Regionali, le priorità di Confindustria Umbria

Il presidente Antonio Alunni elenca otto punti durante l’assemblea annuale ad Assisi: «Azienda prospera solo se intorno ad essa si creano le condizioni necessarie»

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«Per crescere le aziende hanno bisogno di imprenditori capaci e soprattutto lungimiranti. Ma hanno bisogno anche di operare in un contesto che renda il lavoro degli imprenditori e dei manager possibile come quello degli imprenditori e dei manager delle aziende dei Paesi con i quali siamo in concorrenza. Creare questo ambiente favorevole all’impresa e all’industria è compito e responsabilità degli attori politici, a ogni livello. Vorrei essere particolarmente chiaro su questo punto. Come imprenditori, non spetta a noi giudicare i valori delle diverse forze politiche che competono per aggiudicarsi il governo nazionale e i livelli di governo inferiori. Ma come imprenditori abbiamo il diritto, e anzi il dovere, di giudicare i programmi delle diverse forze politiche per quel che riguarda l’economia. Abbiamo il diritto e il dovere di esprimere il nostro giudizio per quanto riguarda la politica industriale, la politica del lavoro, la politica infrastrutturale, la politica fiscale, la politica del credito, la politica ambientale, la politica della giustizia, specialmente quella civile». Parole di Antonio Alunni, presidente di Confindustria Umbria, in occasione dell’assemblea annuale di Assisi: il nuovo vice è Gianluigi Angelantoni. Inevitabile il focus sulle Regionali in arrivo. Riconoscimento speciale per 14 aziende storiche per i 75 anni di iscrizione.

RICONOSCIMENTO PER 14 AZIENDE, LA LISTA

La tavola rotonda e l’Umbria

Al teatro Lyrick c’è stata anche una tavola rotonda che ha coinvolto diversi imprenditori: si tratta di Alberto Bombassei (presidente Brembo), Alessandro Chiesi (responsabile regione Europa chiesi farmaceutici), Edoardo Garrone (presidente gruppo Erg) e Andrea Tomat, leader del gruppo Lotto-Stonefly. Presente all’assemblea anche il numero uno nazionale di Confindustria, Vincenzo Boccia. Alunni nella sua relazione ha toccato diversi punti, a partire dalla situazione economica dell’Umbria: «La peculiarità – ha sottolineato – è la presenza di numerose imprese che sono relativamente meno efficienti. Queste imprese sono la causa del dato aggregato negativo per ciò che concerne la produttività del lavoro. Le dimensioni limitate delle imprese manifatturiere costituiscono un fattore negativo, in quanto l’investimento nella internazionalizzazione e nell’innovazione richiede un forte supporto finanziario. Le imprese che non possono basarsi su un alto cash-flow per autofinanziarsi devono necessariamente ricorrere ai mercati finanziari. Purtroppo, in Umbria, come d’altronde nel resto del nostro paese, c’è una carenza di capitale cosiddetto ‘paziente’ che possa aiutare a indirizzare le risorse verso obiettivi di lungo termine, compresi gli investimenti in innovazione e in ristrutturazioni industriali in tempi di crisi. La sola via per far sviluppare l’industria e l’economia dell’Umbria passa dalla crescita dimensionale delle sue imprese, delle nostre imprese».

Il governo e la prospettiva 

Fari puntati sulle Regionali: «Abbiamo il diritto e il dovere – il pensiero di Alunni – di esprimere il nostro giudizio su come il governo gestisce la promozione delle imprese e dei prodotti italiani sui mercati internazionali. Non possiamo infatti dimenticare che, in un mercato globale, la competizione non riguarda solo le aziende, ma si estende alla capacità di ogni paese di assicurarsi l’accesso ai diversi mercati nazionali, negli spazi che per questa azione vengono concessi dai trattati internazionali. L’esempio di paesi come la Francia e la Germania deve essere un punto di riferimento per i nostri governi, qualsiasi sia la loro composizione politica». Poi l’invito: «Vorrei che tutti noi riflettessimo su di un fatto cruciale. Le aziende dell’Umbria, e in particolare le aziende industriali, esportano i loro prodotti ovunque nel mondo. Ciò è ovviamente un segno dell’eccellenza delle nostre produzioni. Ma se il mercato delle nostre aziende è internazionale, ciò implica necessariamente che la loro prospettiva di sviluppo deve essere internazionale».

La ricchezza e la centralità dell’industria

«La vera creazione di ricchezza – ha proseguito Alunni – in una nazione è data dalle imprese. Se la ricchezza non è prodotta, essa non può neanche essere distribuita e redistribuita per le finalità sociali. Troppo spesso si dimentica questa verità fondamentale. E se la si dimentica, un paese è condannato alla stagnazione economica. Noi rappresentiamo la parte maggioritaria delle industrie dell’Umbria. L’industria rappresenta non soltanto una colonna portante dell’economia della nostra Regione, ma anche una parte essenziale della nostra identità di umbri. Eppure, non possiamo nasconderci, ed è anzi un dovere sottolinearlo, come questa centralità dell’industria non solo non è pienamente percepita, ma è anzi spesso disconosciuta. Vi è spesso la sensazione che l’industria nella nostra Regione venga percepita da una parte importante della popolazione, ed anche da una parte notevole della classe dirigente e delle istituzioni politiche, più come un problema che come una risorsa».

