Regione, la Marini ‘salva’ se stessa

Leonelli non vota il respingimento delle dimissioni, ma la presidente dopo il parere dei legali partecipa al voto e ‘regala’ all’Umbria altri 15 giorni prima della decisione definitiva

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Notizia delle 21.30:
Malore per Catiuscia Marini.
La presidente ricoverata in ospedale

Servivano 11 voti, sono arrivati 11 voti: per ottenerli è scesa in campo anche la stessa presidente, rendendo vano il ‘non voto’ di Leonelli, che già in apertura di seduta aveva ribadito il suo no al salvataggio di Catiuscia Marini.

LE ANTICIPAZIONI DI UMBRIAON SUL PRESSING A LEONELLI

«Darò una risposta, ma non oggi»

«Il mio voto è tecnico, come membro della maggioranza, per partecipare ai lavori conclusivi e per prendere la parola», ha spiegato Catiuscia Marini in apertura del suo intervento, lasciando capire che avrebbe confermato le dimissioni. E molti pensavano potesse farlo addirittura in chiusura del suo intervento quando, dopo aver ammesso che la legislatura non sarebbe arrivata a conclusione natura, si lascia scappare un «non lascio macerie» e addirittura un «non si sta in paradiso a dispetto dei santi». E invece, alla fine di un lungo intervento, in cui ne ha un po’ per tutti, annuncia che deciderà: «in tempi brevi e nel rispetto dell’articolo 64 dello statuto» se confermare o ritirare le dimissioni respinte dall’assemblea legislativa, col suo voto decisivo.

Stoccate a destra e a manca

Ne ha per tutti, la Marini. Per i suoi e per gli avversari. Sferza il Pd, sferza la Lega, sferza l’amministrazione comunale di Perugia, ma ovviamente il principale obiettivo del suo intervento è Giacomo Leonelli, verso cui si rivolge più volte, cercandolo con lo sguardo, mentre lui, seduto a pochi metri, quasi le rivolge le spalle. L’ex segretario regionale – secondo la Marini – è responsabile almeno quanto lei perché con lei ha compilato le liste di maggioranza e selezionato la classe dirigente regionale, una parte della quale è finita nell’occhio del ciclone dell’inchiesta sulla sanità umbra.

La presidente – ancora tecnicamente dimissionaria fino a prova contraria – ammette di aver fatto ‘errori politici e umani’ ma di aver sempre ‘rispettato la legge’. Agita ancora una volta le motivazioni sessistiche denunciando disparità di trattamento rispetto a colleghi maschi verso cui non ci sarebbe stato pari accanimento. E ricorda il caso terremoto, rivendicando con orgoglio il ‘modello del 1997’, che non è stato seguito nella gestione della fase post sisma 2016.

E ora?

Ci teneva a non essere sfiduciata dall’aula, ha ottenuto di non essere sfiduciata dall’aula, pur partecipando al voto. Ora davanti a Catiuscia Marini si aprono due strade: confermare le dimissioni riaffermando una leadership e al tempo stesso una autonomia rispetto sia alla compagine di governo sia alla sua area politica (lei stessa ha ricordato di essersi spesso presentata in aula non certa dei voti sulle sue proposte) oppure ritirarle e concordare una fine anticipata della legislatura secondo un calendario certo che conduca alla scadenza elettorale, presumibilmente già in autunno. Difficile che ci sia un clamoroso ripensamento rispetto all’intendimento, da tutti annunciato, di fine anticipata dell’esperienza di governo.

Gli interventi in consiglio regionale

Rometti: «Cerchiamo di chiudere bene»

«In virtù delle dimissioni della presidente della giunta è necessaria una discussione politica sulle comunicazione della presidente stessa. Bisogna valutare i 9 anni che abbiamo alle spalle e chiederci cosa succede se interrompiamo la decima legislatura in modo disordinato, con una campagna elettorale che durerà sei mesi. La valutazione sulle ultime due legislature non deve basarsi sulle voci negative che dipingono questa regione in modo non veritiero. Chi arriverà dopo di noi troverà un ente sano e ben amministrato. La nostra sanità, lo ha riconosciuto il ministro Grillo, è una eccellenza. I fondi europei sono stati ben spesi, per la crescita e lo sviluppo. Se oggi chiudiamo la legislatura, alcune misure resteranno in sospeso, anche quelli sulla riforma della sanità e le decisioni sui fondi comunitari. Il clima intorno a noi non consente di arrivare alla scadenza naturale me c’è modo e modo di arrivare al voto anticipato, entro la fine del 2019».

