Perugina, Nestlé conferma gli esuberi

Tutto rimandato al prossimo incontro al Mise il 27 settembre. I sindacati: «Proseguiamo la battaglia». Nestlé: «Nessun passo indietro»

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La vertenza Perugina – «la vertenza di tutta la città» – arriva a Roma. Circa 200 gli operai che giovedì mattina sono partiti all’alba da Perugia, con quattro pullman, per andare a manifestare al Ministero dello sviluppo economico. Gli altri, a Perugia, hanno incrociato le braccia. In ballo ci sono i loro diritti e il posto di lavoro di circa 340 persone che rischia di saltare per quegli accordi che Nestlé sembra non voler rispettare. Anche nell’incontro di Roma, però, l’azienda non si è mossa dalle sue posizioni: nel primo pomeriggio è arrivata la notizia che tutti temevano. Esuberi confermati. Per altre trattative tutto rinviato al 27 settembre.

I dipendenti al Mise

Il tavolo Al Ministero dello Sviluppo economico c’erano il viceministro Teresa Bellanova, i rappresentanti regionali e nazionali dei sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, le Rsu della Perugina, la presidente della Regione Catiuscia Marini, il sindaco di Perugia Andrea Romizi, il direttore delle relazioni industriali Gianluigi Toia e il direttore corporate strategy Nestlé Massimo Ferro. Intanto a Perugia gli altri dipendenti in sciopero: «La Perugina non riguarda solo i lavoratori, ma la nostra comunità nella sua interezza. Abbiamo bisogno che la cittadinanza, le forze politiche, le istituzioni facciano muro contro il tentativo di Nestlé di cambiare le carte in tavola e assestare un colpo durissimo alla fabbrica simbolo di Perugia e del cioccolato in Italia». Adesione pressoché totale.

Nestlé punta al Parlamento Ottimista la multinazionale svizzera, che esulta nel comunicato post vertice, rivendicando di aver sempre agito con trasparenza e senso di responsabilità nei confronti di lavoratori, sindacati, istituzioni. Una posizione espressa anche ai rappresentanti del governo italiano, cui è stata fatta richiesta di poter riferire in Parlamento sul piano industriale e su tutti gli strumenti e incentivi messi in campo dall’azienda, al fine di trovare soluzioni per tutte le persone coinvolte dal cambiamento. L’audizione potrà essere l’occasione per fare piena chiarezza sul piano. L’azienda specifica che «non intende fare alcun passo indietro rispetto agli accordi del piano industriale e del piano occupazionale sottoscritti nel 2016 con i sindacati, mentre il riassetto organizzativo è necessario per garantire una produttività virtuosa e vincere così le sfide imposte già oggi dal mercato in veloce evoluzione e per assicurare il futuro allo stabilimento di San Sisto, in linea con gli esempi più virtuosi nel settore».

Il presidio a Roma

Nessun ridimensionamento Al tempo stesso, però, Nestlé esclude un ridimensionamento industriale del sito di Perugia, che ha usufruito per anni di ammortizzatori sociali che non saranno più disponibili dopo giugno 2018. «Per questo motivo – fa sapere l’azienda – parlare di esuberi di organico come di un fenomeno nuovo e inaspettato è sbagliato e strumentale». Nestlé intende dunque «dare attuazione sin d’ora a quanto previsto dal piano occupazionale concordato un anno fa, per garantire la sostenibilità futura dello stabilimento di Perugia». La multinazionale si dice anche «disponibile da subito a riprendere la collaborazione con le organizzazioni sindacali per utilizzare al meglio l’anno che abbiamo a disposizione fino al termine della cassa integrazione, nell’interesse di tutti, per ricercare soluzioni occupazionali alternative per i lavoratori coinvolti e garantire la sostenibilità dello stabilimento perugino».

Nuove opportunità a San Sisto Ci sarebbero, infatti, «posizioni già immediatamente disponibili all’interno del sito di San Sisto con cambiamenti di mansioni o variazioni di orario, nuove e concrete opportunità professionali all’interno del gruppo o all’esterno sul territorio, con l’obiettivo di offrire a tutti una possibilità di reimpiego». Al termine di questo percorso «Perugina continuerà comunque a dare lavoro a oltre 600 persone, confermandosi secondo player del mercato del cioccolato in Italia per numero di occupati e San Sisto come lo stabilimento di Nestlé con il maggior numero di addetti nel nostro Paese».

