‘Populismo’, Cicchini punge Azione Cattolica

Terni, il consigliere comunale della Lega polemizza con l’Azione Cattolica Diocesana per il titolo dell’incontro di venerdì

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Non va giù al consigliere comunale della Lega, Paolo Cicchini, il titolo dell’evento organizzato dall’Azione Cattolica di Terni per il prossimo 17 maggio (ore 17.30 nei locali della parrocchia di San Francesco) dal titolo ‘Quanto populismo possiamo sopportare? Verso le elezioni per il parlamento europeo’. E la polemica è presto servita.

«’Populismo’? Forse è il popolo che si è svegliato»

«C’è un piglio che fortemente riecheggia il quo usque tandem di Cicerone contro Catilina – afferma l’esponente leghista – nel titolo della conferenza organizzata dall’Azione Cattolica e dalla Diocesi di Terni, presentata dal dottor Giorgio Armillei, già assessore alla cultura della giunta Di Girolamo. Alcune domande si impongono. A cosa si riferiscono quando parlano, con accenti di nausea, del ‘populismo’? Perché ci si ostina a demonizzare le parole (populismo, appunto) senza preoccuparsi di analizzarne il significato? Per quale oscura ragione, ci chiediamo, ‘ispirarsi al popolo, ascoltarne l’anima, i sentimenti, la volontà’, deve essere considerato come degno di implacabile censura? Certo, è vero, il ‘popolo’ sembra essersi svegliato, ribellandosi con il voto a quella che Croce definiva ‘onanocrazia’ o il ‘potere degli asini selvaggi’».

«Si ponga qualche domanda»

«Se il ‘populismo’ ha cosi ben attecchito tra noi – afferma Paolo Cicchini – una ragione plausibile dovrà pur esserci. Se lo chieda Giorgio Armillei e, se possibile, solleciti una risposta tra coloro che parteciperanno alla sua conferenza. Forse se fatti semplicemente disgustosi come la ‘sanitopoli umbra’ non fossero accaduti, se qualcuno non avesse devastato Terni provvedendo a cancellarne il presente e ad incenerirne la speranza, se i cittadini si fossero sentiti parte di un sistema davvero democratico non fondato sull’imbroglio e la corruzione, forse la nostra società sarebbe diversa. Basterebbe applicare l’antica morale del ‘non rubare’ e del rispetto degli altri, di tutti i loro diritti. Sia pure quello di partecipare a un concorso e, magari, anche di vincerlo alla faccia di tutti i raccomandati ed a quanti fanno del mestiere della politica la chiave di porco per forzare, a danno dei capaci e degli onesti, la cassaforte della vita».

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