Leonelli conferma: «No al respingimento delle dimissioni»

Dopo Rometti parla Giacomo Leonelli e il suo era l’intervento più atteso, visto che si conosceva la sua posizione contraria al prolungamento del governo. E Lonelli conferma: «Non rinnego quanto fatto da questa giunta, ma ci troviamo di fronte a condotte reiterate che denotano logiche clientelari, che vanno contro la mia idea e l’idea del mi partito; c’è la necessità di riconnettersi emotivamente con elettori e militanti, sconcertati da quanto successo». E conclude dicendo che «non ci sono le condizioni per andare avanti» e quindi «in mancanza di fatto nuovo e conclamato mio voto favorevole non ci sarà». Infine: «Non voterò il respingimento delle dimissioni della Presidente in mancanza di un fatto nuovo e conclamato oggi in Aula che renda politicamente non procrastinabile la chiusura della legislatura. Dobbiamo rispondere a due domande: qualcuno può avvalorare la tesi che non vi sia stato alcun comportamento di esponenti del Pd che non abbia assunto una logica clientelare nei concorsi pubblici lesiva della meritocrazia? C’è la certezza assoluta che anche solo una parte infinitesimale del consenso del Pd sia stato costruito con una logica clientelare nei concorsi? La risposta a queste domande è il crocevia ineludibile per questa vicenda. Prima viene l’autorevolezza delle istituzioni, che è connessa alla forza dell’istituzione stessa. Se chi la rappresenta ha la sensazione di essere nella situazione di non poter esercitare la propria funzione con autorevolezza fa bene a fare un passo indietro come ha fatto la presidente Marini. Lascia invece perplessi l’investitura di Aula e maggioranza di questa situazione. Anche perché le dimissioni non possono intendersi di natura strettamente politica. Per il Pd prima di tutto è necessaria una riconnessione emotiva con gli elettori e militanti che sono sconcertati da questa situazione, ma nessuno parla di giustizia a orologeria. Dobbiamo dare modo alla nostra comunità, oggi colpita e ferita, di essere orgogliosa del proprio partito. Per farla non basta chiedere scusa. Va ribadito con forza che per noi l’unico criterio possibile per la selezione nei concorsi deve essere il merito. Chi utilizza altri criteri fuori dal nostro perimetro etico e valoriale. Ringrazio la presidente Marini per questi quattro anni che hanno rappresentato una crescita importante per me e nei quali sono stati raggiunti risultati rilevanti che dobbiamo rivendicare. Non ci piegheremo alla logica dell’opposizione che rappresenta l’Umbria come una landa desolata da conquistare. L’Umbria non merita questa rappresentazione. Se gli umbri sono orgoglioso della propria terra qualche merito va anche alla maggioranza di sinistra che l’ha sempre governata».

Squarta: «Mettere fine alla legislatura»

«Non ci sono più le condizioni per andare avanti perché non esiste una maggioranza forte e credibile per affrontare i numerosi temi irrisolti da tempo e presenti sul tavolo. Il nostro è un giudizio negativo sul lavoro svolto dalla giunta. Abbiamo presentato, nel corso della legislatura molti atti di indirizzo, alcuni dei quali non sono neanche stati discussi. Nel programma di legislatura, nel 2015, dicevate di lavorare per un Umbria più forte, ma a distanza di 4 anni gli umbri non stanno meglio. Rispetto alle infrastrutture, a partire dall’aeroporto, sono stati fatti annunci faraonici, ma che poi si sono trasformati in autentiche fake news. Sul Frecciarossa non si è avuto il coraggio di allargare il servizio con politiche adeguate, importantissime per il turismo e per l’economia in genere. Rispetto alla sanità, comparto che gestisce il 75 per cento del bilancio regionale (1,7 miliardi di euro) non è ancora stato aggiornato il Piano regionale. Intanto le liste di attesa si allungano ed i migliori medici se ne vanno. Servono scelte spartiacque tra passato e futuro, serve un governo regionale forte e credibile. Siamo oggi a dodici mesi dalla fine naturale della legislatura e con una maggioranza così frammentata non si può pensare di risolvere tutti i problemi emersi nell’arco dei quattro anni. Per questo la legislatura va interrotta oggi chiamando gli umbri quanto prima al voto».

