Perugina nulla di fatto: al Mise il 15 febbraio

Azienda e sindacati restano sulle loro posizioni. Appelli di Marini e Paparelli. Bellanova: «Tempi stretti» Speranza Cig. Nestlé disponibile a prepensionamenti

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A Roma, nella sede del Mise – al cospetto del viceministro Bellanova – ognuno ribadisce il proprio punto di vista sul destino degli esuberi dello stabilimento Nestlé-Perugina di San Sisto senza ascoltare gli altri: sembra la fiera dell’incomunicabilità. In questo modo trovare una sintesi è dura. E a uscirne vincente è Nestlé, che prosegue lungo la propria strada, consapevole di avere una posizione di forza che nessuno sembra in grado di scalfire. Intanto, nella speranza serva a qualcosa, il viceministro Teresa Bellanova concede una nuova proroga. Prossima riunione al Mise il 15 febbraio. Intanto il 5 febbraio, a Milano, c’è il coordinamento nazionale sulle attività del gruppo. Alla presenza dei sindacati.

CASO PERUGINA – RIVIVI TUTTA LA VICENDA – ARCHIVIO

Il piano Nestlé Come aveva preannunciato in esclusiva a umbriaOn martedì scorso, Gianluigi Toia non ha fatto altro che ribadire in sede ministeriale quanto aveva già annunciato al termine dell’incontro di martedì in Confindustria: il piano è questo, ci sono gli investimenti, c’è il rilancio della sede perugina, che però può contenere poco più di 600 lavoratori. Ci sono quindi circa 300 esuberi da sistemare (escludendo i 60 circa che hanno accettato la buonuscita). Da questi numeri non si scappa. Conta ora mettersi d’accorso su come sistemarli. Secondo l’azienda svizzera, una bella sfoltita può arrivare dal part-time (150 al 50% delle ore, da impiegare come stagionali) e dalle ricollocazioni sul territorio. Secondo il capo delle relazioni industriali ci sarebbero 80 posti di lavoro a tempo indeterminato ad attendere i fuoriusciti da San Sisto. Su questo punta Nestlé. Solo in un secondo momento si parlerebbe di cassa integrazione straordinaria (un anno in più arrivato in omaggio dalla Finanziaria) e di isopensione (uno ‘sconto’ di sette anni sul termine previsto). Temi su cui comunque non sembra esserci chiusura.

LA VERSIONE DEI SINDACATI: «DALL’AZIENDA SOLO IPOTESI» – VIDEO

«Dividere il lavoro» Diametralmente opposta la posizione dei sindacati. Siccome part-time e ricollocazioni sono solo su base volontaria – dicono – partiamo dalle cose sicure. E cioè isopensione (che riguarderebbe almeno una trentina di lavoratori Perugina, disposti ad accettarla senza batter ciglio) e cassa integrazione: con un anno di tempo in più, si può avere più respiro e provare a far ripartire la produzione, guadagnare fette di mercato e magari rompere il muro della ‘stagionalità’ che sembra la causa principale degli esuberi. Se si lavora tutto l’anno, il part-time stagionale diventa superfluo. Mentre invece per i sindacati si può ragionare sul part-time orario: «Lavorare meno, lavorare tutti» è lo slogan. Ma è Nestlé che dà le carte. E su questo tavolo proprio non vuole giocare. Così si rischia di arrivare al muro contro muro, soprattutto nel caso in cui Nestlé decidesse di procedere unilateralmente. I sindacati chiedono tempo. Nei prossimi giorni devono cominciare le assemblee di fabbrica per valutare le nuove proposte dell’azienda. Senza dimenticare che sono ancora in ballo le idee di internalizzazione di alcuni servizi (pulizia e logistica) attualmente effettuati da cooperative esterne.

Gli appelli istituzionali Per la Regione, all’inizio della riunione c’era il vicepresidente Fabio Paparelli. Poi è arrivata pure la presidente Catiuscia Marini. Impegnata fino a poco prima nella conferenza stampa di Pieve Torina – nel corso della quale è stato annunciato lo stanziamento di 160 milioni per la ricostruzione post sisma – è arrivata a Roma che la riunione era cominciata da pochi minuti. Ha fatto in tempo ad ascoltare gli interventi e dire la sua opinione, che sostanzialmente è sempre la stessa (e non potrebbe essere altrimenti): un generico appello alla tutela del lavoro e del valore del polo produttivo, una esortazione alla Nestlé a parlare di lavoro e di piano industriale, non solo e sempre di esuberi.

