San Gemini: «A rischio l’area di Sant’Egidio»

Terni, un comitato chiede di «verificare i lavori di ristrutturazione edilizia sull’area dell’ex chiesa, con la cementificazione in un’area sottoposta vincolo»

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La soprintendente per archeologia, belle arti e paesaggio dell’Umbria Marica Mercalli; il coordinatore direttore dell’area patrimonio archeologico della soprintendenza, l’architetto Spartaco Capannelli; l’assessore regionale alle politiche del paesaggio e programmazione urbanistica Fernanda Cecchini e il sindaco di San Gemini, Leonardo Grimani. Sono stati avvertiti tutti

L’allarme Perché c’è chi, nel comune ternano e non solo, è preoccupato per i lavori di ristrutturazione edilizia in corso d’opera sull’area dell’ex chiesa di Sant’Egidio e allora ecco la richiesta: «Controllate ed evitate che ci siano danni per un’area sottoposta a vincolo». Sono parecchie le persone – residenti della zona – che si sono unite per chiedere, in sostanza, di effettuare verifiche.

I dubbi L’area coinvolta si trova in via della Rocca e riguarda l’area che integra il complesso del palazzo Calori, ex monastero di Santa Caterina. I componenti del ‘Comitato a difesa dell’area ex chiesa di Sant’Egidio’ sottolineano il fatto di essere «estremamente preoccupati per la cementificazione in un’area sottoposta vincolo con decreto marzo 1959 e ai sensi del decreto legislativo numero 42 del gennaio 2004. Il vincolo diretto su tutto il complesso è stato dal Ministero dei beni culturali con data 7 novembre 1991, ai sensi della legge per la tutela dei beni culturali e paesaggistici. Avendo appurato – si legge nella richiesta inviata – che i lavori procedono sollecitamente, con operazioni di scavi e palificazioni, in assenza di verifiche e di tutela da parte della soprintendenza già richieste nei mesi scorsi, si chiede al più presto che gli enti preposti intervengano ognuno per le proprie competenze al fine di evitare ogni ulteriore danno alle vestigia sepolte».

Il tentativo A capo del comitato c’è l’ex vice sindaco – nonché assessore – del Comune di San Gemini, Ivo Carducci: «Noi non diciamo – specifica – che lì non si possa fare nulla, ma solo che, visto che ci sono le mura castellane, prima di fare queste palificazioni occorrerebbe fare un’indagine dal punto di vista archeologico. Chiediamo un intervento di verifica da parte della soprintendenza, come ci era stato detto dall’architetto Capannelli. Sotto la chiesa potrebbe esserci un mitreo di origine romana, ricordo che la chiesa di Sant’Egidio risaliva al ‘700».

Niente certezze Per ora la faccenda resta avvolta nel mistero. Fatto sta che, aggiunge un altro esponente del comitato, «che la cosa che ci fa più arrabbiare è la ‘chiusura’ del proprietario; sì, gli va dato atto di aver fatto un’opera notevole come il museo Calori, tuttavia su tale questione non c’è apertura. Qualche danno crediamo sia stato già fatto, chiediamo solo di vedere cosa c’è lì sotto e poi, eventualmente agire. Già diverse perforazioni sono state portate a termine».

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