Ricci: «Legislatura già conclusa»

«Di fatto ciò che è avvenuto rende conclusa la legislatura con esiti negativi soprattutto nella sanità, che impegna il 58,5 per cento del totale ed è su questo che si viene a percepire un valore negativo, che bisognerà ricostruire nei prossimi anni con credibilità, scegliendo sempre il merito ed il meglio, soprattutto in ambito sanitario. Mi rimetto alla professionalità della magistratura per chiarire la vicenda giudiziaria e verificare le responsabilità. Mi auguro che avvenga con tempestività e incisività ma i processi si fanno in tribunale e non in piazza, frase che condivido e che vale per tutti e vale sempre. Non mi ascrivo dunque alle piazze che giudicano, mi tengo comunque i miei dubbi. La missione sanità, con i suoi esiti negativi, non può che portarci alla fine della legislatura e alla conferma delle dimissioni della presidente della giunta. Le discrasie erano evidenti da molto tempo: nell’ultima parificazione della Corte dei Conti sul bilancio consuntivo 2017 è emerso ciò che è stato definito ‘ricorso ingiustificato a proroghe contrattuali in materia di sanità. Sul piano gestionale così non si ottimizzano le risorse, come invece si potrebbe fare».

Solinas: «La Marini muore di fuoco amico»

Molto dura, nei contenuti se non nei modi, la riposta di Solinas, direttamente a Leonelli: «Lo sciacallaggio politico nei confronti della Marini, a differenza di ciò che afferma Leonelli, non è stato compiuto dalle minoranze ma dal Pd e da parti politiche amiche (in un passaggio, Leonelli aveva fatto riferimento alle visite di Salvini e Di Maio a Perugia; ndr); anzi, devo dire che con tutto quello che è accaduto attorno, dal caso Siri a quello che è accaduto in Lombardia, sono stati abbastanza in silenzio, quindi se la Marini cadrà sarà per il fuoco amico. Forse la presidente ha ceduto alle pressioni mediatiche di quei giorni. Nelle parole della presidente è emerso il richiamo ad alcune forti interferenze politiche sulla sua decisione di dimettersi. La presidente ha lasciato aperto uno spiraglio non dichiarando irrevocabili le sue dimissioni, come invece hanno voluto fare altri, delegittimando la presidente della giunta, che è stata costretta a dimettersi dal suo partito in un momento di debolezza politica. La questione è politica, visto che in Calabria e nel Lazio non sono state pretese le dimissioni dei presidenti della Regione. È stata una forzatura per interrompere la Decima legislatura, legata a giochi di potere dentro il Pd. Ci sono leggi in sospeso che i cittadini attendono e il cui iter è stato interrotto. Voterò a favore del respingimento delle dimissioni, politiche, della presidente, attaccata da fuoco amico. Lo sciacallaggio politico non l’ha fatto la minoranza, che ha taciuto».

Mancini: «Non è che arrivano i Visigoti…»

«Dagli interventi di Rometti e Solinas – dice Mancini – sembra che se cade la Marini qui si ferma tutto: voglio rassicurare i cittadini, che vanno avanti da secoli senza il Pd, senza la Lega, senza le Regioni. Ho sentito parlare di fondi Europei a rischio, ebbene non è così. Noi accettiamo le dimissioni della Presidente della giunta. La Marini si è dimessa per una guerra interna al Pd. Una guerra che però pagano i cittadini umbri, che non se lo meritano. E la pagano in ambito sanitario, di lavoro, di infrastrutture, di opportunità. Quando si rapportano con la sanità non sanno se hanno di fronte gli uomini migliori oppure quelli che rispondono a una corrente di partito o ad un’altra. Quello che è emerso non riguarda solo la presidente Marini ma un’intera classe politica e sanitaria che ha gestito la sanità umbra. E questa è una responsabilità del Pd. Sarà la magistratura a stabilire le colpe giudiziarie. Ma dal punto di vista politico la Marini ha firmato le dimissioni da sé. E domani non finisce il mondo. Gli umbri andranno avanti. Serve cambiare, al di là delle dimissioni della Presidente Marini. La minoranza in questi anni ha presentato centinaia di atti che sono finiti nel secchio dell’immondizia, come l’atto in cui si chiedevano meccanismi di rotazione di dirigenti nel settore sanitario. Voi non l’avete votato e oggi raccogliete i frutti di quelle scelte sbagliate. I cittadini sono stufi, vogliono essere ascoltati. I cittadini sono tutti uguali. Mettiamo il merito davanti a tutto nelle università, nelle partecipate. Serve rinnovare un po’ l’aria».

