Risarcimento Raggi: ‘elemosina’ di Stato

Terni, 21.600 euro ai familiari del 27enne ternano ucciso da un pregiudicato clandestino in piazza dell’Olmo. Lo ha deciso il tribunale di Roma

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Sceglie di attenersi a tabelle e ‘tariffari’, senza rilevare responsabilità specifiche sulla mancata espulsione (nonostante l’omicida fosse clandestino) e sulla mancata carcerazione (nonostante dovesse scontare 7 anni e 6 mesi di reclusione), la seconda sezione civile del tribunale di Roma nel decidere sull’indennizzo in favore dei familiari di David Raggi, il 27enne ternano ucciso la sera del 12 marzo del 2015 in piazza dell’Olmo, a Terni, da Amine Aassoul, condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione e attualmente in carcere a Spoleto.

MARZO 2015, L’OMICIDIO DI DAVID RAGGI IN PIAZZA DELL’OLMO

21.600 euro

Il giudice Sacco ha infatti stabilito la liquidazione, da parte della presidenza del consiglio dei ministri, dei ‘canonici’ 7.200 euro per ciascuno dei familiari – il padre Walter, la madre Bruna e il fratello Diego – che, assistiti dall’avvocato Massimo Proietti, avevano fatto causa allo Stato (presidenza del consiglio e ministeri della giustizia e dell’interno). Laconico il commento del padre Walter riportato dal legale: «Ad un mio amico a cui hanno ucciso un cane da caccia, hanno liquidato 11 mila euro. Basta questo».

21.600 EURO ALLA FAMIGLIA RAGGI: PARLA L’AVVOCATO PROIETTI – VIDEO

La diatriba

Va detto che quello stabilito non è il ‘risarcimento’ legato all’omicidio – già sancito dai tribunali a carico del 33enne del Marocco, comunque nullatenente – bensì l’indennizzo legato alla commissione di reati particolarmente efferati, sulla base della direttiva europea 80 del 2004 poi recepita in Italia attraverso la legge 122 del 2006. Una legge su cui sia la stessa sezione del tribunale civile di Roma, che ha poi deciso su Raggi, che la Suprema Corte di Cassazione – che ha recentemente chiesto un parere alla Corte europea – hanno posto dubbi di legittimità. Che per il giudice che ha fissato il risarcimento di 21.600 euro, evidentemente non esistono avendone disposto la piena applicazione (le cifre tabellari degli indennizzi sono contenute proprio in quella legge).

OMICIDIO RAGGI: «AMINE AASSOUL SAPEVA DI UCCIDERE»

Le motivazioni

Ma cosa dice il tribunale di Roma (la sentenza è dello scorso 7 marzo) in ordine alla mancata espulsione ed al mancato arresto di Amine Aaassoul? Per la prima, il 33enne marocchino non poteva essere espulso «perché convivente con la madre che, nel frattempo, aveva acquisito la nazionalità italiana». Circa il fatto che fosse a piede libero, invece, la seconda sezione civile del tribunale di Roma non rileva responsabilità a carico del ministero dell’Interno e ‘suggerisce’ ai familiari di David Raggi di citare la presidenza del consiglio dei ministri presso la corte d’appello di competenza. Un guazzabuglio che ora l’avvocato Proietti punta a dirimere a ‘colpi’ di ricorsi: sicuramente in Corte d’appello, probabilmente di fronte alla Corte Costituzionale. Anche se il giudizio ‘pesante’, ai fini della vicenda, potrebbe essere quello della Corte Europea interpellata, come detto, dalla Cassazione.

LA CONDANNA DEFINITIVA A TRENT’ANNI

Quarto anniversario ancora più triste

Da valutare anche gli effetti ‘a cascata’ che la decisione del tribunale di Roma potrà avere su vicende tristemente analoghe a quelle di David Raggi: Massimo Proietti, da avvocato e figura riferimento dell’Unavi, ne segue diverse. «Difficile trovare le parole per commentare una decisione del genere – osserva il legale -. Un altro colpo per chi ha dovuto sopportare la perdita di un figlio, di un fratello. Di certo c’è che non molleremo». E il fatto che martedì sia il quarto anniversario della morte di David, rende il tutto ancora più avvilente.

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