Perugina: «Presente incerto, futuro nero?»

I commenti dopo il vertice, l’interrogazione in consiglio regionale e gli scenari per il futuro: «E se il piano di Nestlé fosse la vendita?»

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Centocinquanta part time, 80 ricollocati in altre aziende, 60 in uscita ‘volontaria’. Conti alla mano, per Nestlé la Perugina è sistemata. Vedono la partita meno definita, invece, e ancora tutta ‘in divenire’ i sindacati che da mesi portano avanti la vertenza con la multinazionale svizzera del cioccolato.

Faccia a faccia Amaro il responso dopo i due incontri della scorsa settimana, uno in Confindustria, a Perugia, e l’altro al Mise, dove sindacati e azienda, assieme ai rappresentanti di Regione e Comune, torneranno a riunirsi il prossimo 18 febbraio. Intanto, però, il vento della polemica continua a soffiare forte. Così martedì prossimo, in consiglio regionale, il gruppo dei 5 stelle porterà in aula un’interrogazione alla giunta regionale sulle tante, troppe vertenze – 150 secondo i calcoli della Cgil – occupazionali aperte in Umbria.

Interrogazione Colussi, Novelli e, ovviamente, la Perugina dove il «gruppo Nestlé, dopo contraddittori annunci, vorrebbe insistere con la drammatica riduzione di personale – si legge nel documento che sarà discusso in aula – in chiara rottura unilaterale rispetto agli accordi congiuntamente siglati tra le parti il 7 aprile 2016. Non si saprebbe poi nulla – affermano ancora i consiglieri Liberati e Carbonari – circa i nomi delle imprese dove i lavoratori sarebbero ricollocati e, soprattutto, a quali condizioni contrattuali». Ma non finisce qui, perché il Movimento 5 stelle ha deciso di non lasciar cadere nel vuoto il progetto che, a livello ministeriale, aveva incassato anche il sostegno della vice ministro Teresa Bellanova.

PERUGINA, VERTENZA INFINITA – L’ARCHIVIO

Gli ex dirigenti in pensione davanti al Mise

Il progetto cooperativa «Che cosa intende fare la giunta per sostenere tangibilmente il progetto di workers buyout tramite costituzione di cooperativa voluto da ex dirigenti dell’azienda e legato alla possibile produzione dei prodotti storici e non più realizzati, progetto volto anche a riassumere eventuali lavoratori in esubero?» chiedono ancora i consiglieri. Probabilmente la risposta sarà «nulla», per la seconda volta, dopo che gli ex dirigenti Perugina oggi in pensione si erano visti sbattere la porta in faccia già una volta, ancora prima di andare a presentare il progetto al ministero dello Sviluppo economico.

Gli ex dirigenti «La nostra proposta è stata bocciata da Nestlé prima ancora di aver ascoltato il nostro piano – commenta Francesco Falcinelli, portavoce del gruppo degli ex dirigenti – e ora ecco quali sono i risultati. Gli esuberi si sono trasformati in ‘uscite volontarie’, ricollocamenti e part time. Noi, invece, avremmo potuto fare la differenza, Nestlé ne avrebbe solo beneficiato e la politica anche». E allora i ragionamenti e le ipotesi sul futuro della ‘fabbrica cittadina’ si moltiplicano mentre in Umbria tutto freme per le prossime elezioni politiche del 4 marzo e allora ecco che la vertenza e i lavoratori possono aspettare.

Striscioni di protesta

Gli scenari Così, infatti, nessuno oggi si domanda cosa ne sarà dell’azienda che ha reso celebre Perugia in tutto il mondo con il suo bacio tra due, cinque o dieci anni mentre Ferrero, dall’altra parte del mondo, ingloba le barrette al cioccolato Nestlé – con un’operazione da 2,8 miliardi di dollari circa – diventando il terzo gigante mondiale del settore. «Magari – afferma qualcuno – l’azienda di Alba comprasse anche la Perugina. Allora sì che si tornerebbe a investire sul Bacio Perugina come prodotto d’eccellenza da portare in giro per il mondo». Secondo qualcun altro, invece, le mosse che la multinazionale svizzera sta compiendo sullo stabilimento di San Sisto non sarebbero che precursori di un unico, grande, epilogo: la vendita.

Perugina in vendita? Da più parti, infatti, si rincorrono ipotesi non del tutto campate per aria. «Gli esuberi, così come le uscite volontarie e i ricollocamenti in altre aziende, hanno un costo. Se Nestlé punta i piedi sui 364 esuberi, con un costo che, tra tutto, si aggira sui 15 milioni di euro totali, tra libere uscite e sgravi per le aziende che decidono di assumere, non si capisce perché una cifra così grande non venga impiegata per fare investimenti. O, si capisce, se si desume che qualcuno sia interessato a comprare la Perugina e abbia posto delle condizioni, come quella di un piano industriale limato all’osso». Ipotesi o scenario prevedibile? «Tutto è possibile, se Ferrero fosse interessata al Bacio, però, il futuro potrebbe essere meno nero».

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