Liberati: «Per aver alzato la testa ho rischiato in prima persona»

«Oggi si conclude una cavalcata durata 49 anni, fatta di esperienze, di persone, di produzione legislativa ed amministrativa, di atti di maggioranza e opposizioni. Serve introdurre un’analisi politica, culturale e sociale sui motivi per i quali gli umbri hanno sempre confermato il consenso alla stessa linea politica, ideologica e culturale. Questo duraturo potere è stato possibile anche grazie a vastissime complicità e coperture da parte di un vasto sistema che gli stessi magistrati hanno ritenuto di abbattere. Pochi hanno denunciato certi tipi di situazioni. Quella lettera del 2016 l’hanno ricevuta tutti… i partiti di maggioranza e di opposizione, così come i giornali, ma solo noi abbiamo fatto seguire a quelle denunce un atto concreto. E per non aver alzato la testa ho rischiato personalmente, beccandomi richieste di risarcimento danni per milioni di euro. Se da 50 anni va avanti questo potere politico è perché c’è un contesto di vaste collusione, un meccanismo veniale ‘paramafioso’ che è diventato un sistema criminale abituale, stando a quello si legge nelle carte, da cui emergono circostante di una gravità eccezionale».

De Vincenzi: «Stillicidio volge al termine»

«Allungare i tempi fino a oggi non ha fatto bene a questa comunità. Io stesso provo disagio a vivere questa situazione. Nel 2015 intervenni sulle linee guida della presidente e feci un appello: dopo aver vinto per il rotto della cuffia e a fronte di un 50 per cento di astensionismo dissi di non governare con presunzione e arroganza e di tenere conto delle necessità sempre più impellenti delle famiglie e delle fasce deboli. Poi c’è stato lo strappo con l’assessore Barberini per le nomine in sanità. L’ultimo piano sanitario è del 2011, lo invochiamo da inizio legislatura, il piano trasporti adottato si rivela non efficace e non rispondente alle necessità, il piano rifiuti andava rivisto, poiché nel 2024 la nostra capacità di smaltimento sarà esaurita. Occorre riorganizzare tutta la macchina regionale. Tanti giovani se ne vanno perché qui non hanno modo di costruirsi un futuro, la povertà relativa che emerge dagli ultimi rapporti fanno dell’Umbria la regione in testa a questa negativa classifica. Non si può andare avanti così. Questa pagina va voltata, bisogna riprendere una politica dal basso, dove ognuno diventi protagonista nella propria comunità».

Fiorini: «Spazio all’alternanza». E legge i messaggi dei cittadini

«È arrivato il momento di dire basta e di tornare al voto per dare al popolo la possibilità di scelta. L’alternanza nella gestione della cosa pubblica fa bene alla democrazia. La politica ha bisogno di un serio percorso di moralizzazione. Senza la presenza di alti dirigenti compiacenti questo clamoroso scandalo non sarebbe mai esploso. Ci sono dirigenti e tecnici preparati e capaci, ma messi all’angolo perché gli sono stati preferiti colleghi politicamente orientati. La colpa più grave dei politici del Pd è non aver preteso di aver al proprio fianco professionisti di livello e pronti a non piegarsi alle loro richieste, di solito orientate a accrescere il proprio bacino di voti. Quando presentai la modifica della legge regionale per la nomina dei dirigenti, voi avete votato contro. È ora di farla finita con la politica all’interno della sanità. Il vostro progetto politico è giunto al capolinea. Fatevene una ragione e lasciate queste poltrone. Ora tocca a noi ricostruire la cosa pubblica, per recuperare la credibilità perduta. È giusto che la politica torni ad essere la voce del popolo». E legge alcune delle domande che gli sono arrivate direttamente dai cittadini.