«Valutare tutte le opzioni» «L’auspicio che ci ha portati a decidere questo breve rinvio – hanno dichiarato la presidente Marini ed il vicepresidente Paparelli – è quello di poter giungere ad un avvicinamento delle posizioni e dunque arrivare ad un esito il più possibile soddisfacente per tutti. Come Regione abbiamo chiesto che vengano valutate con molta attenzione tutte le opzioni per lo sviluppo del sito produttivo di Perugia e la conseguente ricaduta sul territorio, in termini di qualità della produzione industriale, progetti e tenuta occupazionale. Abbiamo confermato, insieme al governo, la disponibilità massima delle istituzioni, già ribadita nei precedenti incontri, a valutare ogni possibile supporto pubblico con l’utilizzo di ogni strumento a disposizione. Massima attenzione abbiamo chiesto all’azienda ovviamente anche per quello che riguarda la gestione di questa fase, molto delicata, del confronto rispetto alle ricadute occupazionali della vertenza».

La versione dell’azienda «Il nostro piano – dicono da Nestlé – si caratterizza per innovatività, concretezza e responsabilità. Tiene insieme significativi investimenti economici (60 milioni in tre anni) per la riorganizzazione della produzione e lo sviluppo anche internazionale del business, con la presa in carico di tutte le persone interessate dal cambiamento del modello di lavoro, perseguendo soluzioni che non lascino alcun lavoratore privo di opportunità». Per quanto riguarda gli esuberi, «le soluzioni proposte sono tutte incentivate, su base volontaria e immediatamente realizzabili – ribadiscono da Milano – riguardano già più di tre quarti dei lavoratori in esubero e testimoniano come la ricollocazione professionale sia entrata in una fase concreta». Disponibilità anche sui percorsi di accompagnamento alla pensione.

Ferro: «Perugina hub internazionale» «Il Gruppo Nestlé nel 2016 ha definito gli investimenti e il tempo per fare di Perugina un hub internazionale per la produzione di cioccolato premium – ha dichiarato Massimo Ferro, direttore corporate strategy gruppo Nestlé Italia – l’innovativo piano per il rilancio del sito perugino rappresenta tuttora la miglior scelta per rendere sostenibile il business e prenderci allo stesso tempo cura di tutti i lavoratori impattati dalla trasformazione. Oggi abbiamo dimostrato, numeri alla mano, che con un piano responsabile e i giusti tempi è possibile arrivare ad una soluzione positiva in grado di unire la necessità di una riorganizzazione di un business e la tutela dei lavoratori coinvolti». Oltre a Ferro e Toia, per Nestlé a Roma c’erano anche Stefano Di Giulio, responsabile risorse umane, e Manuela Kron, direttore corporate affairs. Per il Comune di Perugia presente il sindaco Andrea Romizi. Mentre i sindacati saranno schierati con delegati e Rsu.

Cisl: «Basta fughe in avanti» Dopo l’incontro in Confindustria avevano parlato Cgil e Uil. Dopo l’incontro al Mise arriva la nota di Massimiliano Albanese (Fai Cisl): «Basta fughe in avanti – dice – noi siamo pronti a trattare su soluzioni occupazionali vere e concrete sullo stabilimento Perugina di San Sisto e chiediamo di procedere lungo un percorso che esalti responsabilità sociale e soluzioni condivise con il sindacato. Nel mezzo si trova il futuro di oltre 300 famiglie e la possibilità di garantire un futuro competitivo all’impianto. Servono soluzioni adeguate per tutte le persone coinvolte nella ristrutturazione del sito: per questo la Fai Cisl chiede anche di utilizzare tutte le novità introdotte nell’ultima legge di stabilità, a partire dall’attivazione di un ulteriore anno di cassa integrazione e dalla possibilità di attivare lo strumento di isopensione fino a sette anni. Misure coerenti anche con quanto discusso nell’incontro della delegazione sindacale unitaria regionale lo scorso 16 gennaio».

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