Primario arrestato: torna in libertà

Perugia: revocati gli arresti domiciliari ad Antonino Appignani. Disposto l’obbligo di dimora a Bologna. Parla il ricercatore che si è rivolto ai carabinieri: «Non mi sarei mai voluto trovare in una situazione simile»

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Il tribunale di Perugia ha convalidato l’arresto del primario 69enne Antonino Appignani, revocando la misura degli arresti domiciliari e disponendo nei suoi confronti l’obbligo di dimora nel comune di Bologna. Questo l’esito dell’udienza di convalida che si è tenuta lunedì mattina e in cui il pm ha chiesto la conferma dei domiciliari. Il professionista si è avvalso della facoltà di non rispondere. Così i suoi legali, gli avvocati Mattia Maso ed Ettore Grenchi: «In questo momento non intendiamo rilasciare dichiarazioni perché, sul piano giudiziario, non siamo entrati ancora nel merito della vicenda».

L’arresto in flagranza Antonino Appignani, direttore della clinica pediatrica e professore ordinario di Chirurgia infantile, è stato arrestato venerdì dai carabinieri in borghese della Compagnia di Assisi, coordinati dal maggiore Marco Vetrulli, dopo che, all’interno dell’ascensore, era avvenuto lo scambio di soldi. Una mazzetta consegnata da un ricercatore, Alfredo Garzi, a cui aveva promesso il rinnovo della convenzione tra l’ateneo perugino e quello di Salerno, condizione per permettere al collega di continuare a lavorare all’ospedale di Perugia. L’accusa nei confronti del primario è ‘concussione’.

La vittima Quello di venerdì, probabilmente, era solo un acconto che Garzi avrebbe dovuto versare al primario per l’interessamento. Soldi che, però, erano stati già fotocopiati dai carabinieri e che non sono mai entrati nella disponibilità del professor Appignani, poi finito ai domiciliari e ora difeso dai legali Mattia Maso e Ettore Grenchi . «Sono molto dispiaciuto per l’accaduto, è una situazione incresciosa» è il primo commento della vittima, Alfredo Garzi, che ha avuto il coraggio di denunciare la pretesa di soldi in cambio di un rinnovo della convenzione e ha fatto scattare le indagini che si sono concluse con l’arresto del primario. «Non è una cosa che si fa con serenità e armonia, non mi sarei mai voluto trovare in una situazione simile».

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