Casciari: «No a lezioni di moralità»

«La sanità regionale non è fatta solo di posizioni apicali, ma di migliaia di persone che lavorano con dedizione e professionalità, garantendo un servizio di riconosciuta qualità. Nel centrosinistra umbri militano tante persone oneste che pretendono una analisi lucida e delle spiegazioni su quanto emerso. L’Umbria è terra piccola e fiera e chiede risposte a coloro che sono stati democraticamente eletti. Non accetto lezioni di mascherata moralità da altre forze politiche che in altri contesti sono coinvolti in ben altre vicende di malgoverno. Gli standard raggiunti dalla nostra sanità sono stati raggiunti garantendo servi e mantenendo i bilanci in ordine. Ho letto prese di posizione e comunicati che dipingono un gruppo consiliare ‘in agonia’ ma questo non corrisponde al vero. Ora più che mai serve agire con determinazione, con un cambiamento culturale e generazionale».

Paparelli: «In gioco credibilità di tutti noi»

«Siamo chiamati a dare risposta ai bisogni degli umbri. Abbiamo la responsabilità di dare risposte ad una comunità che deve affrontare problemi complessi, a cui la politica deve poter fornire una indicazione chiara sul futuro. Oggi in gioco non c’è solo la nostra credibilità ma quella delle istituzioni che rappresentiamo. Non è il tempo dei lunghi coltelli o de veleni che gettano discredito sulla classe politica. Servono rigore e fermezza, senza giudizi sommari o liquidatori. La presidente si è assunta un fardello superiore a quello che gli spettava. A lei va riconosciuto il rigore e la dirittura morale. Non possiamo cedere alla tentazione delle scorciatoie. Dobbiamo interrogarci sugli errori, sull’adeguatezza del livello del controlli. Si tratta di interrogativi che devono trovare risposta in una proposta politica per il futuro. La sanità umbra, grazie a migliaia di operosi professionisti, offre un servizi di alto livello. Il modo migliore di chiedere scusa è di migliorare le regole per i concorsi e maggiore trasparenza nei percorsi amministrativi, di intervenire sulle liste di attesa, di mettere al riparo la gestione operativa da influenze improprie. Come giunta stavamo già lavorando da tempo in questa direzione. La presidente Marini è stata un punto di riferimento in molti momenti, anche drammatici, di queste due Legislature, come durante il sisma. Andiamo orgogliosi, tra l’altro, di aver ottenuto una misura certa del danno indiretto del terremoto. Siamo riusciti a fare fronte agli effetti negativi del sisma sul turismo, superando una campagna di comunicazione imprecisa e dannosa. Esiste un motivo tutto politico per cui credo che si debba chiudere una fase della storia della sinistra umbra. La partita è tra due visioni di società, una delle quali è la paura e una visione feudale. A chi pensa che la Lega sia la risposta ai mali umbri dico di guardare a guardare a quello che viene fatto dai qui rappresentanti. Basta guardare a come vengono governate Terni e Montefalco, Spoleto. Queste forze politiche non hanno capacità di gestione e di governo. Per tutti questi motivi respingo le dimissioni della presidente Marini».

Carbonari: «Non vorrei infierire…»

