jazz in quel paese in autunno: «La via della seta ora passa anche per la musica». Non va neanche dimenticato che proprio l’attività internazionale del festival nella promozione del jazz e della cultura italiana all’estero è uno dei punti fondamentali della legge, approvata alla Camera e presto in discussione al Senato, che riconosce a Umbria Jazz il ruolo di manifestazione di interesse nazionale.

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