Le Regionali e le priorità 

Alunni si dedica poi alle elezioni in arrivo: «Non spetta a noi giudicare i valori delle diverse forze politiche che competono per aggiudicarsi il governo della Regione. Ma spetta a noi rappresentare chiaramente e con forza alle diverse forze politiche quali sono le esigenze e le priorità delle aziende umbre. Spetta a noi rappresentare le esigenze e le priorità di chi produce la ricchezza per tutti i cittadini umbri. Perché nessuna azienda è un’isola, ed essa prospera solo se intorno ad essa si creano le condizioni necessarie». Quali sono? «Dare una identità chiara, netta e riconosciuta in Italia e nel mondo all’Umbria. Siamo una piccola regione, con una popolazione limitata. Ma siamo un territorio di eccellenza. Lo siamo non solo nella cultura, nell’arte, nel paesaggio e nell’alimentazione. Lo siamo anche e soprattutto nell’industria, e in molte attività produttive. La seconda priorità è quella di dotare la nostra Regione di infrastrutture alla pari delle altre regioni più avanzate dell’Italia. La terza priorità è quella di politiche efficaci rivolte alla formazione del capitale umano. Il paradosso della nostra regione è che vi è un tasso di disoccupazione elevato, specialmente tra i giovani, e allo stesso tempo le imprese non trovano personale adeguato alle nuove metodiche di produzione. La quarta priorità è di iniziare da subito, con competenza, un processo di revisione della regolamentazione a livello regionale che impatta sull’economia. Più volte in passato ho avuto modo di esprimere il concetto che noi non abbiamo bisogno, e noi non vogliamo, una assenza di regole. Le regole sono necessarie affinché il perseguimento dei legittimi obiettivi da parte dei singoli e delle imprese sia compatibile con l’interesse generale, di cui proprio gli individui e le imprese sono essi stessi parte. L’ambiente è un esempio fondamentale di questo punto. L’ambiente non è un vincolo ma è un’opportunità. In questi mesi abbiamo lavorato con Arpa e la Regione per affrontare un aspetto fondamentale legato alla complessità delle norme e delle procedure. Il lavoro deve continuare sia sul piano autorizzativo che su quello delle misure di controllo, ponendoci obiettivi sempre più ambiziosi. Chiederemo perciò alla Regione, sul modello di quanto fatto nelle aree più avanzate del Paese, di adottare un progetto complessivo che coinvolgendo imprese, cittadini e istituzioni valorizzi le migliori pratiche. In questo ambito, sarà di fondamentale importanza sviluppare le iniziative in tema di economia circolare. Noi vogliamo regole migliori. Noi vogliamo regole più efficienti, che favoriscano e non ostacolino l’attività imprenditoriale. La quinta priorità è legata al tema dell’innovazione con il fine di sempre meglio posizionare il nostro tessuto industriale su quei segmenti del mercato a più alto valore aggiunto; sul tema dell’innovazione rientra anche quello della trasformazione digitale delle imprese; nonostante l’accelerazione impressa dal Piano industria 4.0, resta ancora un enorme lavoro da fare per traguardare questo essenziale obiettivo. La sesta priorità è aumentare, accelerare e rafforzare il processo di internazionalizzazione delle imprese. Questo processo è essenziale, come detto in precedenza, per la crescita dimensionale del nostro tessuto produttivo.  La settima priorità è favorire strumenti di finanza alternativa a quella del credito bancario attraverso un’azione delle agenzie regionali più incisiva e convinta. Le imprese dell’Umbria confermano come la struttura finanziaria sia caratterizzata mediamente da una bassa patrimonializzazione e da un’eccesiva dipendenza dal sistema bancario. L’ottava priorità è valorizzare la sanità privata in Umbria che è connotata da un alto livello di qualità attestato da una serie di indicatori che mostrano come l’incidenza delle patologie complesse trattate dalle cliniche private, rispetto alla totalità delle dimissioni e in confronto a quelle gestite dall’intero sistema regionale, sia superiore in entrambi i casi alla media nazionale.

La mano tesa

Alunni ha quindi aggiunto che «Confindustria Umbria è pronta a cooperare, come ha sempre fatto in passato, con il nuovo governo regionale per la realizzazione delle priorità che ho appena elencato, fornendo le conoscenze tecniche indispensabili per prendere le decisioni che esso vorrà prendere.
Il nostro spirito è quello di Luigi Einaudi, che fu il nostro primo presidente della Repubblica, grande economista, e protagonista della rinascita economica dell’Italia del dopoguerra: ‘Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare’. Nella formazione di un capitale umano di eccellenza, noi auspichiamo, noi ci aspettiamo, una proficua collaborazione con le forze sindacali. La naturale dialettica tra le forze datoriali e quelle sindacali non deve mai diventare una contrapposizione. Noi possiamo agire bene, creare posti di lavoro e ricchezza per tutti, soltanto se intorno all’impresa c’è una comprensione veritiera e diffusa della nostra missione e della nostra azione. È per questa ragione che come imprenditori, e ancor più come Confindustria, dobbiamo adoperarci per diffondere la cultura del cambiamento, la cultura del miglioramento continuo del capitale umano e del capitale fisico».

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