«Ho in animo di non voler infierire. Ho voluto portare in questi anni le nostre proposte, le avrei volute condividere, ma i nostri atti sono rimasti chiusi nei cassetti perché qui comandate voi, e allora l’approccio è cambiato. Con spirito dubitativo ho controllato tutti gli atti, anche le delibere di giunta, le segnalazioni che via via venivano fatte, ho sempre chiesto ma le sentite anche voi? Ogni settimana i cittadini segnalavano qualcosa, e si firmavano e mettevano il proprio indirizzo. Perché non siete voluti intervenire? I cittadini chiedevano aiuto, sono venuti a chiedere risposte, ma sono stati ignorati. Perché tutto oggi è emerso? Forse anche grazie al Movimento 5 stelle. E non si può dire che nessuno sapeva niente. Oggi è tardi per fare riflessioni. Nelle riunioni del Comitato di controllo di questa Assemblea sono emerse situazioni da controllare, gare che non venivano fatte e proroghe continue. Nessuno mi ha mai ascoltato quando chiedevo di convocare tutti i membri dei Collegi sindacali delle Asl, queste cose sarebbero emerse prima. Nessuno ha tenuto conto delle relazioni dei Collegi e delle relative perplessità che emergevano. Era già tutto scritto ma nessuno ha voluto ascoltare. Le riflessioni di oggi sono giuste ma bisognava farle prima. Ho chiesto più volte l’intervento della Corte dei Conti, era necessario fare uno stop e resettare tutto. Le giuste soluzioni c’erano ma nessuno ha voluto vederle. Sento dire oggi che va fatta attenzione al merito, ma finora si è privilegiato il diplomato Isef anche a fronte di laureati in legge. Questo modo di fare getta discredito su tutti i dipendenti pubblici, la maggior parte dei quali sono persone oneste che lavorano bene. É ora di uscire da questo palazzo, riascoltare quello che dicono i cittadini. Spero che questa sia la giornata conclusiva di questa legislatura».

Morroni: «Stillicidio volge al termine»

«La vicenda esplosa in queste settimane impone riflessioni sul piano squisitamente politico. Qui non si tratta di attestarsi su posizioni che riflettano la nostra contrapposizione tra garantisti e non, una contrapposizione spesso ricorrente e francamente a volte anche un po’ stucchevole. Il garantismo è un imperativo e lo è non solo per chi giudica sacro e irrinunciabile l’insieme di principi che sostanziano lo stato di diritto, ma anche per tutti coloro che reputano essenziale, per il naturale e fisiologico funzionamento della vita democratica, la separazione tra poteri, la loro autonomia e indipendenza e il loro esercizio al riparo da ogni forma di strumentalizzazione. L’inchiesta in corso ha portato alla luce una realtà inquietante, la cui gravità va al di là e al di sopra dell’eventuale valenza penale delle condotte individuali che sarà compito esclusivo della magistratura accertare ed eventualmente perseguire. L’ampio perimetro e i ruoli di primaria responsabilità dei soggetti al centro dell’indagine, il carattere sistematico dei condizionamenti evidenziati sono elementi che reclamano una netta, severa e inappellabile condanna sul piano politico. Il profilo è quello di un esercizio disinvolto e spregiudicato del potere, focalizzato sul bisogno di autoperpetuarsi. Un potere che sa essere arrogante, ma che si dimostra non in grado di fare i conti con i chiari segnali di stanchezza e logoramento di un’esperienza politica che dopo quasi 50 anni dimostra di avere ormai esaurito la propria capacità di rappresentare adeguatamente le istanze e le aspettative della comunità umbra. L’Umbria ha bisogno di alternanza ed oggi attende un segnale immediato che consenta di riannodare quel legame di fiducia tra cittadini e palazzo. Il ricorso alle elezioni anticipate rappresenta un passaggio di certo traumatico, ma necessario ed ineludibile per ridare autorevolezza e piana credibilità agli organi di governo della Regione».

Brega: «Abbiamo sbagliato tutti»

«Respingere le dimissioni della presidente Marini che nei prossimi giorni saprà valorizzare questo segnale che arriva dall’Assemblea. Abbiamo sbagliato tutti. Nessuno può sfilarsi e dirsi immune dalle responsabilità politiche se oggi ci troviamo in questa situazione. Dobbiamo riconoscere i nostri errori e lavorare per fare una riflessione che ci consenta di lasciare al futuro qualcosa di migliore. Non si può andare oltre qualche mese, ma usiamoli per fare una profonda riflessione politica, senza trovare capri espiatori. Dovremo analizzare i tanti errori, mettendo anche sul piatto i risultati conseguiti, con i quali l’Umbria si è evoluta. Dobbiamo fare una riflessione da consegnare a chi verrà dopo di noi per evitare che si facciano gli stessi errori politici e consegnargli un’armonia diversa. Abbiamo pensato di più alla nostra competizione interna che a un vero governo a 360gradi. Oggi non è il momento di dire ‘io mi sfilo’. Ma da cosa? Politicamente non c’è nessuno di noi che si possa sfilare. Anche l’opposizione, che deve costruire una classe dirigente alternativa a chi governa. L’alternanza di governo, che auguro, è positiva per le comunità».