Fioroni e Romizi

Viceministro Bellanova «Oggi si è ufficialmente insediato il tavolo istituzionale di confronto nel corso del quale abbiamo fatto il punto della situazione per affrontare le problematiche relative al piano industriale e le ricadute sul piano occupazionale. Ma anche un percorso di rilancio di questo sito, che rispetto a tanti altri ha una caratteristica e una potenzialità in più: un legame fortissimo con il territorio nel quale è collocato, che va valorizzato e salvaguardato. A partire da oggi, ho invitato le parti ad affrontare innanzitutto un confronto di merito sull’accordo del 2016 e sul piano industriale, approfondendo evidentemente i punti di forza da sostenere e le criticità non risolte, in modo da ritornare al tavolo ministeriale il prossimo 27 settembre con un pezzo di lavoro fatto e pronti a mettere in campo le soluzioni utili a sostenerlo». Così la viceministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova.

Sindacati, la battaglia prosegue «È stato un incontro interlocutorio – commenta Michele Greco, segretario regionale Flai Cgil – ma ciò che non ci tranquillizza è l’assenza di cambiamenti nell’atteggiamento della Nestlé, che conferma la necessità di un riequilibrio occupazionale e lega i 340 esuberi al piano presentato nell’aprile 2016. Noi invece li rigettiamo: non erano nell’accordo, lo abbiamo anche ripetuto durante la riunione». In attesa del nuovo incontro, i lavoratori sono quindi pronti a continuare la battaglia: «Decideremo in fabbrica come andare avanti – continua Greco – di sicuro non smetteremo di dare segnali, se non verificheremo da qui al 27 un cambiamento da parte dell’azienda».

L’arrivo dei lavoratori e dei sindacati

«Ringraziamo il governo» I rappresentanti sindacali si dichiarano invece abbastanza soddisfatti della posizione del ministero: «C’è stata un’assunzione di responsabilità importante da parte di Bellanova – ha spiegato Luca Turcheria della Rsu Perugina – che ha richiamato le parti alla responsabilità sociale e ha avviato una cabina di regia su quel piano industriale che noi rivendichiamo. Non sono né soddisfatto né preoccupato». Circa 200 lavoratori, arrivati a Roma con quattro pullman, hanno atteso la fine del vertice fuori dal ministero e hanno appreso i contenuti della riunione dalla presidente Marini.

I sindacati nazionali «Accogliamo con favore l’apertura del tavolo presso il Mise e la disponibilità del Ministero e del Viceministro Bellanova rispetto alla vertenza Perugina, nel mettere a disposizione strumenti ed interventi pubblici per rafforzare la tenuta industriale del Piano dell’Azienda – dicono i vertici nazionali dei sindacati di categoria – ma purtroppo, al momento, sono preoccupanti le dichiarazioni dell’azienda. Ad aprile 2016 avevamo convenuto e sottoscritto un accordo che prevedeva un piano di rilancio per la Perugina, in un percorso che contemplava anche il ricorso ad ammortizzatori sociali, ma che certo non prevedeva i 340 esuberi presentati il 9 maggio scorso da Nestlé. I volumi previsti dal Piano Industriale alla base dell’accordo nelle condizioni attuali non sono sufficienti a sostenere il piano stesso. Chiediamo pertanto che il Piano dell’aprile 2016 sia rispettato e attuato in tutte le sue parti, a partire da un rilancio dell’export, dal brand del Bacio e si torni in un confronto di merito a tutela delle professionalità e dei livelli occupazionali utilizzando tutti gli strumenti di legge e contrattuali. Inoltre, questo Piano, per dare effettivamente i frutti e centrare gli obiettivi che avevamo sottoscritto nel 2016, ha bisogno di un tempo maggiore di 18 mesi, poiché a giugno 2018 finiranno gli ammortizzatori sociali».

