Rigopiano, i familiari delle vittime dal Papa

Il pontefice li incontrerà il 25 gennaio. A un anno dalla tragedia, cerimonia a Farindola per ricordare le 29 persone scomparse. Fra loro anche Alessandro Riccetti di Terni

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Il 18 gennaio del 2017 una valanga travolse l’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), uccidendo 29 persone. Fra loro c’era anche il 33enne ternano Alessandro Riccetti, dipendente della struttura. Ad un anno esatto dalla tragedia – che ha portato all’apertura di un’inchiesta tutt’ora in corso – il Comitato vittime di Rigopiano, che riunisce superstiti e familiari degli scomparsi, ha messo in campo tutta una serie di iniziative per ricordare i propri cari e chiedere ancora una volta giustizia.

UNA ONLUS PER ALESSANDRO RICCETTI

Incontro con il Papa Giovedì 25 gennaio Papa Francesco incontrerà i familiari delle vittime di Rigopiano. A confermarlo è stato l’arcivescovo di Pescara, Tommaso Valentinetti, a margine delle celebrazioni a Farindola per ricordare le 29 persone scomparse in seguito al crollo dell’hotel. Il pontefice in quell’occasione celebrerà una messa nella chiesa di Santa Marta.

Il programma Giovedì mattina, dopo un momento di preghiera nel punto in cui sorgeva l’hotel dove sono stati deposti dei fiori, è partita la fiaccolata fino alla chiesa parrocchiale di Farindola dove l’arcivescovo ha celebrato la messa. Nel primo pomeriggio si è tenuta la commemorazione all’interno del palasport di Penne, base dei soccorritori durante quei giorni drammatici. L’arcivescovo Valentinetti ha benedetto le 29 piante di leccio messe a dimora nei pressi della Cittadella dello sport. Fra gli intervenuti, Pino Insegno che ha letto i nomi delle 29 vittime, accompagnati dallo scrosciante, toccante e commosso applauso dei presenti.

IL ‘MEMORIALE’ DEL CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO: «DEDICATO A VITTIME, FAMILIARI E SOCCORRITORI», VIDEO

Il ricordo del Cnsas Lo sforzo per cercare di salvare il maggior numero di vite umane fu immane da parte dei soccorritori. I superstiti furono undici e il Cnsas, il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, ha voluto dedicare un video ‘memoriale’ alle vittime della valanga, ai familiari e tutti gli uomini che, per otto giorni e otto notti, sono stati impegnati nella complessa operazione.

Il Comune di Terni a Farindola Così il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, a un anno dalla tragedia: «Oggi la presenza dell’assessore Corradi alla celebrazione di Farindola, a nome del Comune di Terni, serve a far sentire, alla famiglia di Alessandro, l’affetto della comunità. Vuole essere un messaggio di vicinanza e un sostegno concreto in ogni circostanza ad iniziare dalla ricerca di giustizia. In questo momento di immenso dolore, desidero esprimere il calore, la solidarietà e l’affetto ai suoi cari, non solo da parte dell’amministrazione comunale, ma di tutta la comunità ternana. Abbraccio personalmente la mamma, signora Antonella, i fratelli e tutta la famiglia di Alessandro, un bravo e dinamico ragazzo della nostra città. Un giovane di Terni che, nonostante lavorasse fuori, era rimasto fortemente attaccato alla sua famiglia e alla propria terra. Un ragazzo con tanta voglia di fare, di viaggiare, con competenze e conoscenze».

La Marini e Antonella Riccetti Nella mattinata anche la presidente della Regione ha voluto lanciare un messaggio – via facebook – di vicinanza alla mamma di Alessandro: «Oggi il mio pensiero va ad Antonella Riccetti, una mamma coraggiosa, forte, determinata, nel suo profondo dolore che sarà per sempre incolmabile per la perdita di suo figlio Alessandro. Ad Antonella il mio abbraccio e quello dell’Umbria, ad un anno da Rigopiano».

