Repair cafè a Terni: «Meno inquinamento»

Un appuntamento organizzato dal coordinamento regionale Umbria ‘Rifiuti zero’, in programma venerdì 27: «Prima di buttare, proviamo a riparare»

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«Prima di buttare, proviamo a riparare. Produrremo meno rifiuti». Dopo il successo riscosso in altre città dell’Umbria, come Perugia, Umbertide e Gubbio, il ‘Repair cafè’ approda anche a Terni. L’appuntamento, organizzato dal coordinamento regionale Umbria ‘Rifiuti zero’, è in programma venerdì 27 ottobre dalle 15 alle 19 in un locale in via Angeloni. Gli organizzatori consigliano la prenotazione sulla pagina Facebook aperta per l’evento.

La locandina dell’evento

I ‘Repair café’ nascono in Olanda per volontà della giornalista Martine Postma. Stanca di sentirsi dire che l’oggetto che aveva portato a riparare era da «buttare e ricomprare nuovo» ha cercato un gruppo di volontari riparatori e ha cominciato a organizzare incontri mensili per tentare di riparare gratuitamente tutto ciò che le varie assistenze ‘ufficiali’ rifiutavano di riparare o per cui chiedevano un prezzo uguale o superiore al costo dello stesso oggetto nuovo, in negozio. L’idea ha riscosso un tale successo che in meno di dieci anni (dal 2009) nel mondo si contano più di 1200 ‘Repair café’.

I vantaggi L’idea ‘vincente’ sta nel fatto che riparando tutti gli oggetti destinati alla discarica si ottengono una lunga serie di vantaggi, sia per il singolo cittadino che per la comunità tutta. «Possiamo elencare i vantaggi economici – spiegano gli organizzatori – il primo è il risparmio a livello personale ‘diretto’ grazie alla riparazione gratuita, alla mancanza di acquisto di un nuovo apparecchio, grazie al fatto che la riparazione viene fatta in tempo reale e quindi bastano una sola andata e ritorno dalla propria abitazione al luogo di riparazione, ed infine anche al fatto che spesso per la riparazione non c’è bisogno di pezzi di ricambio». Tra i vantaggi ambientali, invece, «possiamo tranquillamente elencare la riduzione dei rifiuti Raee, con conseguente riduzione di utilizzo di combustibili fossili per il trasposto dall’isola ecologica al luogo di riciclo; con la riduzione di inquinamento dovuto all’uso di energia per le macchine che servono al recupero delle materie riciclabili (metalli, plastiche, etc.), di disassemblamento degli oggetti, della movimentazione dei resti di lavorazione. Inoltre si riduce l’utilizzo di materie prime per la produzione degli oggetti che rimpiazzano quelli gettati via; l’energia necessaria per la produzione dei nuovi oggetti; i combustibili fossili per il trasporto dei nuovi oggetti dalle fabbriche ai punti vendita».

La componente sociale Ma un ‘Repair café’, «non è solo risparmio economico o ambientale. C’è una componente ‘sociale’ dell’iniziativa da non trascurare. I ‘Repair café’ danno la possibilità alle persone di un dato quartiere o di una città di incontrarsi per creare dei legami sociali basati sull’amicizia, sull’aiuto reciproco, sulla diffusione di ‘buone pratiche’. I ‘Repair café’ rappresentano anche l’occasione per tante persone per mostrare le proprie capacità, raccontare i propri hobby o mettere il proprio tempo a disposizione di altre persone, più o meno sconosciute, offrendo servizi e conoscenze in cambio di un sorriso.

Come funziona Le persone che portano un oggetto da riparare vengono innanzitutto accolte da un incaricato capace di fare una prima diagnosi del guasto, oppure, più semplicemente, ricevono un numero progressivo che stabilisce l’ordine di arrivo. Quindi si trasferiscono nella sala d’attesa e attendono il loro turno, sorseggiando un the o bevendo un buon bicchiere di vino, accolte e servite da altri volontari. Intanto l’incaricato che li ha accolti mette il loro numero su di un tabellone, incollandolo negli spazi corrispondenti al settore delle riparazioni (elettrodomestici, sartoria, informatica, ciclismo, varie). A questo punto ogni volontario riparatore del settore elettrodomestici va a chiamare una persona per cominciare la riparazione. Fa accomodare la persona accanto a se, alla sua postazione, e chiede notizie sull’oggetto. Provenienza, età, guasto riscontrato, qualche aneddoto, se c’è. Quindi verifica se il guasto corrisponde effettivamente alla descrizione e chiede alla persona se ha voglia di fare la riparazione lei stessa, con il suo aiuto. In ogni caso spiega al proprietario dell’oggetto come si cerca il guasto, come si smonta l’apparecchio, come si cerca di aggiustare eventuali parti rotte o se sono da sostituire.

Lo spirito è quello di trasmettere le capacità riparative alla persona che ha portato l’oggetto con l’idea che la prossima volta, se ricapita lo stesso guasto, quella persona può provare da sola a fare la riparazione. Finita la riparazione, o deciso che l’oggetto non è riparabile, si congeda la persona e si passa alla successiva andandola a cercare in sala d’attesa, prendendo dal tabellone il primo numero disponibile in ordine d’arrivo. Prima del congedo si può chiedere alla persona se vuole fare un’offerta in denaro, ricordandogli che comunque la riparazione è fatta a titolo gratuito. Tale gratuità manleva i volontari dalla responsabilità di ulteriori danni che si possono arrecare agli oggetti da riparare. La percentuale di oggetti riparati è alta, si arriva anche al 65, 70%.

Gli oggetti accettati per le riparazioni sono: elettrodomestici completi di cavi di collegamento; utensili da lavoro elettrici o a batteria; apparati meccanici; smartphone, tablet, computer, casse acustiche portatili, lettori di MP3, macchina per cucire; computer portatili; stampanti; bici; triciclo; monopattino; scatole di legno; giocattoli; oggetti di porcellana o terracotta; cinte; scarpe; accessori d’abbigliamento. Sono previste, inoltre, le riparazioni ma non il ‘confezionamento’ di abiti. Non si accettano: forni a microonde; tv o monitor a tubo catodico; oggetti ancora in garanzia (salvo esplicita richiesta da parte del proprietario).

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