Cgil Perugia Filippo Ciavaglia, segretario generale della Cgil di Perugia, dice che «la Camera del Lavoro di Perugia è al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori Perugina in sciopero. Quelle che Nestlé chiama candidamente ricollocazioni, cercando di confondere le acque, sono in realtà 340 esuberi, 340 posti di lavoro che la fabbrica e il nostro territorio non possono permettersi di perdere. Ecco perché ci aspettiamo dalla multinazionale un deciso cambio di direzione, con il rispetto degli accordi sottoscritti un anno fa, e dal governo il pieno sostegno alle ragioni dei lavoratori e dei sindacati che con lo sciopero e la manifestazione sotto il ministero hanno dato una grande dimostrazione di compattezza e determinazione».

Dipendenti davanti allo stabilimento di San Sisto

Sgalla Per Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria, «l’adesione totale allo sciopero e la grande risposta delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno raggiunto Roma in massa con i mezzi organizzati dal sindacato sono un primo messaggio forte e chiaro per Nestlé: la Perugina, la nostra fabbrica, non si tocca». Già da mercoledì sera «le lavoratrici e i lavoratori, full-time, part-time, stagionali, insieme alla Rsu stanno presidiando i cancelli, così come stanno facendo altre centinaia di loro compagni insieme a Cgil, Cisl e Uil sotto il ministero a Roma, una risposta forte anche a chi in questi mesi ha messo in discussione la credibilità del sindacato e il suo rapporto con i lavoratori e le lavoratrici di San Sisto. In questo momento, così importante per le sorti della fabbrica, di Perugia e dell’Umbria, l’unità è la vera forza che ci permetterà di far tornare Nestlé sui suoi passi».

Catiuscia Marini dopo parla alla folla

La presidente «Un incontro importante – l’ha definito la presidente Marini – ora dobbiamo lavorare affinché vi sia una prospettiva industriale e non ragionare solo di esuberi e ammortizzatori sociali. Questo è ciò che dovremo fare da qui al 27 settembre, facendo ciascuno la propria parte. Per questo, è fondamentale la disponibilità delle istituzioni, del Governo, della Regione e degli Enti locali, nel mettere a disposizione strumenti e risorse pubbliche purché queste servano a sostenere una prospettiva e una strategia industriale che guardi anche all’aumento dei volumi produttivi della fabbrica di San Sisto e per garantire occupazione. Dalla Nestlé ci aspettiamo che aggiorni il piano industriale verificando ogni possibile opportunità che scongiuri lo snellimento dello stabilimento. Chiediamo questo, ben consapevoli del fatto che Nestlé è multinazionale, ma in Umbria siamo abituati a considerare le multinazionali degli interlocutori che possono rappresentare un’opportunità e non un peso».

Marina Sereni «Non possiamo che lavorare tutti affinché da qui al 27 settembre, quando le parti sono state riconvocate dalla viceministro Bellanova, si possano individuare passi avanti per dare una soluzione adeguata alla vertenza dei lavoratori della Nestlé-Perugina di San Sisto. Per ammissione della vice Ministro allo Sviluppo economico, l’incontro di oggi ha mostrato una notevole distanza delle posizioni in campo. È preoccupante che, a poco più di un anno dalla firma dell’accordo per il rilancio del sito di San Sisto, l’azienda abbia annunciato 340 esuberi su circa mille dipendenti. Un fatto che ha provocato il blocco della fabbrica e l’adesione massiccia alla giornata di sciopero e che ha portato oggi molti lavoratori al presidio davanti al Mise», così la vicepresidente della Camera e parlamentare umbra Marina Sereni.

Marina Sereni

La risoluzione «Ho sottoscritto con altri colleghi deputati la risoluzione a prima firma Boccuzzi che chiede di salvaguardare i livelli occupazionali dello stabilimento della Perugina e di attuare il piano industriale approvato», continua Marina Sereni. «Nella risoluzione abbiamo ricordato, tra l’altro, che il piano industriale, diventato operativo nell’aprile 2016, prevedeva 60 milioni di euro di investimenti in tre anni con la promozione del Bacio in quanto prodotto di punta, nessun esubero nonostante la dismissione della produzione di alcuni marchi storici come Ore liete e Rossana, una nuova struttura manageriale, innovazioni tecnologiche, lo spostamento della produzione di gelati al fine di compensare il calo fisiologico della domanda di cioccolata in estate e il rilancio del marchio puntando sulla valorizzazione del made in Italy. Nella risoluzione impegniamo il governo ad attivarsi, come peraltro sta già facendo, entrando nel merito della parte industriale dell’accordo e verificando che l’azienda faccia gli investimenti e che dunque si proceda all’attuazione del piano perché gli ammortizzatori sociali scadranno a giugno del 2018».