Matteo Moriconi, vice presidente Sasu

La testimonianza Sui drammatici momenti dell’emergenza e dei soccorsi, il vice presidente del Soccorso Alpino e Speleologico dell’Umbria ha scritto un proprio personale ricordo: «Erano giorni coincitati nelle zone terremotate, nevicava, anche parecchio, in Umbria la situazione era sotto controllo, i soliti interventi di routine ma ecco che dalla Protezione Civile Regionale arriva la chiamata: ‘Dovete intervenire, ci sono frazioni isolate, dobbiamo raggiungerle’.
Adesso l’emergenza non è più Castelluccio, oramai completamente svuotato, adesso ci sono le frazioni di Norcia. Ad Ancarano, Angriano, Forsivo, Cortigno, ci sono le case isolate, senza corrente elettrica e senza riscaldamento, e ci sono chilometri macinati sugli sci per fare prima, le tende che si piegano sotto il peso della neve, il vento che strappa i ricoveri temporanei, e c’è ancora gente da soccorrere, gente che non vuole abbandonare i propri animali e quel che resta della propria casa, e allora bisogna portare generi di prima necessità, bisogna trovargli un riparo e allora cediamo anche il nostro camper per alcuni giorni ad una famiglia in difficoltà.
Il 18 Gennaio stavamo chiudendo le ultime formalità, in Umbria la situazione era sotto controllo, le strade pulite e aveva smesso di nevicare, l’emergenza finita. Siamo oramai tutti molto stanchi e molto provati, da quel 24 agosto non abbiamo avuto più un attimo di respiro. Sono in strada verso Norcia quando arriva la notizia, sono le 10.23, una nuova scossa di terremoto, 5.3. Questa volta l’epicentro è in Abruzzo ma la zona è sempre quella, solo che adesso ci sono anche metri di neve, migliaia di persone isolate e senza corrente elettrica. Neanche il tempo di capire cosa sta succedendo e alle 11.14 arriva un’altra scossa, 5.4. Il telefono inizia a squillare ma al peggio non c’è mai fine: alle 11.25 un altro 5.3.
La gente vuole scappare, di nuovo ci chiamano i colleghi di Marche, Lazio e Abruzzo. Ci sono case da raggiungere, gente da evacuare. Servono tecnici. E questa volta inforchiamo gli sci, usiamo gli elicotteri, raggiungiamo come possiamo chi ha bisogno di aiuto. Bisogna stare attenti, gli edifici scricchiolano sotto il peso della neve e le scosse continuano, alle 14.33 una nuova scossa, un 5.1. La situazione è veramente complicata. La viabilità inesistente. Alle 21 mentre stavamo effettuando il recupero, insieme ai Carabinieri, di due turisti inglesi rimasti isolati a causa della neve nella frazione di Pescia di Norcia arriva la notizia: una valanga è caduta sull’hotel Rigopiano a Farindola, ci sono dispersi.
Neanche il tempo per il riposo e Guiducci, il nostro Capo si dirige subito in Abruzzo per supportare i nostri colleghi del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo, dove oltre ad esserci il problema dell’Hotel di Rigopiano a Farindola, nella Provincia di Teramo migliaia di famiglie sono isolate per la coltre di neve caduta e senza elettricità. Qualche ora a Teramo, giusto il tempo per dare una mano sul Coordinamento e si dirige subito a Penne.

E di nuovo arriva la chiamata, giovedì 19 gennaio, in tarda serata, vengo contattato dal mio presidente Guiducci, che mi chiede di intervenire all’Hotel di Rigopiano per supportarlo nelle operazioni di coordinamento dei Soccorsi. Con me decido di portare un tecnico, il mio amico Cristian Vento, sono molto stanco e di guidare in piena notte da solo non me la sento. È un viaggio lungo e difficile, la strada coperta di neve, a tratti impraticabile. All’alba voliamo già su Rigopiano, sotto di noi un deserto di neve. Nell’aria l’odore della morte.
Siamo gente di montagna, amiamo la montagna e amiamo la neve, la conosciamo e sappiamo che il pericolo non è finito, che può succedere ancora, che altre valanghe possono staccarsi sopra di noi. Ci muoviamo con gli sci, scaviamo per turni di 12 ore, isolati nel silenzio di Rigopiano.
A fine turno ci riportano a Penne. Il tempo di confrontarmi con Mauro sulle strategie da intraprendere il giorno successivo e ci riposiamo sui materassi che tante volte ci hanno protetto quando provavamo a scalare le pareti artificiali in palestra, abbandonati in un lato del Palazzetto dello Sport che per 7 giorni sarà la nostra casa. Sabato 20 gennaio decidiamo di far partire anche tecnici del Soccorso Alpino dell’Umbria. Sul posto squadre di soccorritori del Soccorso Alpino e Speleologico provenienti da tutta Italia, in supporto dei nostri colleghi Abruzzesi.

Spaliamo e quando estrai le prime persone vive dimentichi tutto, la fatica, la fame, il freddo. Spaliamo e spostiamo macerie per 7 giorni, finché anche l’ultima vittima non è stata estratta.
Il 23 Gennaio, poco prima delle 11, ero in mezzo alla valanga dell’Hotel di Rigopiano quando è arrivata la chiamata che mai avrei voluto ricevere, un elicottero del 118 è sparito subito dopo essersi alzato in volo da Campo Felice dove aveva recuperato un ferito su una pista da sci. A bordo 6 persone, soccorritori di Rigopiano, tecnici del CNSAS. Non c’è più niente da fare. La tragedia nella tragedia. Da terra, con gli sci, con due gatti della nevi, i nostri tecnici recuperano i nostri colleghi, amici e compagni. Intanto a Rigopiano si continua a scavare, le speranze oramai sono ridotte al minimo, dobbiamo estraniarci da tutto e continuare a scavare finché anche l’ultima vittima non sarà estratta.
Il 26 Gennaio è ufficialmente chiusa anche l’emergenza Rigopiano, giusto il tempo di dare l’ultimo saluto ai nostri colleghi e torniamo a casa. Stavolta tornare alla normalità è molto più difficile, anche se non c’è mai fine al peggio… Lunedì 30 gennaio arriva l’ennesimo colpo per la nostra Struttura, Andrea Pietrolongo, amico e collega del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo, viene stroncato da un infarto mentre si trovava nella propria abitazione. Un’altra doccia gelata, la sensazione è che qualcuno c’è l’ha con noi».

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