Terni, rapina in villa: «Difficile riprendersi»

Il racconto della famiglia che a Stroncone sta vivendo un incubo: «Erano professionisti, sapevano come colpire». È caccia alla banda

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di F.L.

«Stiamo cercando di riprendere la normalità, ma non è semplice. Ecco, ad esempio, sono qui a riparare i danni fatti dai rapinatori per entrare». A poco più di 48 ore dal fatto, Roberto Orsini, il rappresentante rapinato nella notte tra giovedì e venerdì nella sua villa di Colle di Stroncone, deve ancora fare i conti con l’incubo vissuto insieme alla moglie Rita e al figlio Gabriele.

Gli indizi

Le indagini dei carabinieri vanno avanti a ritmo serrato per individuare la banda di quattro persone – più probabilmente un palo – che ha agito, svegliando sotto la minaccia delle armi la famiglia Orsini, per poi farsi aprire dal capofamiglia il caveau dell’abitazione e farsi consegnare gioielli, denaro e capi di abbigliamento per un valore complessivo piuttosto ingente. Allarme, cani da guardia, inferriate e doppie porte blindate non sono servite ad evitare che entrassero. «Le forze dell’ordine si stanno dando da fare tantissimo. Noi non abbiamo dubbi sul fatto che fossero professionisti, sicuramente non italiani – dice la signora Rita – sapevano perfettamente dove, quando e come colpire. Hanno preso di mira mio marito per farsi aprire il caveau. Noi dormivamo profondamente e dunque hanno fatto fatica a svegliarci, nel frangente con la pistola hanno colpito il braccio di mio marito provocandogli una contusione, ma per il resto non siamo stati toccati. Solo alla fine ci hanno minacciato dicendoci di attendere almeno mezz’ora prima di dare l’allarme, perché altrimenti sapevano dove trovarci per tornare a farci del male».

«Tanta paura»

Lo shock è stato comunque tanto. «È stata una vicenda davvero cruenta – continua Rita Trotta Orsini con la voce che ancora trema a tratti – stiamo cercando di riprendere la vita di tutti i giorni ma nella mente prevale altro. Solo ieri notte (la notte tra sabato e domenica, ndr) sono riuscita a riposare un po’, ma con la luce accesa. Ma non è giusto che cambi tutto, le nostre abitudini devono rimanere quelle di sempre. Viviamo in questa casa da 22 anni, l’abbiamo costruita con il nostro onesto lavoro. Speriamo solo che il nostro racconto serva a qualcuno per cercare di evitare che queste cose non accadano. E che li prendano presto, sappiamo che ce la stanno mettendo tutta».

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