Galgano e Catalano Così i deputati del gruppo Civici e innovatori Adriana Galgano e Ivan Catalano: «Se vogliamo veramente scongiurare i 340 esuberi annunciati da Nestlé, dobbiamo dare alla multinazionale ragioni valide per non ridimensionarla». «Nestlé – aggiungono – sta modificando la propria strategia a livello globale a seguito delle richieste che sono state avanzate dal nuovo socio di maggioranza, il fondo americano Third Bird. Per questo, rimaniamo convinti che sia fondamentale rilanciare, proponendo soluzioni che siano in linea con questo cambio di business come le produzioni per l’infanzia e favorire i contatti con l’Università per avviare ricerche nel campo della nutrizione e del microbioma».

Lo striscione davanti alla fabbrica

Mozione Pd Sul tema è stata anche depositata una risoluzione presentata  in Commissione lavoro dal gruppo dei parlamentari umbri del Partito democratico, come ha affermato lo stesso onorevole Giampiero Giulietti presente giovedì mattina al presidio dei lavoratori a San Sisto. «Nonostante il buon andamento del Bacio  – si legge nel documento – nel maggio scorso la Nestlé-Perugina ha presentato unilateralmente un progetto di riassetto organizzativo degli organici prevedendo 300 esuberi e successivamente il capo mercato del gruppo Nestlé in Italia ha comunicato che, una volta terminata la cassa integrazione, per 340 lavoratori non ci sarà garanzia del futuro in Perugina. Tali prese di posizione hanno indetto i sindacati a dichiarare lo stato di agitazione: degli attuali mille dipendenti infatti, terminata la cassa integrazione, ne rimarrebbero operativi circa 600, causando un grave contraccolpo sul tessuto sociale di Perugia e di tutta la regione. A seguito dell’interessamento delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali, l’azienda ha quindi prospettato non meglio precisati ricollocamenti all’interno del gruppo, incentivi all’esodo e programmi di prepensionamento, con il forte rischio di un ridimensionamento dello stabilimento di San Sisto». Da qui la presa di posizione dei parlamentari Pd che con una risoluzione impegnano il Governo a mettere in atto tutte le misure possibili per salvaguardare i livelli occupazionali, promuovere un tavolo istituzionale e monitorare sull’attuazione del piano industriale.

Giacomo Leonelli

Giacomo Leonelli «Rispetto alla vertenza Perugina-Nestlè, approdata stamani al tavolo del Mise, appare piuttosto positivo l’approccio del Ministero, che da un lato richiama l’azienda al rispetto del piano industriale sottoscritto appena un anno fa e dall’altro sottolinea il nesso tra marchio, prodotto e territorio», così, in una nota, il segretario del Pd Umbria Giacomo Leonelli, che questa mattina ha partecipato al presidio promosso dai lavoratori davanti ai cancelli della fabbrica di San Sisto. «Ho voluto esserci – spiega – per ribadire il sostegno ai lavoratori in una trattativa che deve mettere al primo posto la tutela della fabbrica, della produzione e dell’occupazione, che non possono essere vittime incolpevoli delle strategie della multinazionale. In questo le istituzioni – Governo, Regione e Comune – devono fare ciascuna la propria parte, mettendo in campo tutte le risorse e le proposte necessarie per risolvere positivamente la vertenza. Accanto all’impegno delle istituzioni, però, serve un coinvolgimento emotivo della città, che non può essere distratta, voltarsi dall’altra parte o relegare le trattative ai sindacati, ma deve essere parte attiva di questa vertenza, fare della Perugina un punto di orgoglio e partecipare per il futuro della sua fabbrica. Ovviamente anche il Pd farà la sua parte – conclude Leonelli. Nelle scorse settimane abbiamo a più riprese incontrato le Rsu e prodotto atti in consiglio regionale; abbiamo organizzato, nei prossimi giorni, un incontro con il vice ministro Bellanova e i rappresentanti dei lavoratori per fare il punto della vertenza e mettere in campo tutti gli strumenti necessari per affrontare al meglio il percorso che abbiamo davanti. E continueremo ad essere presenti e protagonisti perchè Perugina resti a tutti gli effetti la fabbrica di Perugia».

