Rossi: «Passo indietro per farne due avanti»

L’ex senatore Pd sul futuro politico ed economico del territorio: «Serve ‘radicalismo di centro’. Terni punti su manifattura evoluta. Dialogo con chi ha questa prospettiva»

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di Gianluca Rossi – Pd Terni

Voglio dare un semplicemente contributo, che contiene anche elementi di autocritica. Il voto del 4 marzo scorso, infatti, ci impone riflessioni non ordinarie.

La gravissima crisi economica e sociale che intere generazioni non avevano nemmeno immaginato di dover vivere, con l’avanzare di nuove forme di povertà, associata alla crisi di rappresentanza dei cosiddetti ‘corpi intermedi’ non più riconosciuti, come i partiti, utili per il destino della maggior parte dei lavoratori e delle imprese, amplifica questo quadro e determina un nuovo orizzonte della rappresentanza e della tutela, individuale e collettiva, di interessi intorno ai quali la società si riorganizza in forme che spiazzano i partiti tradizionali.

Si è prodotto uno scollamento tra comunità e politica, fino alla totale ininfluenza di quest’ultima rispetto ai bisogni reali della prima che, infatti, non la riconosce utile e spesso la riconosce come dannosa, pur essendo il soggetto che la guida istituzionalmente.

Questo è il brodo di coltura dei cosiddetti populismi. Da qui dovrebbe partire la riflessione sul come ripensare un ‘nuovo campo’ di forze democratiche, progressiste e europeiste, animato non da moderatismo ma da una ‘nuova radicalità di centro’, per dirla come alcuni opinionisti statunitensi. Va ricostruito un metodo di lavoro e una visione sul futuro, avendo il coraggio di andare oltre noi stessi e oltre un modello organizzativo che non rappresenta più le istanze della società.

Le tornate elettorali in Umbria dal 2014 ad oggi, drammatiche per effetti e rischi, sono un esempio emblematico di tutto ciò. Quattro anni persi invano.

Nella nostra regione vedo, inoltre, un limite, che in questi ultimi due decenni non abbiamo saputo affrontare. Il divario strutturale tra la capacità del sistema regionale di generare capitale umano qualificato e il suo assorbimento nel sistema economico complessivo. Ciò ha determinato nuove fragilità, crescenti diseguaglianze economiche, divari di opportunità individuali e territoriali. Non c’è sviluppo inclusivo, intelligente e sostenibile, senza la contemporanea crescita delle condizioni economiche (in termini di produzione, competitività, innovazione), sociali (in termini di diritti ed equità, libertà sostanziale, realizzazione delle aspettative della persona) e ambientali (prodotti e processi di lavorazione compatibili con la salute delle persone e degli ecosistemi locali).

Per recuperare tutto ciò, la politica deve saper scommettere su progetti per la crescita, finalizzati ad un protagonismo dei sistemi urbani. Il territorio, genericamente inteso, è un concetto superato. Stessa cosa vale per la dimensione geografica regionale.

Va scelta la strada delle politiche industriali relative all’economia delle città. È in esse che si concentra la maggior parte della popolazione mondiale (oltre i 2/3 di quella europea) ed hanno un ruolo fondamentale come motore dell’economia, sono luoghi di connettività, creatività e innovazione, luoghi di sapere e di conoscenza scientifica e tecnologica, centri di servizi che rappresentano, per le imprese, il mercato più importante per i prodotti e servizi più innovativi. Sono inoltre i nodi della rete dei trasporti su scala regionale, nazionale ed europea e richiedono, pertanto, una maggiore infrastrutturazione con piastre di interscambio tra le diverse reti di trasporto; ed è nelle città che si sviluppano i servizi alla persona e alle imprese più moderni e i settori più innovativi che possono fare da traino alla riconversione dell’economia italiana ed europea verso settori a maggiore produttività e redditività.

Terni, recuperando ritardi ed errori, deve divenire un modello di riferimento per questo target di città medio-piccole, su scala europea, favorendo e stimolando la nascita di una nuova generazione di imprese legate ad una manifattura innovativa e di qualità.

Serve inoltre un cambio di passo per una città che sappia diventare un distretto culturale evoluto della contemporaneità che, sulla scorta di percorsi già intrapresi da altre città europee ed americane, può rivelarsi il volano di sviluppo decisivo di un territorio come il nostro.

Bisogna saper essere protagonisti di questa ‘ripartenza’, dialogando con quelle forze e singole persone che hanno a cuore e condividono questa prospettiva, facendo un passo indietro per farne fare due in avanti alla nostra città.

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