Chiacchieroni rifà la storia della Regione: «Noi preziosi per la crescita»

«Nel 1960 e 1966, per iniziativa dei parlamentari umbri e non, venne approvata una mozione e poi un ordine del giorno sullo stato di arretratezza dell’Umbria. Nel giugno 1965, per richiamare l’attenzione delle forze politiche e sociale alla necessità di agganciarci alla fase di sviluppo che il Paese stava vivendo, ci fu uno sciopero generale delle campagne umbre. Il regionalismo ci ha permesso di attivare quei processi a cui faceva riferimento Brega. In questi anni, dentro la crisi, abbiamo cercato di fare la ‘Regione leggera’ a cui aveva mirato l’ex presidente Bruno Bracalente. Ci sono state riforme e razionalizzazioni, obbligate dalla crisi economica incombente. Abbiamo affrontato momenti terribili come il sisma. Rispetto alla sanità, vanno tenuti in considerazione sia l’indagine in corso che le valutazioni molto positivee del Ministro. L’Umbria dispone di strutture ospedaliere rinnovate come a Perugia, Pantalla, Branca grazie all’azione della Regione. Tutto questo ottimizzando risorse che si sono ridotte ogni anno. Serve ora una riflessione sui sistemi di controllo, sulla valorizzazione della meritocrazia, sull’approvvigionamento del personale. Andranno approfondite alcune questioni relative alla sostituzione di elementi di punta dei servizi sanitari. Se i fatti al centro delle indagini venissero confermati ci sarebbe una grave compromissione della fiducia dei cittadini verso le istituzioni. Sul piano penale la responsabilità è personale, ferme restando le responsabilità politiche. I processi comunque li fanno i giudici ed occorre dunque separare queste responsabilità da quelle penali. Vanno ricordate le garanzie costituzionali e la presunzione di innocenza che vale per tutti. Dobbiamo affrontare questa difficile fase in maniera sempre di più concertata con le altre componenti consiliari. Dopo il voto favorevole che il gruppo del Pd auspico darà alla mozione per il ritiro delle dimissioni, la prospettiva è la fine anticipata della legislatura. Grazie alla presidente Marini per tutto ciò che è stato fatto per la nostra comunità e per l’Umbria».

Il fuoco amico delle ultime ore

Contro la Marini si spara ‘fuoco amico’. Su questo Solinas ha ragione. Nelle ultime ore, dopo le prese di posizione (o le non prese di posizione) dei vari Zingaretti, Orlando, Verini, Giubilei, si aggiunge il Pd di Perugia, con un lungo post su Facebook, e la Cgil regionale: «In Umbria l’inchiesta in corso, che ha colpito i vertici istituzionali della nostra Regione, ha sancito la fine politica della legislatura, dal nostro punto di vista fortemente deludente. Qualsiasi tentativo di protrarla ulteriormente sarebbe solo accanimento terapeutico», si legge in un documento approvato all’unanimità. E fuori dall’aula, in piazza Italia, un gruppo di Comunisti ha esposto striscioni eloquenti.

Fuori da Palazzo Cesaroni le proteste dei Comunisti (video)

La presa di posizione del Pd Perugia

Le reazioni

Scontate quelle della parte politica che in consiglio è opposizione (da Fratelli d’Italia al Movimento cinque stelle, si sono espressi parlamentari nazionali ed europei), meno scontate quelle di parti politiche più prossime alla presidente, a partire proprio dal Pd. Gentiloni, in visita in Umbria, dice: «Se si sceglie di dimettersi lo si fa per tutelare la dignità della propria Regione e l’onore del proprio partito: sono scelte importanti dalle quali, credo, non si debba e non si possa tornare indietro; penso che le dimissioni siano sempre una scelta molto seria. Se si fa una scelta di questo genere, come ha fatto la presidente, lo si fa non perché questo rappresenti un verdetto sul piano giudiziario, perché sarà la magistratura ad accertare eventuali responsabilità, ma per tutelare Regione e partito».

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