Sul pullman verso Roma

Interrogazione A muoversi sono anche i consiglieri regionali del Movimento 5 stelle Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari che, sempre giovedì, hanno presentato un’interrogazione: «Alla luce delle beffarde parole utilizzate dalla Corporate Affairs Director di Nestlé Italia («L’azienda sente ancora più forte il legame con questi luoghi e vuole quindi continuare a sostenerli»), se chi in questa Regione e in quale modo abbia controllato il rispetto dei patti assunti originariamente con la multinazionale, comunicando le iniziative intraprese per monitorare scelte aziendali e relativi investimenti commerciali e tecnologici, affinché lo stabilimento resti un sito strategico per l’Italia, informando inoltre se, relativamente al Gruppo ex Novelli, vista la prolungata assenza di notizie da proprietà e associazioni datoriali, possa rassicurare le famiglie degli attuali dipendenti, con particolare attenzione alle prospettive, ma anche al rispetto dei diritti dei lavoratori e del contratto nazionale, riferendo in che modo la Regione stia lavorando sul promesso piano di ricollocamento dei dipendenti lasciati in esubero da Alimenti Italiani».

Solidarietà I lavoratori della giunta regionale dell’Umbria hanno diramato un comunicato: «La Rsu aziendale – si legge in una nota – sottolinea come in questo momento sia necessario che tutta la collettività umbra resti al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie, fortemente preoccupati per il loro futuro. Auspichiamo che tutta la collettività perugina e regionale, come in passato già fatto per altre situazioni analoghe, sia vicina, anche con azioni concrete di solidarietà alla lotta dei lavoratori della Perugina». Generazione senza sinistra ha fatto visita stamattina ai dipendenti in sciopero: «Siamo stati stamane dinanzi ai cancelli dello stabilimento della Perugina – scrivono – e staremo al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici dello stabilimento per portare il nostro sostegno a una lotta, ad una vertenza che riguarda non solo i lavoratori dello stabilimento umbro ma riguarda la storia, il presente e il futuro di un’intera comunità».

Il Psi Cesare Carini, segretario regionale del Psi Umbria, esprime «sostegno e solidarietà nei confronti dei lavoratori della Perugina in questa complessa fase di incertezza occupazionale. È necessario l’impegno comune di tutte le istituzioni interessate perché si possa garantire un progressivo incremento dei volumi della produzione, assicurando un futuro di certezze e stabilità per tutti i lavoratori operanti presso il sito perugino dello storico marchio dolciario, che è anche il simbolo di un’intera città. In tal senso, sono positive le prime iniziative adottate dalla Regione, ma occorre trattare la questione con la massima attenzione, anche sul piano nazionale».

Sinistra Italiana «Inaccettabile» per Elisabetta Piccolotti, segretaria regionale della Sinistra Italiana, la conferma dei 340 esuberi alla Nestlé: «Chi prende fondi pubblici per investimenti non può licenziare centinaia di persone», si legge nel comunicato. «Il Governo agisca per far sì che vi sia un ripensamento – aggiunge la Piccolotti – non è pensabile che un’azienda che riceverà finanziamenti pubblici per i suoi investimenti in altri stabilimenti in Italia metta in discussione 340 posti a Perugia: perché se da un lato siamo ben contenti che il governo finanzi investimenti industriali che possono creare nuova occupazione, sopratutto nel meridione, dall’altro è chiaro che l’impegno della Nestlé a fronte di questi finanziamenti deve essere quello di tutelare i livelli occupazionali in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.Per questa ragione chiediamo che il Governo faccia valere queste ragioni nel percorso di monitoraggio del piano industriale che vedrà una nuova convocazione il 27 settembre. Le grandi multinazionali non possono fare il bello e cattivo tempo e vanno individuati al più presto precisi strumenti normativi per impedirlo».

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